Archive for Novembre, 2020

Nov 28 2020

una delle tante prove 28 11 2020

Published by under Pubblica Amm.ne

UNA DELLE TANTE PROVE

che Palamara aveva ragione, il Sistema non l’ha inventato lui, e lo conferma Domani, il nuovo quotidiano di De Benedetti Carlo.

—La presidente del Senato avrebbe «piazzato» alla guida del tribunale di Latina Caterina Chiaravalloti, figlia dell’ex governatore berlusconiano della Calabria. E sarebbe intervenuta anche nella promozione di Capristo.

Francoforte 28 11 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

No responses yet

Nov 28 2020

l’ultimo sondaggio 28 11 2020

Published by under Pubblica Amm.ne

L’ULTIMO SONDAGGIO

del Giornale di famiglia:

—Le intenzioni di voto confermano la Lega al primo posto con il 25,5%, in aumento dell’1%. Seguono Pd, con il 20,6%, e Fratelli d’Italia (15,5%). Il partito guidato da Giorgia Meloni ha scavalcato il Movimento 5 Stelle, inchiodato al 15% e in calo dello 0,9%. Stabile Forza Italia, che consolida la sua posizione. Il centrodestra unito ottiene il 49% delle preferenze, in aumento dello 0,7%, mentre sinistra e centrosinistra si attestano al 33,5%. Le quattro forze che sostengono la maggioranza, invece, arrivano al 41,6%.

Francoforte 28 11 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

No responses yet

Nov 28 2020

gli accostamenti 28 11 2020

Published by under Pubblica Amm.ne

GLI ACCOSTAMENTI

che non si devono fare, scrive il Fatto Quotidiano, pena la querela.

—Il mondo è strano e oggi scopriamo che esiste il conflitto d’interessi a scoppio ritardato. Il ruolo della Casaleggio Associati torna sotto accusa. A sollevare il caso è stato Il Riformista, che ha rivelato i soldi versati dalla Philip Morris alla società di Davide Casaleggio. Un contratto di consulenza, firmato nel 2017, per un totale di 2,4 milioni, accostato dal giornale a un intervento del governo Conte-1 a favore delle sigarette a tabacco riscaldato, di cui il colosso è maggior produttore con la sua Iqos. La notizia è stata ripresa da altri giornali. L’opposizione attacca, da Giorgia Meloni a Forza Italia. Anche Nicola Fratoianni (Si) chiede chiarimenti. Casaleggio annuncia querele per gli accostamenti.

Francoforte 28 11 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

No responses yet

Nov 28 2020

tutto è possibile 28 11 2020

Published by under Pubblica Amm.ne

TUTTO E’ POSSIBILE Titolo di Lercio, lo sporco che a volte passa notizione! —Crisi si aggrava: Conte firma un Dpcm che prolunga il 2020 di altri 3 mesi

Francoforte 28 11 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

No responses yet

Nov 28 2020

l’avvocato non è il medico 28 11 2020

Published by under Pubblica Amm.ne

L’AVVOCATO NON E’ IL MEDICO

che ha l’obbligo di assistere il malato, ma il processo senza avvocati non esiste, per motivi che non ha senso spiegare; dal Dubbio.

—Il diritto alla difesa vale per tutti, anche per il peggiore dei criminali. E l’avvocato mai va identificato con i reati commessi dai clienti: è una figura indispensabile per garantire un processo giusto ed equo. Un principio di diritto, sancito dalla Costituzione, che ancora una volta tocca proprio a loro, gli avvocati, ribadire. L’occasione arriva a seguito della scelta dell’avvocata Rosanna Rovere, già presidente dell’Ordine forense della provincia di Pordenone, di non accettare l’incarico della difesa del presunto omicida della compagna, a Roveredo in Piano. Una scelta – legittima – che riapre il dibattito pubblico sul ruolo dell’avvocatura. Un dibattito fagocitato da social e talk show, che restituiscono degenerazioni tali da distinguere gli avvocati in due categorie inesistenti: quelli buoni e quelli cattivi.

