Archive for Gennaio, 2021

Gen 28 2021

la legge del più forte-milleottocentocinquantanove 28 01 2021

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LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – milleottocentocinquantanove

Che altro aggiungere?

—https://www.linkiesta.it/2021/01/governo-conte-giustizia-bonafede-giustizialismo-movimento-cinque-stelle-partito-democratico/ Gli estremisti Il governo è caduto sul giustizialismo manettaro, l’unica cosa a cui i Cinquestelle non rinunciano. I grillini non hanno fatto fatica a cambiare idea sull’Europa, la Tap o la Tav, ma sulla loro natura illiberale non possono cedere. Di questo si deve preoccupare il Partito democratico, ora che si aprono le consultazioni

Il governo Conte è caduto non sulla giustizia, non su Alfonso Bonafede, ma sul giustizialismo. È caduto cioè sull’unico punto dirimente sul quale i Cinquestelle non hanno nessuna intenzione di cedere perché è la loro anima. Hanno ceduto sull’Europa, sulla Tap, sulla Tav, essendo «il nulla» (copyright l’ingegner Carlo De Benedetti) in cambio della poltrona non hanno faticato a cambiar casacca su quasi tutto. Ma il giustizialismo manettaro, quello no, non possono abbandonarlo, perché è la loro vera sostanza. Ha fatto quasi pena nei giorni scorsi vedere Goffredo Bettini e altri dirigenti del Partito democratico chiedere a Bonafede di “aprire” nella sua relazione annuale sulla giustizia per ottenere la maggioranza in parlamento. Ma a un camaleonte puoi chiedere tutto, tranne che essere volpe. Il governo è caduto sul giustizialismo perché su questo cadono tutte le manfrine che da Bettini, a Nicola Zingaretti, a Andrea Orlando si sono e ci hanno raccontato i dirigenti del Partito democratico sul percorso strategico unitario a sinistra con i Cinquestelle, i “populisti sociali”. Sulla giustizia i Cinquestelle giocano la loro concezione dell’individuo, della società e dello Stato, assieme a Davigo e a Travaglio, eccelsi esponenti della destra hegeliana, nuovi teorici dello Stato Etico tramite sentenza. La giocano, non deflettono e la giocheranno. Di questo si deve preoccupare il Partito democratico ora, passi o non passi nelle consultazioni al Quirinale il Conte ter. È in grado il partito, in sede di trattativa per il nuovo governo e chiunque sia il premier, di far rimangiare nero su bianco ai Cinquestelle la spazzacorrotti e l’eliminazione della prescrizione, di imporre l’effettiva terzietà del giudice, di eliminare l’abuso della custodia cautelare e la durata eccessiva e non governata delle indagini preliminari? Su questo terreno si potrebbe trovare un’intesa forte con Italia viva di Matteo Renzi, ma c’è poco da illudersi: il Partito democratico di Zingaretti e Bettini e Orlando non lo farà. Esattamente come non lo ha fatto nell’estate del 2019 quando ha incredibilmente accettato che Bonafede, un avvocato che non sa distinguere tra dolo e colpa, uno che sostiene che «gli innocenti non vanno in carcere», unico avvocato italiano manettaro e giustizialista, restasse Guardasigilli. E non lo farà non solo perché Zingaretti non sa imporre egemonia. Perché ha il terrore del voto, unico collante di questa maggioranza. Non lo farà perché aprire quel tavolo, aprire quella discussione, farebbe saltare tutte le pastrocchiate e ingraiane illusioni che da Bettini in giù i dirigenti democratici si sono fatti sulla strategia di “mescolare i due elettorati”, sulla possibilità di una alleanza strategica con il Movimento cinque stelle. Entrare nel merito della concezione della giustizia vorrebbe dire scoprire che i Cinquestelle sono radicalmente illiberali, che hanno una concezione dello Stato che soffoca l’individuo, che amano le tricoteuses e la giustizia senza giustizia. Per questo il Partito democratico farà finta di niente, si accontenterà di parole generiche su questo punto programmatico dirimente e continuerà a raccontarsi favole sulle piattaforme comuni a sinistra, perché non ha ancora capito che i Cinquestelle sono la destra estrema italiana.

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Gen 28 2021

qui cremona-ottocentottantanove 28 01 2021

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QUI CREMONA – ottocentottantanove

Poi, è vero, prendono strade diverse…..

