J’ACCUSE – QUATTROCENTONOVANTUNO
E’ vero che anche oggi son sempre a duettare l’avvocato Marco Giusto e il consulente dottor Massimiliano Capra, entrambi Difesa, ma né i rappresentanti dell’Accusa, né della Parte civile si son permessi di contestare le loro conclusioni. Che non sono da poco, perché per condannare Maurizio Iori bisognava spiegare come fosse arrivato il Dna delle “vittime” su alcuni oggetti di morte: i giudici di entrambe le Corti, Cremona e Brescia, non hanno osato bocciare sul campo la tesi degli esperti, ma usando molto largamente la definizione di giudice peritus peritorum, nel chiuso della Camera di consiglio e senza spiegare in motivazione perché, hanno stabilito che il Dna si trasporta eccome e il “colpevole” è il medico del pronto soccorso, che coi guanti professionali ha toccato il corpo di due persone morte da almeno otto ore, e poi probabilmente gli oggetti. Trasportando il Dna!
Ma in Cassazione diranno nulla su questo modo di far sentenza?
Giusto – Certo, ho capito. Un’altra tematica che è stata affrontata è quella del cosiddetto – io chiamo impropriamente – trasporto mediato, mi spiego meglio, il trasporto che viene posto in essere da una persona che trasferisce “le tracce” di un altro soggetto; innanzitutto volevo sapere questo tipo di trasporto lascia sempre una traccia mista?
Capra M. – Allora, il trasporto mediato bisogna distinguere, cioè nel senso normalmente quello che uno si aspetta, si aspetta di trovare una traccia mista, se io con le mie mani sporche di materiale biologico del collega tocco un oggetto,
trasferisco il materiale biologico del collega su quell’oggetto ma dovrei lasciare anche un quantitativo di mio materiale che può essere maggiore o minore, a seconda del fatto, di quanto mi sono imbrattato le mani con il materiale biologico del collega e di come le mie mani si presentano naturalmente, se ho delle piccole ferite, se ho dei brufoli, se ho dei piccoli taglietti lascerò più materiale rispetto all’altro. Il trasporto mediato può essere fatto però anche tramite una penna, ad esempio se io prendo una
penna e la penna tipicamente non ha il Dna umano, almeno che non me la sia messa in bocca precedentemente, la metto nella cavità boccale del collega e poi tocco un oggetto è un trasporto anche questo mediato, in questo caso non trasferirò chiaramente il mio materiale biologico perché sulla penna non dovrebbe esserci il mio materiale biologico.
Giusto – Volevo anche capire questo trasporto mediato, come l’abbiamo definito impropriamente, è un evento eccezionale o è un evento normale per sua esperienza?
Capra M. – Guardi, bisogna vedere di che crimini si tratta, nei crimini in cui c’è stato un grosso coinvolgimento, un grossissimo coinvolgimento, cioè vittime che sono state accoltellate decine di volte e cose di questo tipo è abbastanza probabile, nel senso che la persona è venuta abbondantemente a contatto con queste.
Giusto – Ma non è il nostro caso.
Capra M. – In altri crimini è abbastanza, il trasporto mediato è abbastanza raro, perché non c’è stato un prolungato e ripetuto contatto con la persona offesa e quindi, non c’è ragione per cui uno si sporchi lui o sporchi dei determinati oggetti di questo materiale biologico.
Giusto – Quindi, possiamo dire che di norma un soggetto toccandone un altro di norma non trasferisce, non porta in giro il Dna di quest’ultimo?
Capra M. – Toccandolo semplicemente, no, sennò ripeto, sono casi; a Milano abbiamo un’ottica casistica in questo caso, per quanto riguarda i margini ungueali delle vittime di omicidio, si trovano nel trenta, quaranta per cento dei casi, e sono le unghie cioè la persona si difende, non è che… sennò se fosse così, sotto le mani di una persona dovremmo trovare tonnellate di materiale perché chiunque si relaziona con gli altri
ecco, per cui non…
Giusto – Certo. Questo perché in sostanza ognuno, ovviamente oltre a quello che eventualmente trasporta ha principalmente il suo di Dna immagino?
Capra M. – … se è una persona, se è settanta chili di Dna tuo conto, picco grammi di Dna di un’altra persona.
Avv. Difensore, Giusto – Certo. Sempre in relazione a questa materia. L’utilizzo dei guanti per la loro configurazione materiale, cioè per la sostanza della materia prima di cui sono fatti, sono degli oggetti che facilitano il trasferimento di Dna o
lo dovrebbero invece rendere estremamente difficile ed improbabile?
Capra M. – L’avevo già accennato questo qui inizialmente. I guanti di per sé, proprio perché sono un oggetto sanitario e diciamo, hanno una capacità di trattenere il
materiale, di raccogliere il materiale molto bassa non è una superficie che dev’essere assorbente, perché sennò alla fine avremmo una possibile fonte di infezione di trasferimento, tipicamente vengono fatte così anche le provette in laboratorio,
che noi ripeto, utilizziamo una volta e poi vengono buttate via, non hanno la capacità di legare e di trattenere il Dna e una capacità di ritenzione troppo elevata, hanno una capacità di ritenzione tra le più basse possibile vengono studiate a posta per non trattenere il materiale.
Cremona 26 05 2015 www.flaminiocozzaglio.info