La cronaca degli ultimi mesi – e non solo – ha fornito una valanga di esempi di tali estremizzazioni. Come le minacce di morte agli avvocati che hanno assunto la difesa dei presunti assassini di Willy Monteiro, quelle al difensore del giovane accusato della morte di Eleonora Manta e Daniele De Santis o quello del presunto pusher che ha venduto la droga che ha ucciso i due ragazzini di Terni, Flavio e Gianluca. Storie di quotidiana barbarie, scritte sulla base di un unico copione: chi difende un assassino, un pedofilo o uno spacciatore merita di soffrire. E di fare, possibilmente, la stessa fine dei propri clienti. Una visione contorta contro la quale l’avvocatura è costretta, ancora una volta, a schierarsi con fermezza.

Francoforte 28 11 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

No responses yet

Nov 28 2020

ce l’han fatta! 28 11 2020

Published by under Pubblica Amm.ne

CE L’HAN FATTA! L’Avvenire annuncia il quasi miracolo…. —Dopo tre settimane di stallo, di frizioni e di candidature bruciate o durate solo il tempo di esaminarle, alla fine il governo ha individuato il nuovo commissario “ad acta ” per l’attuazione del Piano di rientro dai disavanzi del servizio sanitario della Calabria. Si tratta del prefetto in quiescenza Guido Nicola Longo. La riunione del Cdm è stata un incontro-lampo, durato solo il tempo della nomina. Con un tweet, il premier Giuseppe Conte lo definisce “un uomo delle istituzioni, che ha già operato in Calabria, sempre a difesa della legalità”. Il suo nome è approdato sul tavolo del Cdm dopo che era stato scartato l’ennesimo papabile, ossia Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, che per accettare l’incarico aveva chiesto alcuni poteri aggiuntivi, che tuttavia l’esecutivo non ha ritenuto di accordare. Già prefetto di Vibo Valentia, Guido Longo proviene dai ranghi della Polizia di Stato. Investigatore di rango, “uno sbirro vecchia maniera” come ama definirsi, è stato questore di Caserta e a Palermo, dove era già stato poliziotto in prima linea negli anni Ottanta e Novanta a Palermo, alla squadra mobile, durante la stagione di sangue innescata dai boss corleonesi Totò Riina e Bernardo Provenzano, e alla Dia dove ha indagato sull’attentato a Giovanni Falcone.

Francoforte 28 11 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

No responses yet

Nov 28 2020

l’olivo 28 11 2020

Published by under Pubblica Amm.ne

NOTIZIE DA CAMPAGNA AMICA

Giornata internazionale olivo, l’albero millenario

Una delle piante arboree da frutto più diffuse al mondo, la sua origine risale a più di 6.000 anni fa e affonda le proprie radici nella storia stessa dell’umanità, intrecciandosi con i racconti popolari, la mitologia, la poesia e la religione.

La Giornata Internazionale dell’olivo, proclamata dal Consiglio Esecutivo dell’UNESCO, ha l’obiettivo di proteggere e conservare questo albero millenario e di promuovere al tempo stesso i valori universali che uniscono esseri umani e culture.

L’olivo infatti è una delle piante arboree da frutto più diffuse al mondo e con una storia molto antica. La sua origine, nell’area del Mediterraneo, risale infatti a più di seimila anni fa e affonda le proprie radici nella storia stessa dell’umanità, intrecciandosi con i racconti popolari, la mitologia, la poesia e la religione.

Per i Greci l’olivo era la pianta sacra ad Atena, che l’aveva donata agli uomini. Omero ci racconta come Ulisse avesse costruito il talamo nuziale con il legno d’olivo, mentre uomini e cavalli delle saghe omeriche traevano forza dall’effetto balsamico dell’olio. Ai Fenici si deve l’arrivo dell’olivicoltura nell’Italia centrale mentre i Romani ne permisero la massima diffusione grazie all’abitudine di piantare ulivi, viti e grano ogni volta che le legioni si stabilivano in un territorio. Per gli Ebrei l’olivo era simbolo della giustizia e della sapienza, per i Cristiani rappresenta la rigenerazione e la riconciliazione.

