Nov 26 2020

qui cremona-ottocentoventisette 26 11 2020

Published by at 6:44 pm under Pubblica Amm.ne

QUI CREMONA – ottocentoventisette Il cancro colpisce anche i ragazzi, per fortuna raramente, e L’Intruso Gilberto Bazoli ne scrive per il blog del sindaco “Cremona si può Lab”. A me legger storie così vengono i brividi, più ancora che per il mio cancro personale, io sono vecchio…….. —Gilberto Bazoli racconta la storia di Iris Zanicotti, cremonese 16enne, nuotatrice, studentessa del Liceo artistico Stradivari, ricoverata per 6 mesi agli Spedali civili di Brescia. Insignita del Premio bontà intitolato a Lidia Bittanti. “L’équipe mi contatta per dirmi che c’è una paziente ‘difficile’. Metto la mascherina, sanifico le mani e apro la porta della sua stanza: giace nel letto senza forze, senza capelli e lo sguardo vuoto. Mi siedo vicino a lei: è questo il momento in cui è nata la nostra collaborazione”. Linda Peli, chinesiologo clinico, ricorda così il suo primo incontro con Iris Zanicotti, 16 anni, cremonese, studentessa del Liceo artistico Stradivari (indirizzo figurativo), ricoverata per 6 mesi nel reparto di Oncoematologia pediatrica degli Spedali civili di Brescia. È a questa giovane appassionata di disegno capace di dispensare grandi dosi di bene con la naturalezza dei piccoli gesti quotidiani che sono stati assegnati i mille euro del Premio bontà intitolato a Lidia Bittanti. Motivazione: ‘Per l’attenzione all’altro, per la forza e il coraggio mostrati, per la capacità di costruire relazioni positive nei giorni di gioia e di sofferenza’. Iris praticava nuoto agonistico per la Baldesio, era una specialista del dorso. “Si allenava tutti i giorni, 2-3 ore al giorno. È attraverso lo sport che abbiamo scoperto la malattia perché non respirava bene. Tutto in un colpo il suo corpo si è fermato e il mondo ci è crollato addosso”, racconta la madre, Barbara Sammarco. Poi gli esami, la diagnosi, le prime cure. “Cure pesanti, che hanno tanti effetti collaterali, ti distruggono e le hanno fatto perdere tutta la sua muscolatura, Piano piano, è riuscita a tirarsi su, a rifiorire”, aggiunge la mamma. “Iris era fortemente debilitata, bisognava ripartire da zero: l’esercizio consisteva nella sincronizzazione del respiro e riuscire ad alzarsi dal letto. Iris, grazie alla sua esperienza di fatica e di obiettivi nel nuoto, ha potuto affrontare il percorso della malattia con un corpo e una mente da sportivo”, dice la dottoressa Peli, l”allenatrice’ del reparto, che l’ha segnalata per il riconoscimento. “Non l’ho fatto per questo ma perché, durante le cure, proprio per il suo carattere forte ed estroverso ha saputo essere da esempio anche per altri ragazzi. Perché la sua forza di rimettersi in piedi, oltre a portarle beneficio, ha innescato un effetto domino positivo negli altri, e non solo nei pazienti”. Lei, Iris, si schermisce. “Non sapevo di essere stata proposta per il premio e, quindi, non mi aspettavo di riceverlo. Per me dare una mano è normale, non ho fatto nulla di speciale, Andavo nelle stanze degli altri ricoverati, persone dai 6 ai 18 anni, per mostrare che era possibile riprendersi, scendere dal letto, farcela. Io ne ero la prova. In particolare, ricordo una ragazza, era molto giù sia dal punto di vista psicologico che fisico: le facevo visita perché, vedendomi, le si accendesse la speranza”. Uno stimolo, Iris, lo è stato anche quando è terminata la fase più delicata delle cure ed è cominciata quella successiva, caratterizzata da momenti sportivi finalizzati a riabilitare completamente il fisico di quei giovani malati. “La scorsa estate è stata organizzata, sul lago di Garda, una gara di triathlon suddivisa in tre specialità: nuoto, bici e corsa. Ho fatto bici e corsa. Se non stai bene non ti viene voglia di partecipare e io ho cercato di incitare gli altri ragazzi a seguire il mio esempio”. Iris è rimasta in ospedale dal maggio al dicembre 2019. È tornata a casa ed è rientrata a scuola, ma solo per una manciata di giorni perché è scattato il primo lockdown. “E così la nostra clausura è andata avanti, a Brescia stavamo con lei anche di notte. E’ immunodepressa, deve stare più attenta degli altri al Covid. Deve seguire una chemioterapia per bocca e sottoporsi ogni settimana al prelievo del sangue”, dice la madre. La figlia è uscita dal tunnel ma non si è dimenticata dei giovani conosciuti durante la malattia e non ancora guariti: va a trovarli, lascia loro un pensiero, un messaggio. “L’ultima volta che sono tornata in ospedale ho portato un biglietto a una ragazza ricoverata da tanto tempo, un biglietto con cui le davo dei consigli su come far trascorrere le giornate. Se sono riuscita a trasmettere un po’ di gioia e, soprattutto, di speranza, sono felice di averlo fatto”. Dovrà continuare le cure per alcuni mesi, sino al maggio 2021. Per una questione batterica non può, almeno per ora, nuotare, ma ha le idee chiare: “Il mio prossimo obiettivo è riprendere a farlo”. Nella lettera di segnalazione alla commissione Lidia Bittanti, la dottoressa Peli scrive: “Iris, in maniera pura, semplice e naturale con il suo esempio e alcuni piccoli gesti sostiene altri ragazzi che stanno affrontando il percorso di cura nel reparto di Oncologia pediatrica. Tutti noi siamo emozioni, battaglie, ferite, scoperte, pianti e sorrisi. Ognuno ha una storia, qualcuno, però, ha più storia di altri. Anche se ha solo 16 anni, E allora diventa un supereroe, non perché abbia più poteri degli altri ma perché ha saputo creare, rinnovare e utilizzare la sua forza. A Iris, alla sua storia, alla sua famiglia”.

Francoforte 26 11 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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