—https://www.laprovinciacr.it/news/cronaca/265026/gruppo-arvedi-227-milioni-di-euro-per-la-riconversione-degli-stabilimenti-siderurgici.html

Un investimento di oltre 227 milioni di euro per realizzare la riconversione produttiva degli stabilimenti di Cremona e Trieste del Gruppo Arvedi, che punta inoltre ad avviare una riqualificazione industriale e ambientale dei territori interessati e salvaguardare i lavoratori. L’intervento avviene con il supporto del Ministero dello Sviluppo economico che concede, insieme a Invitalia, agevolazioni per 50 milioni di euro attraverso un Contratto di sviluppo cofinanziato per 200.000 euro dalla Regione Friuli Venezia Giulia e 500.000 euro dalla Regione Lombardia.

—https://www.cremonaoggi.it/2021/01/28/227-mln-per-la-riconversione-degli-stabilimenti-siderurgici-del-gruppo-arvedi/

Un investimento di oltre 227 milioni di euro per realizzare la riconversione produttiva degli stabilimenti di Trieste e Cremona del Gruppo Arvedi, che punta inoltre ad avviare una riqualificazione industriale e ambientale dei territori interessati e salvaguardare i lavoratori. L’intervento avviene con il supporto del Ministero dello Sviluppo economico che concede, insieme a Invitalia, agevolazioni per 50 milioni di euro attraverso un Contratto di sviluppo cofinanziato per 200.000 euro dalla Regione Friuli Venezia Giulia e 500.000 euro dalla Regione Lombardia.

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Gen 28 2021

il violino della shoah 28 01 2021

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Racconto scritto con, immagino, tanta emozione da Bazoli per Cremona si può Lab, il blog del sindaco Gianluca Galimberti. https://www.cremonasipuo.it/linno-alla-musica-che-rende-liberi-la-storia-del-violino-della-shoah-nel-libro-lul

L’Intruso Gilberto Bazoli, in occasione della Giornata della Memoria, racconta la storia del violino della Shoah, uscito dal campo di concentramento di Auschwitz e salvato dall’ingegner Carlo Alberto Carutti. Nel suo ultimo libro, la storia emozionante e dolorosa di questo strumento che continua a far sentire la sua voce.

Il violino della Shoah continua a far sentire la sua voce, nemmeno il coronavirus è riuscito a spegnerla. Lo strumento, con una stella di Davide in madreperla bianca incisa sulla parte posteriore, uscito dal campo di concentramento di Auschwitz e salvato dall’ingegner Carlo Alberto Carutti, 98 anni, milanese di casa a Cremona (di cui è cittadino onorario), imprenditore-mecenate, collezionista, raffinato appassionato d’arte e poesia, cognato di Giovanni Testori, è stato il protagonista del concerto in streaming organizzato mercoledì scorso dal comune di Locate di Triulzi (Milano) in occasione della Giornata della Memoria. Anche stavolta è stato affidato alle mani esperte di Alessandra Sonia Romano, una brava violinista. “La sua qualità è alta. Rispetto agli altri è più largo, di pochi millimetri soltanto – dice -. E’ questa caratteristica che rende le sue note molto particolari. Più profonde, adatte alla musica ebraica, che è così struggente e disperata. Generalmente lo suono un’ottava sopra perché voglio che entri come una lama nelle anime”.
Quella del violino arrivato dal lager è una storia emozionante e dolorosa, che Carutti ha arricchito di particolari inediti nel suo libro fresco di stampa: ‘L’ultimo testimone’ (Interlinea). 76 pagine illustrate nate anche con l’intenzione di difendere l’autenticità della vicenda attraverso vari documenti e una preziosa testimonianza. Quasi un miracolo. Tutto comincia nel 2014 quando l’ingegnere trova lo strumento, un Collin-Mézin (liutaio francese dl 1800), presso un antiquario di Torino. Interrogato da Carutti, l’antiquario non si sbottona: il pezzo è stato portato da un mio cliente che però vuole rimanere anonimo. “Era troppo bello, parlo del suo stato di conservazione, per far pensare a un violino fasullo”, scrive Carutti. Dentro, una frase in tedesco che significa ‘Inno alla musica che rende liberi’ e, riportato sul cartiglio posto all’interno, un numero: 168007. “Il numero di matricola di Enzo Levy, deportato ad Auschwitz. Originari di Verona, i Levy si erano trasferiti per breve tempo a Torino e da lì a Tradate (Varese), nel tentativo di fuggire le