L’olivo è da sempre considerato una pianta sacra e preziosa, anche per l’olio che si ricava dal suo frutto. Per tutte le popolazioni mediterranee l’olio aveva un grande valore tanto che veniva esportato e considerato moneta sonante negli scambi commerciali. I romani avevano addirittura istituito la figura dei negotiares oleari, degli agenti di cambio le cui contrattazioni avvenivano nell’arca olearia, una vera e propria borsa specializzata in compravendita dell’olio. Fin dall’antichità l’olio era apprezzato per le sue molteplici proprietà: è nutrimento, è fonte di luce, dà bellezza, allena per la lotta e dona vigore, è segno di dignità e responsabilità per re e sacerdoti, strumento della forza che viene da Dio nella tradizione cristiana.

Oggi l’olivo si estende in tutti i continenti e contribuisce allo sviluppo economico e sociale di numerosissimi paesi, contribuendo alla conservazione delle risorse naturali. La sua coltivazione svolge un ruolo fondamentale nell’aiutare le popolazioni locali a radicarsi nelle loro regioni, costituisce una barriera contro la desertificazione, protegge dall’erosione. Inoltre l’olivo contribuisce alla lotta al riscaldamento globale grazie alla capacità di fissare in maniera molto efficiente la CO2 dell’atmosfera, catturandone più di quanto ne emette durante l’intero ciclo di coltivazione e di produzione dell’olio. Infine, tra le loro chiome, i loro tronchi nodosi e ricchi di cavità, le loro imponenti radici, trovano rifugio e sostentamento una grande varietà di specie animali e ciò rende l’olivo un vero e proprio serbatoio di biodiversità per le specie animali e vegetali.

Olivo, 250 milioni di piante da salvare

Questa giornata, proclamata dall’Unesco in tutto il mondo e in Italia, è un intento per tutelare un patrimonio di 250 milioni di piante anche monumentali decimato dall’avanzare della Xylella e dalla crisi provocata dalla chiusura di ristoranti e agriturismi dove le vendite si sono praticamente dimezzate. È quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare il ruolo economico, ambientale, culturale e salutistico della produzione dell’olio di oliva, colonna della dieta mediterranea.

Un patrimonio minacciato dai cambiamenti climatici, delle oscillazioni produttive e dell’emergenza Xylella, con l’Italia che quest’anno ha detto addio a quasi una bottiglia di olio extravergine Made in Italy su tre con il crollo del 30% della nuova produzione nazionale che dovrebbe attestarsi attorno a 255 milioni di chili, secondo l’analisi di Coldiretti sulla base delle previsionale Ismea e Unaprol. A condizionare la raccolta 2020 è stato soprattutto l’andamento in Puglia, Calabria e Sicilia che fanno registrare contrazioni rispettivamente del 43%, 38% e 15%. Al Centro Nord si rilevano, invece, incrementi del 31% in Toscana, 8% nel Lazio, 70% in Umbria e del 100% in Liguria, dopo gli scarsi livelli dello scorso anno. In generale, comunque, ci si attende in tutta la Penisola un olio di elevata qualità grazie all’ottima fioritura, a condizioni meteo non avverse e ai limitati attacchi della mosca olearia.

L’andamento della raccolta è importante dal punto economico ed occupazionale per una filiera che conta oltre 400 mila aziende agricole specializzate in Italia ma anche il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp), il più vasto tesoro di biodiversità del mondo ora minacciato dall’emergenza Xylella che dal Salento sta risalendo pericolosamente a nord nella piana degli ulivi monumentali. L’Italia può contare su 533 varietà di olive contro le appena 70 degli spagnoli che hanno una produzione di massa quasi sei volte superiore.

A pesare quest’anno è anche la chiusura dei ristoranti che, in Italia e nel mondo, rappresentano un importante mercato di sbocco soprattutto per le produzioni di qualità Made in Italy anche se con la svolta salutista degli italiani a tavola spinta dall’emergenza sanitaria sono cresciuti in Italia del 9,5% i consumi familiari di extravergine di oliva, anche per effetto del maggior tempo trascorso in casa a cucinare, sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Ismea del primo semestre. A livello nazionale 9 famiglie su 10 consumano olio extravergine d’oliva tutti i giorni con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative.

