Nov 28 2021

l’uomo non finisce 28 11 2021

Published by at 3:54 pm under Pubblica Amm.ne

L’UOMO NON FINISCE

mai di inventare, ho controllato perfino su wikipedia, incredulo, ma Gaburri esiste e ha trovato quel che Marco Bragazzi, autore di una delle sue solite chicche, scrive in brevi parole su www.cremonasera.it! bravi a Gaburri, e a Bragazzi che l’ha ricordato.

Francoforte 28 11 2021 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

—Leon Battista Gaburri, quel ragazzo di Ostiano che cambiò le costruzioni nel mondo con il prefabbricato Strutturapid

In via Goya 17 nel Quartiere 8, a Milano, c’è un piccolo palazzo di quattro piani che, oggi, non ha nulla di particolare da raccontare ma che, fin da quando venne progettato nel 1947 e costruito l’anno successivo, ha cambiato il corso della storia dell’edilizia.

A leggerla così l’affermazione potrebbe sembrare stupida, e forse lo è, ma quel palazzo nel suo piccolo segnò la rinascita di Milano dalle devastazioni della Seconda Guerra Mondiale dando vita allo sviluppo di parte della città metropolitana in occasione della mostra della Triennale. Già, perché nel 1947 la necessità di “nuove case” abbracciava l’aspettativa futura di quel piano Marshall che, da oltreoceano, avrebbe portato l’Italia verso il boom economico, boom che doveva richiamare popolazione dalle campagne per le fabbriche cittadine, boom che doveva garantire un tetto, costruito in maniera sicura, rapida e possibilmente non troppo costosa.

Quella casa racconta di come l’ingegno e il lavoro degli uomini, se finalizzato al bene collettivo, trova quasi sempre una soluzione che sia in grado di rendere migliore la vita delle persone, perché quella casa può raccontare di essere il primo esempio di palazzina di quattro piani costruita con sistemi prefabbricati.

La storia di quella costruzione nasce però ad Ostiano, in provincia di Cremona, il 13 aprile 1913 quando, vicino a quello stupendo castello che ospita anche un piccolo teatro di 99 posti, Leon Battista Gaburri, decise di emettere il primo vagito. Detta così l’affermazione iniziale potrebbe sembrare ancora più stupida eppure Leon Battista Gaburri ha, con il suo ingegno, migliorato la vita di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo.

Leon Battista non era un filantropo, ma un progettista ed inventore e che inventore, era uno di quei ragazzi che, dopo gli studi elementari ad Ostiano, si è trasferito a Milano per proseguire verso il diploma di perito edile, diploma che ai tempi gli avrebbe garantito una sana occupazione e una discreta carriera nella sua prima azienda edile dove cominciò a lavorare, la ditta Lucchetti e Lovati.

Leon si applica e, già giovanissimo, è responsabile su cantieri delicati come quello del livellamento dei Navigli e dell’ampliamento di Città Studi. Nella testa di un ragazzo di poco più di venti anni ballano molte cose, in quella di Leon, oltre a quelle comuni a tutti i ragazzi della sua età, c’era il miglioramento tecnologico dell’edilizia. Per fare questo passaggio aveva bisogno di una cosa fondamentale: un’idea, ovvero quella scintilla creativa che potesse portare un vantaggio reale ai lavoratori ma anche alle aziende e ai progettisti, perché mettendo insieme il lavoro e l’ingegno anche gli utenti finali ne avrebbero tratto vantaggio.

Gaburri decide di creare un nuovo sistema di edilizia prefabbricata, un nuovo modello che fosse molto più evoluto di quelli in circolazione, un qualcosa in grado di rendere le costruzioni più veloci ma sicure al tempo stesso. Studia e sviluppa un nuovo sistema di ancoraggio tra le travi e colonne in grado di creare una struttura prefabbricata molto più velocemente senza mettere a repentaglio la sicurezza del cantiere e degli utenti che la avrebbero frequentata.

Arriva la Seconda guerra Mondiale e il brevetto di Leon è pronto, l’autarchia rende necessario risparmiare su ogni cosa, il lavoro dell’ostianese è la ciliegina sulla torta per il Ministero dei lavori pubblici, si possono costruire case con meno manodopera, risparmiando sui costi, sul legno necessario per le impalcature e sui materiali. Nel 1942 gli viene riconosciuta la paternità di questo passaggio evolutivo storico nel mondo dei prefabbricati, il brevetto è fermo in Italia per motivi bellici ma, con la fine delle ostilità, Gaburri viene chiamato subito dalla Commissione Ricostruzione per far tornare Milano, velocemente, in grado di liberarsi delle macerie e di poter ospitare nuovi cittadini.

Neanche il tempo di vedere abitata la famosa palazzina di quattro piani e Leon finisce in Argentina dove il neo governo Peron, sulla spinta economica per far uscire dalla povertà gli strati sociali più provati, commissiona al cremonese la costruzione di interi villaggi che dovevano sostenere lo sviluppo economico e la modernizzazione delle campagne. L’idea di fondo era quella di poter dare servizi e una casa a più persone possibili in tempi rapidi, per fare in modo che la popolazione nelle zone più remote del paese non fosse costretta a rientrare nei centri più popolati ma sviluppando l’economia in molte aree dello Stato, in pratica l’esatto contrario di ciò che stava avvenendo a Milano.

Rientra in Italia poco prima del golpe che rovescerà Peron e nel 1954 darà origine al sistema Strutturapid, ovvero un sistema di sviluppo e assemblaggio dei prefabbricati che, anche oggi, è largamente usato in tutto il mondo per costruire di tutto, dalle case ai ponti. Il successo fu enorme, l’idea e lo sviluppo di queste rivoluzionarie visioni dell’edilizia verranno prese come punto di partenza per lo sviluppo urbano ma anche delle aree produttive, Gaburri era diventato non solo un inventore, ma anche un imprenditore che stava trasportando in tutto il globo un nuovo modo di vedere risolti diversi problemi dello sviluppo architettonico.

Con il passaggio del “sistema Gaburri” a Strutturapid il cremonese implementò anche una nuova visione per affrontare le crescenti esigenze antisismiche, con tanto di manuale di calcolo per progettisti e ingegneri tanto che, secondo uno studio del 2016, Strutturapid risulta essere il brevetto edile italiano più esportato nel mondo.

Da quel 13 aprile del 1913 ad Ostiano, passando per via Goya 17 a Milano, la storia di Leon Battista Gaburri incrocia quella dello sviluppo, passato ed attuale, di moltissime strutture nel mondo destinate all’uomo o al lavoro.

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