CENERENTOLA NON TROVA
IL PRINCIPE
Dopo molti tentativi, uno
più gaglioffo dell’altro, il succo della fiaba che Antonio Grassi
scrive per www.cremonasera.it….
Francoforte 27 06 2021
www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com
—Smantellata
negli anni passati a favore degli ospedali, rivalutata con
l’emergenza Covid, la medicina del territorio ha catalizzato per
mesi l’interesse di politici, amministratori pubblici, operatori
sanitari, esperti dell’ultima ora, tuttologi, cittadini qualunque.
La
rilevanza mediatica da superstar mantenuta per mesi e la presenza nei
trending topic delle discussioni sulle falle del sistema sanitario
lombardo e sui rimedi per tamponarle, l’avevano trasformata da
Cenerentola a principessa. Battersi il petto, ammettere l’errore,
sostenere la necessità e l’impellenza di rivedere l’organizzazione
della sanità regionale era diventato un mantra. Sdoganata, la
medicina territoriale aveva conquistato il certificato e il nulla
osta di priorità tra gli interventi da effettuare.
Viagra
ideologico per reduci e riservisti di rivoluzioni iniziate e mai
concluse, o abortite a pochi giorni prima dal parto, o solo
auspicate, l’argomento aveva attecchito anche tra coloro che
preferiscono il mainstream dei social ai più ostici sentieri del
dibattito politico.
Il
rinnovato interesse sul futuro modello della sanità lombarda aveva
riacceso i riflettori su concetti datati, ma ancora aperti e
irrisolti.
Erano
tornate alla ribalta la contrapposizione tra sanità pubblica e
privata, l’eccesso di specializzazione, l’esasperazione dei
protocolli terapeutici, le nuove frontiere dei farmaci derivati
dall’ingegneria genetica, le big pharma, la malattia-merce, il
business della sfiga.
Era
stata tolta la polvere all’armentario in voga nel giurassico sul
diritto alla salute, bene collettivo e individuale, un pelo diverso,
dal diritto alla cura della malattia.
Vecchi
slogan avevano ripreso a circolare. La
salute non è in vendita e la salute è un bene pubblico si
erano rianimati. Aveva trovato spazio la
prevenzione che
funziona meglio della riparazione,
concetto tagliato su misura per Cremona se, come pubblicato
dall’Agenzia
ambientale europea,
è la seconda città più inquinata d’Europa.
Il
dibattito sulla medicina territoriale aveva trovato terreno feritile
sui confini dell’Ats, battezzata Valpadana, frutto del matrimonio e
dell’unione dei beni delle province di Mantova e Cremona.
Domiciliata nella città virgiliana, la super Ats ha un estensione
poco funzionale per i cittadini e la proposta di un divorzio con la
creazione di due Ats autonome aveva riscosso un buon successo,
soprattutto in terra cremasca. Qualche scettico aveva storto il naso
nel Casalasco, ma negli ultimi giorni anche in questo territorio sono
stati segnalati decisi fermenti autonomisti.
Ma
il mondo se ne fotte dei bei discorsi e delle storie a lieto fine. L’
ospedale ha ripreso il suo ruolo egemone. Cenerentola è tornata
negli scantinati. L’economia ha soppiantato la politica. Il
territorio è tornato a sbucciare patate ed è scomparso nel
triangolo delle Bermude della sanità lombarda, quella che ha
inghiottito l’assessore Giulio
Gallera,
specializzato in conferenze stampa surreali.
Nei
giorni scorsi a Milano è stato approvato dalla giunta, su proposta
della vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia
Moratti,
sostituta di Gallera, il
Programma regionale straordinario degli investimenti per la sanità:
106,5 milioni di euro, quasi tutti destinati agli ospedali.
A
Cremona arriveranno 2, 5 milioni di euro. A Crema 1,4. Tanta manna. A
caval donato non si guarda in bocca. I lavori dovranno concludersi
tra i 24 e 30 mesi dall’avvio, entro 40 mesi se l’investimento è
superiore ai 25 milioni.
«Si
tratta di un programma di interventi –
ha spiegato la
Moratti –
decisamente
importante che va nella direzione di realizzare opere strutturali,
acquisire nuovi macchinari e strumentazioni, anche con l’obiettivo
di andare a ridurre le liste d’attesa, oltre all’innovazione
tecnologica legata ai sistemi di pagamento per le prestazioni erogate
all’interno delle strutture».
(OglioPo News, 23 giugno)
E
il territorio? Al prossimo giro.
Dei
106,5 milioni i «27,91
sono destinati ai piani di incremento della sicurezza sismica e
antincendio e per il superamento delle barriere architettoniche e gli
oltre 20 per la sostituzione di grandi apparecchiature biomediche»
Nessuno
dubita che l’attuale sicurezza antisismica e antincendio degli
ospedali lombardi meriti un potenziamento, ma questo non cancella il
dubbio che si corra un rischio maggiore nel lasciare il territorio
sguarnito di servizi sanitari.
In
Regione, hanno lo sguardo fiero che buca l’orizzonte. Non si filano
Cremona, Vescovato, Bagnolo, Martignana Po. Osservano gli Stati
Uniti, patria della sanità più classista del mondo e, sembra di
capire, benchmark di riferimento per la futura sanità lombarda.
«E’
un piano straordinario –
commenta la Moratti – che
ha preso forma dalle esigenze arrivate dal territorio e che di fatto
ha un’azione che va ad anticipare il percorso della riforma della
legge 23 sulla sanità regionale. Una riforma che non può
prescindere da un’attenzione peculiare e da investimenti rilevanti
per garantire la migliore efficienza possibile delle nostre strutture
e il mantenimento di quei livelli di eccellenza che ci riconoscono
anche dagli Stati Uniti».
(La provincia, 22 giugno)
Per
carità, se lo dice l’assessore c’è da crederci. Però senza
prescindere da investimenti rilevanti, se avanza qualche spicciolo
non sarebbe possibile istituire nel Cremasco un paio di presidi socio
sanitario territoriali? Non sarebbe possibile incentivare con qualche
euro i laureati in medicina a intraprendere la professione di medici
di base? Ne mancano assai.
Con
un accenno a Guccini sarebbe stata una dichiarazione perfetta «L’
America era allora, per me i G.I. di Roosevelt, la quinta armata,
l’America era Atlantide, l’America era il cuore, era il destino».
Per la Moratti è la sanità.
Già,
dichiarazione perfetta. Per un club di nobildonne, snob e annoiate.
All’ora del tè. Intanto Cenerentola, in cantina e priva di
risorse, rischia di morire. Se accadesse, non verrà seppellita al
cimitero di Arlington