Sul fronte del mercato, la minor produzione 2020 e la domanda delle famiglie sta spingendo in alto i listini con aumenti che riguardano anche gli oli Dop/Igp italiani. L’andamento dei prossimi mesi dipenderà come di consueto dalla situazione internazionale con la produzione mondiale stimata in linea a quella dello scorso anno ed i prezzi in Spagna, Grecia e Tunisi che mostrano tendenze al rialzo. La Spagna è di gran lunga il principale produttore mondiale seguito dall’Italia mentre sul podio al terzo posto si trova la Grecia.

L’Italia è il primo consumatore mondiale di olio di oliva con una media negli ultimi 5 anni di 504 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 483 milioni di chili e dagli Stati Uniti con ben 320 milioni di chili. A sostenere la domanda mondiale sono certamente gli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva provati da numerosi studi scientifici che hanno fatto impennare le richieste di quel segmento di popolazione che nel mondo è attento alla qualità della propria alimentazione.

Per le feste l’aumento record del 29,2% del commercio elettronico nel 2020 in prossimità del Natale spinge anche gli acquisti on line di extravergine ma è allarme per il rischio truffe secondo il rapporto dell’Istituto per la tutela della qualità e repressione frodi (Icrqf) che da febbraio a maggio 2020 nel periodo della prima ondata dell’emergenza Covid ha effettuato ben 558 interventi per la rimozione di inserzioni irregolari di prodotti alimentari sui siti Alibaba, Amazon e Ebay, con quasi la metà (45%) dei casi di irregolarità che hanno riguardato proprio l’olio di oliva.

Con l’82% degli italiani che con l’emergenza sugli scaffali cerca prodotti Made in Italy per sostenere l’economia e il lavoro del territorio, il consiglio della Coldiretti è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive.

Mentre online è meglio verificare anche l’identità del venditore privilegiando chi ha un legame diretto con la terra o appartiene ad una rete strutturata di agricoltori come Campagna Amica ma è importante anche assicurarsi che il prodotto in vendita sia realmente tipico della zona da cui proviene, magari stando attenti che il nome del prodotto non sia “storpiato” come spesso accade quando ci si trova davanti delle imitazioni delle più note specialità Made in Italy.

Un olio non vale un altro: fattori di qualità

La qualità dell’olio è influenzata da numerosi fattori presenti nell’intera filiera produttiva.

I primi fattori da considerare sono quelli agronomici, cioè tutti quegli aspetti legati all’oliveto e alla sua produzione come ad esempio l’ambiente pedo-climatico, il tipo di cultivar, il sistema di coltivazione, i metodi di raccolta del frutto.

La temperatura, ad esempio, influisce sulla composizione acida dell’olio, mentre la quantità di acqua disponibile incide sul quantitativo delle sostanze fenoliche. Entrambi questi parametri influenzano le caratteristiche organolettiche del prodotto finale.

Rispetto alle cultivar, la produzione olivicola nazionale è caratterizzata da un’ampia diversità varietale, spesso identificate anche attraverso la delimitazione di un’area di coltivazione che permette di valorizzare l’unicità del prodotto attraverso la denominazione DOP o IGP.

Il momento della raccolta del frutto dipende dalla latitudine, dall’andamento climatico dell’anno e dalle varietà presenti: più il clima è caldo più verrà anticipata la maturazione, la lavorazione e l’immissione sul mercato. In generale, indipendentemente dalla zona di coltivazione, una raccolta precoce del frutto porta generalmente alla produzione di un olio dalle caratteristiche organolettiche più marcate e ad una più spiccata caratteristica di amaro e piccante dovuta al più alto contenuto di fenoli.

La qualità dell’olio è poi fortemente condizionata anche dallo stato di integrità delle olive, pertanto la scelta del sistema di raccolta risulta di estrema importanza. La tradizionale raccolta manuale, per brucatura o pettinatura, con l’ausilio di appositi strumenti come rastrelli o pettini, garantisce meglio una buona integrità del frutto, che viene salvaguardato da ammaccature, muffa e parassiti, ma è anche lunga e costosa. L’alternativa è costituita dalla raccolta meccanica con l’utilizzo di macchine semoventi che scuotono il tronco. Questa tecnica assicura tempi di raccolta più brevi e se il sistema è completato da un valido mezzo di intercettamento delle olive viene garantito anche un buono stato del frutto da avviare al frantoio.