persecuzioni antiebraiche. Probabilmente speravano di riparare in Svizzera. Ma furono arrestati, a parte il padre Edgardo che si salvò per miracolo grazie all’aiuto della sua segretaria, nel novembre del 1943 e in seguito internati ad Auschwitz. La madre (Egle Segré) fu subito indirizzata alle camere a gas, mentre i figli Eva Maria ed Enzo vennero smistati nei campi”. Lei aveva 22 anni, lui uno di meno. Il violino apparteneva alla sorella, che morì nel lager, mentre il fratello fu liberato dall’Armata Rossa nel gennaio 1945.“Tuttavia – ammette Carutti nel suo nuovo libro – molti continuavano a essere fortemente scettici riguardo al violino: questa sfiducia era davvero difficile da sopportare. Ma questa storia tanto sofferta aspettava il Natale 2019 per rivelare il segreto nascosto nella memoria di un testimone”. Una persona in carne e ossa. Cremona, Museo civico, dicembre di quell’anno: “Un uomo, Paolo Peretti, si presentò chiedendo la disponibilità del violino per un concerto organizzato a Schio il 26 gennaio 2020, nell’ambito delle celebrazioni della Giornata della Memoria”. Durante quella manifestazione fu ricostruita la vicenda di Eva Maria Levy e del violino, grazie alla testimonianza resa a Paolo Peretti da una donna, Giovanna Campostella, in seguito incontrata da Carutti, che dei Levy aveva conosciuto il capofamiglia Edgardo e che aveva potuto sapere importanti particolari di quanto accaduto dal padre e da una parente di Milano che aveva nascosto Edgardo. “Il violino – ecco la conferma decisiva – apparteneva ad Eva Maria che l’aveva portato con sé ad Auschwitz e che grazie ad esso aveva superato la selezione. Alma Rosé, la nipote di Mahler (deportata dai nazisti, diresse per alcuni mesi l’orchestra femminile, composta da prigioniere del campo, che suonavano per i loro carcerieri, ndr), le aveva fatto un esame per capire se fosse veramente una violinista. Lei superò la prova ed entrò nel numero dei musicisti di Auschwitz. Un giorno però, non si sa per quali ragioni, il violino fu spezzato e così finirono i ‘privilegi’ che Eva Maria aveva come musicista. Portata nel bordello del campo di concentramento, la ragazza si era gettata dalla finestra ed era morta il 6 giugno 1944”. Il fratello trovò lo strumento, che era in pessime condizioni, di Eva Maria tra le cose appartenute ai prigionieri e sequestrate dai tedeschi. Rientrato in Italia e recatosi a Torino, lo portò da un liutaio per farlo riparare ma non andò più a riprenderlo. Come altri internati, si suicidò, nel 1958, a Roma.

Inizialmente Carutti ha dato il violino in comodato d’uso, insieme con la sua preziosa collezione di oltre 60 strumenti a pizzico, al Museo civico Ala Ponzone. Ora ne è diventata proprietaria Alessandra Sonia Romano, sua custode e sua ambasciatrice, che spiega: “Un patrimonio così non può stare chiuso tra quattro mura”. Il violino della Shoah ha regalato emozioni in giro per il mondo, a Birkenau e Cracovia, Roma e New York, Milano e Napoli. Varie volte a Cremona. “Da quando l’ho trovato è stato suonato almeno cento volte – dice Carutti, già al lavoro per un altro libro -. Qualcuno sostiene che la sua voce raccoglie i lamenti dei detenuti di Auschwitz”.

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Gen 28 2021

ministri e premier a rapporto 28 01 2021

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MINISTRI E PREMIER A RAPPORTO Con l’obbligo di spiegare a chi sovrintende la linea politica! —https://video.corriere.it/cronaca/caso-gregoretti-gup-catania-conte-era-tranquillo-rappresenta-bene-paese/a70009c0 Nunzio Sarpietro a palazzo Chigi dopo aver sentito il premier: «Indirizzo politico condiviso ma a decidere fu Salvini. C’è continuità tra l’azione di Salvini e Lamorgese» Il premier Giuseppe Conte «ha risposto a tutte le domande, nessuna titubanza, ha risposto anche a domande estremamente generiche. Era molto tranquillo, credo rappresenti molto bene il Paese, mi ha fatto davvero un’ottima impressione». A dirlo il gup di Catania Nunzio Sarpietro, dopo aver ascoltato come persona informata sui fatti il premier Giuseppe Conte sul caso Gregoretti. Ai giornalisti che davanti a palazzo Chigi gli chiedevano cosa ha detto Conte, il gup ha sostanzialmente detto che l’indirizzo politico nella politica dei respingimenti dei migranti era «condiviso ma a decidere fu Salvini». «Il 19 febbraio sentiremo l’allora vice presidente del Consiglio Di Maio, la Lamorgese e l’ambasciatore Massari nell’Aula bunker di Bicocca a Catania», sottolineando come «la nostra diplomazia abbia fatto un lavoro straordinario».

