J’ACCUSE – TRECENTONOVANTOTTO
Fischetti&Vacchiano impiegano ben quattordici pagine di chiacchiere che poggiano sul nulla per dimostrare un movente che non han obbligo di dimostrare, ma bisogna mettersi nei loro panni, qualcosa devono pur scrivere!
Intanto, cominciano col demolire la Difesa, pagina 173:
“Orbene, ritiene questa Corte che la lettura dei difensori, con tali censure, hanno proposto delle plurime risultanze probatorie acquisite nel corso del processo di primo grado sia, da un lato, non corretta, dall’altro troppo riduttiva e come tale non idonea a comprendere esattamente i diversi stati d’animo dei due protagonisti.”
I difensori non sanno nemmeno leggere: è chiaro, non indossano la toga forte e giusta e in vacanza ci vanno davvero, mica si portano in spiaggia il lavoro; quindi, ecco più sotto la lettura corretta del movente di Maurizio Iori, secondo i due:
“E’, infatti, il timore di doversi porre il problema di accreditare Livia all’interno della ‘famiglia allargata’ (con tutti i possibili contraccolpi psicologici che ciò avrebbe potuto provocare nei confronti degli altri figli e delle altre donne) che deve essere considerato il vero movente dell’azione omicida, sicché, anche se, a seguito dell’omicidio, quella riservatezza sarebbe stata inevitabilmente violata (e la madre avrebbe saputo ciò che non avrebbe dovuto assolutamente sapere), Iori sarebbe comunque riuscito a scongiurare la rottura di quell’equilibrio familiare cui egli massimamente teneva.”
Quando sopra ho scritto di quattordici pagine di chiacchiere, son convinto d’aver scritto il vero; ecco la famiglia allargata che Iori non vuole aumentare: lui, l’attuale moglie, la loro figlia, il figlio del primo matrimonio di lei, i due figli del primo matrimonio di lui, per chi si fosse perso nei conti, quattro figli di tre matrimoni. Sono in due Fischetti&Vacchiano, e come sostiene l’Associazione nazionale magistrati i giudici non fanno mai vacanze, spieghino dove può stare il timore di allargare una famiglia del genere, a meno pretendano dal lettore l’atto di fede!
Il problema semmai sarebbe stato il contrario: voglio proprio leggerli sostenere, i due, tutte le pagine a disposizione che servano, che se Iori avesse chiesto a Claudia Ornesi di allargare la famiglia dandogli la figlioletta Livia, lei gliel’avrebbe concessa senza esitazione!
A meno che, ma scriverlo in una sentenza in nome del popolo italiano è, come dire? un po’ ardito, i due vogliano sostenere che l’allargamento avrebbe dovuto comprendere anche Claudia Ornesi, e allora sì, è doveroso ammetterlo, ci sarebbero state resistenze un po’ da tutti…..
Ma i due vanno avanti come bulldozer e ripetono fino all’ultimo lo scempio dei fatti e della logica, pagina 182:
“E non vi è dubbio come qui proprio la successiva sparizione della lettera (sia di quella destinata a Livia, sia di quella destinata a Iori) chiuda il cerchio della dimostrazione che il movente in capo all’imputato avesse avuto origine, o quanto meno rafforzamento, da quelle allarmanti parole.”
Nella lettera che smaschera Iori, che per questo la distrugge, Claudia chiede che lui tratti come gli altri figli la loro figlia, e di nuovo Fischetti&Vacchiano, come già Massa Pio, dimostrano di non aver letto gli atti del procedimento che conduce alla loro sentenza, perché Maurizio Iori senza dubbio ha distrutto la lettera, non si può dubitare del giudizio di certi giudici! per i loschi fini comunque smascherati da essi, però ha raccontato per filo e per segno il contenuto, comprese le lamentele di Claudia per la scarsa attenzione a Livia, addirittura alla Polizia Giudiziaria!
Da domani l’interpretazione scorretta e riduttiva della Difesa.
Cremona 22 02 2015 www.flaminiocozzaglio.info