Vanno poi considerati i fattori tecnologici e di estrazione, ossia tutte le fasi di lavorazione delle olive dal momento di arrivo alla fase di imbottigliamento del prodotto.

Il trasferimento delle olive al frantoio deve svolgersi in tempi brevi ed utilizzando contenitori che permettano l’areazione del frutto, lo preservino dalla rottura, dallo schiacciamento e dall’eccessivo riscaldamento. Il locale di stoccaggio deve essere fresco e ben ventilato e con finestre protette da reti per impedire l’accesso degli insetti. L’intervallo di tempo dalla raccolta alla frangitura non deve superare le 48 ore.

Le olive avviate al processo di trasformazione devono essere liberate dalle impurità, come rametti, foglie, terriccio che alterano la qualità dell’olio e il funzionamento delle macchine. La fase di mondatura e lavaggio deve precedere di poco la lavorazione perché l’acqua favorisce i processi di fermentazione e l’idrolisi. Inoltre è importante che le olive non siano troppo mature perché le sollecitazioni meccaniche possono provocare la rottura dei frutti con perdita di polpa e conseguente calo di resa in olio.

Dopo la frangitura, in cui avviene la rottura delle olive e la frantumazione dei noccioli, si ottiene una pasta che viene lentamente rimescolata durante la gramolatura. Per favorire questo processo la pasta viene scaldata con acqua calda: la temperatura dell’acqua e la durata della lavorazione condizionano sia la resa che la qualità del prodotto. Tempi prolungati e temperature elevate aumentano le rese di estrazione ma determinano anche modifiche negative delle caratteristiche chimiche fisiche dell’olio.

La fase di estrazione permette di separare la componente liquida (olio e acqua di vegetazione) da quella solida (sansa). Essa può avvenire per pressione meccanica, il sistema tradizionalmente più antico che opera attraverso un processo discontinuo, oppure per centrifugazione e percolamento che agiscono invece in modo continuo. Il processo di estrazione per pressione oltre a richiedere macchinari discontinui ed ingombranti, comporta costi di manodopera maggiori e un rischio di contaminazione dell’olio a causa dell’usura ed inquinamento dei diaframmi filtranti. Il sistema di centrifugazione ha maggiori consumi energetici ed idrici, ma consente una totale meccanizzazione, una maggiore igienicità e un minor ingombro. Infine il sistema di percolamento si basa sulla diversa tensione superficiale dell’olio rispetto all’acqua di vegetazione e permette di ottenere un olio ricco di polifenoli, ma le rese sono piuttosto basse.

Il liquido ottenuto contiene ancora una certa quantità di acqua di vegetazione che viene eliminata centrifugando il prodotto. Successivamente l’olio viene lasciato riposare in modo che attraverso la decantazione e la filtrazione tutte le sostanze estranee presenti possano essere eliminate e si limiti così la possibilità di fenomeni di idrolisi o ossidazione. Il sistema di filtrazione può influire sulla qualità dell’olio: l’uso di filtri “leggeri” (filtri di cotone o cellulosa) rispetto a filtri più drastici (filtri “brillantanti” a farine fossili) limita la diminuzione degli antiossidanti migliorando la conservabilità dell’olio.

Sono quindi molte le fasi e le variabili che influiscono sulla qualità dell’olio. Il percorso dall’oliva all’olio è frutto di una tradizione antica, di un lavoro che richiede fatica ed esperienza che le innovazioni tecnologiche contribuiscono a migliorare senza tuttavia snaturare il prodotto finito.

Dal campo alla tavola: un acquisto consapevole

La qualità dell’olio si riconosce prima di tutto attraverso i nostri sensi: annusandolo ed assaggiandolo.

Un olio di qualità deve essere innanzi tutto buono, con profumi che ricordano il vegetale e mai il vino o l’aceto, e un gusto un po’ amaro e piccante segno che l’olio è ricco di antiossidanti.

Al momento dell’acquisto sarebbe quindi sempre opportuno avere la possibilità di assaggiare il prodotto. Per questo è preferibile avere un rapporto diretto con il proprio fornitore, possibilmente un produttore, che potrà far degustare l’olio e dare tutte le informazioni sulla sua origine.

