LA LEGGE DEL PIU’ FORTE –
MILLETRECENTODICIASSETTE A chi insiste, tanti,
specie tra chi occupa le poltrone che contano, Mattarella il primo,
lo scandalo delle nomine al Csm, Palamara e via dicendo, fatto grave
ma isolato eccetera, cambiamo la legge perché non si ripeta
eccetera, io rimango sulle mie: scendete dalle poltrone e leggete i
processi, Iori è l’abecedario ma ne troverete tantissimi con
notevoli scampoli alla sfera di cristallo. Nelle tre motivazioni Iori
non ce n’è una che spieghi come avrebbe fatto a uccidere, viste le
cause della morte; non calcolando le conseguenze, ha solo raccontato
delle balle, che di regola non bastano a fare un assassino; dal mio
libretto senza editori, una specie di sunto:
—Non ho voluto caricare troppo, spero d’aver messo
l’essenziale per far capire cos’è successo a chi non ha seguito le
udienze e letto gli atti: le Corti d’Assise hanno condannato senza un
briciolo di dubbio, senza però spiegare come sarebbe avvenuto
l’omicidio; impossibile da commettere, viste le cause di morte
indicate dall’autopsia; chi vuole la conferma, legga entrambe le
motivazioni di merito, sono duecento pagine scarse. Da qui la
domanda naturale: perché è successo?
Da ex piccolo burocrate
posso solo rispondere, dovessi rispondere in Tribunale: lo sanno i
giudici; solo essi, se sono in grado di distinguerlo, possono
indicare il meccanismo mentale che li ha spinti in quella direzione.
Se invece in un libro che scrivo io, ho il diritto di avventurarmi.
La prima sfortuna di Maurizio Iori è l’esser capitato nell’era del
femminicidio; vent’anni fa non avrebbero ordinato nemmeno l’autopsia,
tanto il fatto e i contorni sono chiari, e, passata la moda, lo
stesso succederà tra qualche anno. Poi Iori ci ha messo del suo. La
mattina del 21 luglio 2011, scoperti i cadaveri, la madre di Claudia
Ornesi urla alla Polizia: chiamate Iori, ieri era qui a cena. Lo
convocano, gli spiegano cos’è successo e lui dà per scontato il
suicidio, ma non vuol far sapere alla moglie, in vacanza, che era
dall’amante, ex che fosse; pensa che tutto finisca lì, nega la cena,
nega addirittura d’aver comprato le bombole; bugie dalle gambe
cortissime, e l’incredibile è che lo capisce lui stesso, perché
dopo quattro anni di frequenza sa che Claudia racconta tutto a madre
e sorella, tant’è che quando si ferma a cena, è successo anche
quattro giorni prima, è la madre di Claudia a preparare i piatti; ed
ecco il patatrac: per investigatori prima e giudici poi, chi si
permette di raccontar delle balle, a loro, figuriamoci! è degno di
tutto, anche di un omicidio; e poi gli Ornesi insistono: Claudia non
si è suicidata, non aveva alcun motivo. Conta nulla che, a precisa
domanda, dichiari Claudia non era depressa e nemmeno gli sembrasse
tipo da suicidio; che racconti per filo e per segno le lamentele che
Claudia gli faceva, e che i giudici poi indicheranno come movente; un
assassino, profittando anche della sua qualità di medico, avrebbe
detto esattamente il contrario. Il derby delle sue dichiarazioni:
quelle a suo evidente favore, come non esistessero; la bugia,
decisiva per il suo destino!
E’ l’esaltazione della forza della parola,
vera arma da guerra nel mondo civile che risolve le contese senza
usare le armi classiche: in apparenza le parole han lo stesso valore,
ma in guerra no, di colpo si trasformano come i pezzi degli scacchi,
c’è chi resta pedone, chi invece è promosso a Regina!
Ceriana 29 07 2019 www.flaminiocozzaglio.info
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