QUI
CREMONA – ottocentoventisette
Il cancro colpisce anche i ragazzi,
per fortuna raramente, e L’Intruso Gilberto Bazoli ne scrive per il
blog del sindaco “Cremona si può Lab”. A me legger storie
così vengono i brividi, più ancora che per il mio cancro personale,
io sono vecchio……..
—Gilberto
Bazoli racconta la storia di Iris Zanicotti, cremonese 16enne,
nuotatrice, studentessa del Liceo artistico Stradivari, ricoverata
per 6 mesi agli Spedali civili di Brescia. Insignita del Premio bontà
intitolato a Lidia Bittanti.
“L’équipe
mi contatta per dirmi che c’è una paziente ‘difficile’. Metto
la mascherina, sanifico le mani e apro la porta della sua stanza:
giace nel letto senza forze, senza capelli e lo sguardo vuoto. Mi
siedo vicino a lei: è questo il momento in cui è nata la nostra
collaborazione”. Linda
Peli,
chinesiologo clinico, ricorda così il suo primo incontro con Iris
Zanicotti,
16 anni, cremonese, studentessa del Liceo artistico Stradivari
(indirizzo figurativo), ricoverata per 6 mesi nel reparto di
Oncoematologia pediatrica degli Spedali civili di Brescia. È a
questa giovane appassionata di disegno capace di dispensare grandi
dosi di bene con la naturalezza dei piccoli gesti quotidiani che sono
stati assegnati i mille euro del Premio bontà intitolato a Lidia
Bittanti. Motivazione: ‘Per
l’attenzione all’altro, per la forza e il coraggio mostrati, per
la capacità di costruire relazioni positive nei giorni di gioia e di
sofferenza’. Iris
praticava nuoto agonistico per la Baldesio, era una specialista del
dorso. “Si
allenava tutti i giorni, 2-3 ore al giorno. È attraverso lo sport
che abbiamo scoperto la malattia perché non respirava bene. Tutto in
un colpo il suo corpo si è fermato e il mondo ci è crollato
addosso”,
racconta la madre, Barbara
Sammarco.
Poi gli esami, la diagnosi, le prime cure. “Cure
pesanti, che hanno tanti effetti collaterali, ti distruggono e le
hanno fatto perdere tutta la sua muscolatura, Piano piano, è
riuscita a tirarsi su, a rifiorire”,
aggiunge la mamma. “Iris
era fortemente debilitata, bisognava ripartire da zero: l’esercizio
consisteva nella sincronizzazione del respiro e riuscire ad alzarsi
dal letto. Iris, grazie alla sua esperienza di fatica e di obiettivi
nel nuoto, ha potuto affrontare il percorso della malattia con un
corpo e una mente da sportivo”,
dice la dottoressa Peli, l”allenatrice’ del reparto, che l’ha
segnalata per il riconoscimento. “Non
l’ho fatto per questo ma perché, durante le cure, proprio per il
suo carattere forte ed estroverso ha saputo essere da esempio anche
per altri ragazzi. Perché la sua forza di rimettersi in piedi, oltre
a portarle beneficio, ha innescato un effetto domino positivo negli
altri, e non solo nei pazienti”.
Lei,
Iris, si schermisce. “Non
sapevo di essere stata proposta per il premio e, quindi, non mi
aspettavo di riceverlo. Per me dare una mano è normale, non ho fatto
nulla di speciale, Andavo nelle stanze degli altri ricoverati,
persone dai 6 ai 18 anni, per mostrare che era possibile riprendersi,
scendere dal letto, farcela. Io ne ero la prova. In particolare,
ricordo una ragazza, era molto giù sia dal punto di vista
psicologico che fisico: le facevo visita perché, vedendomi, le si
accendesse la speranza”. Uno
stimolo, Iris, lo è stato anche quando è terminata la fase più
delicata delle cure ed è cominciata quella successiva,
caratterizzata da momenti sportivi finalizzati a riabilitare
completamente il fisico di quei giovani malati. “La
scorsa estate è stata organizzata, sul lago di Garda, una gara di
triathlon suddivisa in tre specialità: nuoto, bici e corsa. Ho fatto
bici e corsa. Se non stai bene non ti viene voglia di partecipare e
io ho cercato di incitare gli altri ragazzi a seguire il mio
esempio”. Iris
è rimasta in ospedale dal maggio al dicembre 2019. È tornata a casa
ed è rientrata a scuola, ma solo per una manciata di giorni perché
è scattato il primo lockdown. “E
così la nostra clausura è andata avanti, a Brescia stavamo con lei
anche di notte. E’ immunodepressa, deve stare più attenta degli
altri al Covid. Deve seguire una chemioterapia per bocca e sottoporsi
ogni settimana al prelievo del sangue”,
dice la madre. La figlia è uscita dal tunnel ma non si è
dimenticata dei giovani conosciuti durante la malattia e non ancora
guariti: va a trovarli, lascia loro un pensiero, un messaggio.
“L’ultima
volta che sono tornata in ospedale ho portato un biglietto a una
ragazza ricoverata da tanto tempo, un biglietto con cui le davo dei
consigli su come far trascorrere le giornate. Se sono riuscita a
trasmettere un po’ di gioia e, soprattutto, di speranza, sono
felice di averlo fatto”. Dovrà
continuare le cure per alcuni mesi, sino al maggio 2021. Per una
questione batterica non può, almeno per ora, nuotare, ma ha le idee
chiare: “Il
mio prossimo obiettivo è riprendere a farlo”. Nella
lettera di segnalazione alla commissione Lidia Bittanti, la
dottoressa Peli scrive: “Iris,
in maniera pura, semplice e naturale con il suo esempio e alcuni
piccoli gesti sostiene altri ragazzi che stanno affrontando il
percorso di cura nel reparto di Oncologia pediatrica. Tutti noi siamo
emozioni, battaglie, ferite, scoperte, pianti e sorrisi. Ognuno ha
una storia, qualcuno, però, ha più storia di altri. Anche se ha
solo 16 anni, E allora diventa un supereroe, non perché abbia più
poteri degli altri ma perché ha saputo creare, rinnovare e
utilizzare la sua forza. A Iris, alla sua storia, alla sua famiglia”.
Francoforte 26 11 2020 www.flaminiocozzaglio.info
flcozzaglio@gmail.com