Un aiuto importante ci viene anche dall’etichetta, vera carta di identità di ogni prodotto che acquistiamo, che ci può chiarire dettagli importanti come ad esempio la categoria, l’origine delle olive, l’anno di produzione. Anche il costo è un parametro da considerare: offerte a basso prezzo sono spesso indice di un prodotto di minor qualità rispetto alla materia prima, ai processi produttivi, alla sicurezza alimentare.

Se acquistiamo l’olio in latte, occorre travasarlo in bottiglie di vetro pulite e mai in plastica per la possibilità che vengano rilasciate sostanze chimiche dannose.

Le bottiglie di olio vanno preservate da tre grandi nemici: l’ossigeno, il calore e la luce. Occorre quindi chiudere sempre bene le bottiglie, evitando oliere e tappi dosatori a beccuccio che fanno entrare l’aria, responsabile del rancido. L’olio va tenuto lontano da fonti di calore, come forno e fornelli, perché gli sbalzi di temperatura accelerano le degradazioni. L’olio soffre anche a temperature troppo basse perché gelandosi e scongelandosi subisce un degrado delle sue capacità antiossidanti. Infine, l’olio va conservato in contenitori scuri perché il processo di fotossidazione degli acidi grassi polinsaturi determina l’insorgenza del difetto di rancidità.

È bene avere una certa scorta di olio extravergine di oliva in casa, ma ricordiamo anche che l’olio non è come il vino: non migliora invecchiando. Per questo è importante verificare l’annata di produzione al momento dell’acquisto e considerare che il termine minimo di conservazione è in genere di due anni.

No responses yet

Nov 28 2020

mi dicono a ceriana, 28 11 2020

Published by under Pubblica Amm.ne

MI DICONO A CERIANA,

il paese più buono del mondo: eccellente la qualità dell’olio, peccato il vento e il maltempo di inizio ottobre che han fatto perdere molte olive!

Francoforte 28 11 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

No responses yet

Nov 27 2020

la legge del più forte-millesettecentonovantotto 27 11 2020

Published by under Pubblica Amm.ne

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – millesettecentonovantotto

Non scrivo mai volentieri di reati sessuali perchè, oltre alla delicatezza dell’argomento, è quasi sempre un parola contro parola, vittima e supposto carnefice; al solito, da www.errorigiudiziari.com

—Sei mesi in carcere da innocente, quattro processi, dieci anni in tutto prima di uscire definitivamente dal calvario a cui è stato sottoposto. È la storia di Nunzio Di Gennaro, docente di italiano e storia nelle scuole superiori, ennesima vittima di uno dei mille errori giudiziari che si verificano ogni anno in media nel nostro Paese. Accusato ingiustamente di violenza sessuale, si è visto stravolgere la vita personale e professionale, oltre che rovinare la salute.

È il 27 marzo del 2009. Nunzio Di Gennaro, 33 anni, originario di Gela (Caltanissetta), ma residente a Breguzzo (Trento), insegna presso la sede di Tione dell’Istituto Martino Martini. I carabinieri si presentano a lui con un’ordinanza di custodia cautelare e lo arrestano con un’accusa tremenda: violenza sessuale. A denunciarlo, una sua amica tedesca. Di Gennaro è incredulo, pensa a un colossale equivoco. Ma è costretto a finire in carcere.

Vi resterà per più di 6 mesi e dovrà attendere quattro processi più una lunghissima battaglia legale, prima che la verità venga a galla. L’amica tedesca, all’epoca ventenne, ha raccontato ai carabinieri di essere stata costretta a subire un rapporto sessuale mentre era ospite del professore a Breguzzo. Ma non è vero: Di Gennaro lo ripete fino allo sfinimento, è tutta una montatura messa su dalla ragazza, il rapporto c’è stato, ma consenziente: si conoscevano da due anni, avevano anche trascorso le vacanze insieme.

