IN GENERE
Antonio Grassi in www.cremonasera.it bastona gli
schieramenti, qui sceglie invece la sola Lega, la spoglia
indecorosamente e finisce col picchiarla, suscitando, immagino, un
vespaio….
Francoforte
28 11 2021 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com
—La
Lega. Tanti voti, pochi uomini e poca voglia di lottare
Di
epico le è rimasto lo stemma di Alberto da
Giussano sul simbolo del partito. Sotto il vestito, niente o molto
poco. È la Lega di casa nostra. Forse non tutta. Quasi tutta.
Nelle
urne è un peso massimo. Sul territorio una piuma.
Nel
maggio 2019 alle Europee provinciali incassa il 46,49 per cento dei
consensi, superiore alla media italiana del 34,26.
Il
Pd si ferma al 20,41 per cento, al di sotto del 22,74 nazionale.
Per
il Carroccio è un risultato lisergico, da sballo.
Sei
mesi dopo, ai vertici della provincia si insedia un presidente
sostenuto dal Pd e alternativo al candidato della Lega, la quale
finge d’incazzarsi, e annuncia l’iradiddio. Ma ha una
pistola carica a salve. Succede poco, ma un poco vicino nulla.
La
partita viene chiusa in sordina e senza il Prozac perché nessuno è
depresso. Non si contano né morti, né feriti, ma non si controllano
gli armadi che, per tradizione consolidata, nascondono gli scheletri.
Il
Carroccio non è il due di briscola, ma il quattro e la differenza
non è sostanziale.
La
spada che brandisce non è forgiata nell’acciaio, ma nella
plastica. Non è la Durlindana e neppure l’Excalibur. Se infilza
qualcuno, la lama si piega e non trapassa.
La
Lega mette tenerezza. Spesso tristezza. Infierire, sarebbe come
picchiare i bambini, oppure, secondo un detto padano, aggredire
qualcuno seduto sul water.
Il
partito è un magma informe, senza identità e in continuo movimento.
Privo di una guida indigena autorevole, va dove tira il vento.
Non sempre è quello caldo dell’estate. Spesso, è una piacevole
brezza dal seducente profumo di poltrone.
«Il
tuo cuore è libero, abbi il coraggio di seguirlo»,
suggeriva Malcolm Wallace al figlio William. Ma Braveheart è un film
e la nostra provincia non è la Scozia.
Il
territorio è diviso in due federazioni: Cremona con Casalmaggiore e
Crema. Non comunicano tra di loro, o se lo fanno utilizzano
monosillabi. Avessero la possibilità userebbero il codice morse o le
fumate indiane. Ricordano i parenti serpenti, ma è una cattiveria.
Intorno
al carroccio di Cremona e Crema abbondano i fenomeni che
si autoproclamano maschi alfa, ma privi degli attributi
adeguati, sono delle imitazioni, merce taroccata.
In
riva al Po, la Lega è più organizzata. Lungo il Serio,
è un ectoplasma.
Nel
capoluogo non mancano alcune individualità di buon livello, tra loro
una testa emigrata dalla Repubblica del Tortello per incompatibilità
ambientale. Significa tutto e niente. Di sicuro, apre la spelonca
delle illazioni.
Sotto
il Torrazzo non mancano talento e capacità per dotare il partito di
personalità e autorevolezza. Difetta il coraggio per abbandonare
l’abituale esasperato attendismo e sostituirlo con una
tattica più aggressiva e meno infarcita di compromessi.
Qualche
presidenza, anche di peso – Padania Acque – il partito l’ha
spuntata, ma è sconosciuto il prezzo pagato. Si può immaginare
alto, ma senza pezze giustificative, è inutile discuterne.
La
Lega non grida e non protesta. È democristiana. Non è muta.
Sussurra. Le parole si disperdono nel vento. Leggere e innocue
come i testi delle canzoni popolari.
Il
partito è proteiforme. Si adatta, si adegua, traccheggia. Non fiata.
Si astiene. È Ponzio Pilato, che consegna Gesù Cristo ai suoi
carnefici. È successo con la vicenda a2a-Lgh.
Nel
Cremasco, il coordinatore del partito e anche consigliere comunale a
Crema. Soprattutto è un oggetto misterioso. Non una dichiarazione.
Non un comunicato. Non un intervento degno di nota. Nulla. Il
dubbio sulla sua reale esistenza non è peregrino. Scoprire che è un
ologramma non sarebbe una sorpresa.
Piscina,
Finalpia, Scrp? Per la Lega foruncoli fastidiosi e non questioni
politiche gravi e dirimenti su con chi schierarsi e dove stare. Ha
stigmatizzato, ma all’acqua di rosa. Per onor i firma, minimo
sindacale.
Si
distinguono alcuni sindaci: Palazzo
Pignano, Pandino, Bagnolo, Pizzighettone ma
quattro amministratori non fanno un partito.
Crema
non è ostile alla Lega. La storia insegna. Ha governato
con Cesare
Giovinetti e Bruno
Bruttomesso.
Il
primo, nel 1993, ha battuto Renato
Strada,
allora parlamentare Pds in carica e poi, nel 1997 direttore generale
dell’Enea. Non un quaquaraqua qualsiasi. Uno che contava e
conta tuttora, la vicenda Umberto
Cabini insegna.
Il
secondo, nel 2007, ha sconfitto Gianni
Risari,
anche lui non un illustre sconosciuto, ma lupo dal pelo rosso, ex
parlamentare e pezzo da novanta prima della Dc e poi dell’Ulivo.
Poi
c’è Casalmaggiore. Satellite di Cremona o pianeta autonomo? Poca
importa. Un dato è incontestabile: come Crema è periferia
dell’impero. Anche di quello della Lega.
«La
politica è sangue e merda»
ammoniva il socialista Rino
Formica.
La
Lega di Cremona e Crema non combatte e non si sporca. Aspetta.
Se entra in guerra preferisce le retrovie, mai la prima linea.
Non tira il gruppo. Succhia le ruote.
Dispone
di un arsenale da una superpotenza. Due deputati, un senatore e un
consigliere regionale sono una più di Silvester Stallone e
Chuck Norris messi insieme, ma si sono perse le loro tracce.
O,
come gli agenti segreti, agiscono sotto copertura, oppure sono
scomparsi negli ingorghi della politica. Non è una critica, ma una
preoccupazione. Missing in action?
Alberto
da Giussano era il capo della Compagnia della Morte. Aveva giurato di
difendere il Carroccio fino alle estreme conseguenze. Altra epoca.
Altri ideali. Altro clima. Altro mood e così sono accontentati anche
quelli che si sentono fichi se usano termini stranieri.
Oggi
Alberto da Giussano è solo un simbolo sul marchio di un partito.
«Nel
mondo oggi più di ieri domina l’ingiustizia, ma di eroici cavalieri
non abbiamo più notizia».
Ascoltare Guccini fa sempre bene. Un buon ricostituente anche per la
Lega. Per ricordare le proprie origini.