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Gen 28 2021

sussurrandom 28 01 2021

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SUSSURRANDOM

Il blog cremasco dà segni di vita, lo leggiamo, così, tanto per aiutarlo?

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Gen 28 2021

ridicolmente ridicoli 28 01 2021

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RIDICOLMENTE RIDICOLI

La settimana scorsa il Governo italiano ottiene la fiducia, da un paio di giorni le consultazioni per uno nuovo, e intanto il mondo ride.

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Gen 28 2021

pregiato olio della puglia! 28 01 2021

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PREGIATO OLIO DELLA PUGLIA!

Dal Golosario di Paolo Massobrio; a Ceriana, dove l’olio è altrettanto eccellente e gli ulivi contano secoli, non son capaci di vantarsi.
—Il contesto di coltura e di produzione contempla una proprietà estesa su 72 ettari, di cui 60 olivetati, convertita dal 1991 alla coltivazione biologica. Il gioiello di casa è senza dubbio rappresentato dai 2.600 ulivi millenari di Ogliarola Salentina con età compresa tra 1.000 e 2.000 anni; ma ci sono anche 1.600 alberi di diverse varietà (Leccino, Frantoio, Pecholine, Corantina, Cima di Melfi) piantati 25 anni fa.

Dalla lavorazione delle olive con estrazione a freddo a ciclo continuo presso due frantoi della zona certificati bio, nascono cinque oli Evo d’autore. Top è il Collina di Brindisi Dop “Tre Colline”, un blend di 70% Ogliarola Salentina e 30% Cima di Melfi, dal piacevole contrasto amaro e piccante, fruttato e assai versatile in cucina. Quindi, il delicato ed equilibrato Leccina, dall’omonima cultivar in purezza, e il Degli Dei, denocciolato da Cima di Melfi e Frantoiana. Citiamo infine, il pregiato Tangere Stellas, da olive Pecholine raccolte nella prima decade di ottobre. È un olio assai fruttato e vivace, con netti sentori di carciofo, pomodoro verde, fiori di campo.

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Gen 28 2021

luna rossa sogna la coppa 28 01 2021

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Pirondini, già gran direttore della Provincia ai tempi felici di Mario Maestroni, oggi ospite fisso e ricercato di Blitz Quotidiano! Flaminio Cozzaglio.

Luna Rossa sogna la Coppa America, in acqua venerdì contro gli americani con una vela di 145 mq

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 27 Gennaio 2021 19:19

Luna Rossa torna in acqua venerdì (le 3.00 in Italia) contro Patriot, la barca dello Yacht Club di New York riparata in fretta e furia dopo la scuffia nel secondo Round Robin. Sei regate al cardiopalma. Nel ventoso golfo di Auckland, davanti alle tv di 120 Paesi. Chi vince strappa il biglietto per l’atto conclusivo contro il Britannia del Team inglese Ineos.

O la va o la spacca. Vietato sbagliare. Le tre sconfitte (consecutive) contro le vele di sua maestà hanno lasciato il segno. Ma anche acceso, in modo esponenziale, la voglia di riscatto.

La nostra Nazionale del Mare è pronta. Le ferite procurate dal baronetto BenAinslie – e dal suo gran tattico Giles Scott – sono (quasi) dimenticate. In fondo è stato un duello alla pari contro uno scafo che per imporsi (di 33 secondi) ha dovuto infrangere il muro dei 50 nodi. Luna Rossa è uscita comunque a testa alta.

YANKEE AGGRESSIVI. ALLA CACCIA DI UNA COPPA CHE MANCA DAL 2017

Gli americani sono un osso duro. Li guida un veterano che non fa sconti a nessuno. È Terry Hutchinson: skipper,tattico, direttore esecutivo. Un palmares coi fiocchi. Per due volte “Velista dell’anno“, 16 titoli mondiali, 4 partecipazioni alla America’s CUP. E come timoniere ha voluto Dean Barker, 47 anni, di Auckland. Nel 2017 ha difeso i colori del Team Japan. È stato lui ad affossare nel 2000 le speranze di Patrizio Bertelli (marito di Miuccia Prada) al suo primo assalto alla Coppa America. Hutchinson spera che si ripeta. E che il vento dia una mano, almeno sopra i 16 nodi.