Poco conta che il professor Di Gennaro, non appena venuto a conoscenza della querela sporta nei suoi confronti dall’amica tedesca, si sia messo a disposizione prima dei carabinieri di Tione e poi dell’autorità giudiziaria. Che abbia fornito sempre la stessa versione dei fatti, fin dall’interrogatorio di garanzia, senza mai contraddirsi né inciampando in incongruenze. Quando il suo avvocato difensore, Sergio Raciti, chiede di interrogare la presunta vittima con un incidente probatorio, l’istanza viene rigettata. Nonostante tutto questo, il giovane docente viene condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi di reclusione. Dopo 189 giorni di custodia cautelare in carcere, è stato scarcerato con una circostanza che dovrebbe far pensare i giudici perché decisamente inconsueta nella prassi giudiziaria: è lo stesso pubblico ministero a chiedere il suo ritorno a casa, perché “non possiamo far pagare all’imputato una situazione di disagio della persona offesa…”. Eppure la sentenza di condanna per Nunzio Di Gennaro viene confermata anche in secondo grado. Poi è la Cassazione a ribaltare le sorti del processo: i giudici della Suprema corte annullano la sentenza d’appello rilevando varie contraddizioni nel racconto reso dalla vittima e disponendo un nuovo processo davanti alla Corte d’appello di Bolzano. E stavolta l’innocenza di Di Gennaro viene accertata: i giudici di secondo grado assolvono il professore “perché il fatto non sussiste”, avendo riconosciuto la linearità del suo racconto, rispetto alle diverse ed evidenti contraddizioni che avevano caratterizzato quello della presunta vittima. Divenuta definitiva la sentenza di assoluzione, il legale di Nunzio Di Gennaro – l’avvocato Sergio Raciti presenta un’istanza di riparazione per ingiusta detenzione. Quei 189 giorni in carcere da innocente meritano un risarcimento di 300 mila euro, per quanto nessuna somma possa mai compensare le sofferenze inferte dal carcere. La sua domanda verrà accolta. Ma il 21 gennaio 2019, a ben 10 anni dall’arresto, i giudici della Corte d’Appello di Trento disporranno la liquidazione di soli 50 mila euro, a titolo di riparazione per ingiusta detenzione. Nell’ordinanza con cui accolgono la richiesta di risarcimento, gli stessi giudici definiscono la custodia cautelare subita da Nunzio Di Gennaro come “una durissima carcerazione preventiva”. Questa sentenza non mi potrà mai ricompensare per le umiliazioni subite, commenterà lo stesso Di Gennaro. Ed è difficile dargli torto: l’errore giudiziario di cui è stato vittima ha avuto su di lui conseguenze pesantissime. Oltre a essere stato sospeso dall’insegnamento per 7 anni dalla Provincia di Trento, ha subìto contraccolpi di natura psicofisica: una relazione clinica forense ha riconosciuto, per esempio, uno stato di grave pregiudizio per la salute.

Francoforte 27 11 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

No responses yet

Nov 27 2020

qui cremona-ottocentoventotto 27 11 2020

Published by under Pubblica Amm.ne

QUI CREMONA – ottocentoventotto

Un video favoloso da far girare sui social, in genere considerati produttori di fake news, scrive il Giorno:

—Sono già una cinquantina le foto ricevute e altre sono attese entro fine mese. Sono immagini di persone, residenti sia ad Agnadello che altrove, che hanno aderito all’iniziativa “Agnadello dice no all’omotransfobia”, lanciata dalla 38enne Federica Verduzzo, originaria di Melzo, che da 10 anni abita ad Agnadello e da 4 vive con Clara, la sua compagna, con la quale cresce i due figli di 14 e 11 anni avuti dall’ex marito. Federica ha scelto una via soft per ribadire il suo diritto a vivere una vita normale e senza pregiudizi, e questa sua iniziativa, tiene a precisare, non vuole essere un atto di sfida contro nessuno, tantomeno don Mario Martinengo, il parroco di Agnadello, le cui parole sui gay hanno scatenato un putiferio. “Invitiamo gli agnadellesi che vogliono sostenere la legge contro l’omotransfobia – spiega Federica – a scattarsi una foto con la scritta Agnadello contro l’omotransfobia e a inviarla via Facebook o su Messenger (@federica verduzzo) o via e-mail all’indirizzo piedinispecialimacrodattilia@yahoo.com. Ne faremo un video favoloso da far girare sui social”—

Welfare Cremona dà voce al governatore della Lombardia Attilio Fontana: da domenica 29 diventiamo arancioni e riapriremo i negozi, in attesa di tornare rossi!

Francoforte 27 11 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

No responses yet

« Prev - Next »