Quanto alla barca del team americano è il caso di ricordare che il progetto è nato con la collaborazione degli ingegneri del Consorzio Airbus che è anche il principale sponsor della operazione.

NEW YORK RIVUOLE LA COPPA CHE HA TENUTO PER 132 ANNI

Al 37 West delle 44esima Strada, nel salone del New York Yacht Club, c’è una bacheca che pare un film. Ricorda di aver ospitato per 132 anni la Coppa America. La prima è arrivata nel 1851 e l’hanno tenuta ininterrottamente fino al 1983 quando furono sconfitti da Australia 2. Ma se la sono ripresa subito nella edizione 1987 ( 4-0 sugli australiani di Sceptre ).

Stavolta è più dura, una gara in salita: prima Luna Rossa, poi ( in caso di vittoria) i detentori neozelandesi, padroni di casa. I kiwi sono nettamente i favoriti. A dicembre hanno dominato nella Prada World Series. “ Te Rehutai” (questo il nome maori della barca) con vento medio forte non ha rivali.

L’ITALIA SOGNA L’IMPRESA CHE TENTARONO ANCHE AZZURRA E IL MORO DI VENEZIA

La storia della competizione velica più antica del pianeta – 170 anni, esordio a metà Ottocento attorno all’isola di Wight, sotto gli occhi della regina Vittoria- ha già visto in acqua altre due barche italiane. Azzurra due volte (1983, 1987) con Cino Ricci skipper e poi il Moro di Venezia (1992), la prima barca italiana – e anche la prima non anglofona – a partecipare alla finale di Coppa America. Era la barca del ravennate Raul Gardini (1933-1993), finanziata dalla Montedison, skipper il grintoso americano Paul Cayard.

Ora tocca a Luna Rossa – alias Furia Rossa – guidata da James Spithill (team director Max Sirena, tattico Vasco Vascotto, trimmer randa Pietro Sibello, operations manager Gilberto Nobili, altro timoniere Francesco Bruni ).

L’Italia non ha mai vinto la Coppa America ma per due volte è andata in finale.
Ci prova per la sesta volta con una doppia randa che catturerà il vento in 145 metri quadrati. Con un albero di 26 metri, alto come un palazzo di 9 piani. Vola sull’ acqua a quasi 100 all’ora. Basterà?

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Gen 28 2021

tutti i teatri sono eguali, 28 01 2021

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TUTTI I TEATRI SONO EGUALI,

ma qualcuno è più eguale degli altri, sostiene Amadeus, il condottiero, su Repubblica: gli artisti non sono calciatori che possono giocare a stadi vuoti!

—“Il Teatro Ariston di Sanremo è un teatro come tutti gli altri e quindi, come ha chiarito ieri il ministro Roberto Speranza (ministro della Salute ndr), il pubblico, pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e cinema. Speriamo il prima possibile”. Lo scrive su Twitter il ministro di Beni culturali e Turismo, Dario Franceschini. La decisione del ministro cambia completamente lo scenario, visto che sia Fiorello che Amadeus avevano dichiarato che “senza pubblico era impossibile fare il festival”.

Amadeus pronto a rimettere il suo mandato di direttore artistico e conduttore del festival di Sanremo? Secondo voci insistenti raccolte dall’Adnkronos all’interno della squadra del festival, il conduttore starebbe valutando il gesto clamoroso, dopo le parole twittate dal ministro Franceschini sul divieto ai figuranti in sala per il Teatro Ariston di Sanremo. Amadeus e i suoi, che hanno sempre parlato della difficoltà per gli artisti di esibirsi davanti ad un teatro vuoto, avrebbero sottolineato anche come ieri il ministro della Salute Roberto Speranza non avesse parlato di figuranti, come ha fatto invece Franceschini, le cui parole sono state dunque interpretate come un attacco al festival. Dal momento che – si fa notare da ambienti vicini al festival – molti altri programmi tv vanno in onda con un pubblico di figuranti scritturati.

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Gen 28 2021

pareggio 28 01 2021

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PAREGGIO

Dalla Stampa; ogni tanto l’Inps paga i morti davvero…

—Cancellato con un «clic». «Lei risulta morto», dice l’impiegato del San Paolo a Alfredo Mongelli, in pensione dopo aver lavorato per 42 anni come funzionario in un’azienda specializzata in vernici. «L’ho presa quasi sul ridere, mia moglie un po’ meno», scherza al telefono. La chiamata dalla banca era per avvisarlo che «non mi avrebbero pagato la pensione a febbraio, dal momento che risultavo morto».

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