J’ACCUSE – CENTOTRENTA
Non vorrei esser sembrato troppo severo con gli avvocati della Parte civile, loro non rappresentano lo Stato come la Procura, difendono interessi e diritti di un cittadino, starà poi alla Corte stabilirne i confini; e se non ci sono argomenti, da lì deriva la magra figura, perché bisogna almeno far credere ce ne sia l’ombra. La migliore, ricorderete, è uscita all’avvocato Pagliari, che nell’opera di riduzione della quantità di Xanax, nessuno può credere alle 95 pastiglie ingoiate da Claudia senza accorgersene, per mano di Iori, è arrivata a 15 gocce nell’aperitivo, quantità insufficiente anche a una tranquilla dormita, tre ore dopo….
Certo, può esser facile giocare sul testo dell’appello, dove la Difesa ha inserito ad abundantiam il ragionevole dubbio, ma se poi si continua ad esempio con l’ormai vecchia storia della lettera di Claudia che Iori ha fatto sparire, la carta! perché prova del movente dell’omicidio, dopo averne compiutamente raccontato il testo alla Polizia, non è che si dimostri di ragionare meglio, come si pretende!
E se anche Iori avesse comprato non le tre bottiglie di succhi trovate nel frigo di Claudia, ma un’intera cantina, questo prova solo che le accuse poggiano sul nulla.
Ma il colpo della domenica, la speranza di chi gioca al superenalotto, può entrare anche nei Tribunali: mischiando e ripetendo, eccoci di nuovo alla lettera, che Iori non contesta quando la trovano, ma non ne aveva mai fatto cenno prima!
Tranne nelle dichiarazioni del 21 luglio stesso, riportate per esteso nell’ordinanza di convalida dell’arresto del dottor Gip, pagina 19!
Ma le dichiarazioni non ci azzeccano, conta la carta, e la sua sparizione si incastra perfettamente nell’ottica dell’omicidio. Che dire? Le centinaia di gialli che ho letto e visto nella mia gioventù eran combinati meglio.
Le chiavi, questo sì argomento importante, purtroppo oggettivamente a favore di Iori, ma all’insegna del “mai arrendersi”, rieccoci all’abusata versione, chi sa mai a furia di ripeterla diventi verità, oggettiva, s’intende: il processo di primo grado ha dimostrato non solo che Iori avesse le chiavi, ma alla fine s’è deciso a confessarlo lui stesso. Vediamo come. Al rogito, gli son stati consegnati i tre originali e lui, prima di consegnarli agli Ornesi (alla fine, digrignando i denti, han dovuto ammetterlo), ne ha fatto una copia. Poi non è certo gli Ornesi avessero gli originali. Poi se a settembre, un mese prima dell’arresto, ha chiesto il dissequestro dell’immobile ma non le chiavi, è un segno evidente che le aveva. Poi il fabbricante ha detto che chiunque può fare originali perfetti, se ha macchinari identici ai suoi. Poi lo dicono gli Ornesi. Infine, la prova regina: Claudia ha raccontato alla sorella, che l’ha raccontato ai giudici, che ci hanno naturalmente creduto e immagino bene la soddisfazione, che a Capodanno 2011, mentre dormiva, Iori, abbandonata la famiglia, era corso nel suo letto spaventandola!
Di fronte a prove del genere neanche un redivivo Cicerone, che pure ha scritto tanto di tutto, saprebbe ribattere.
E oggi concludiamo, faticosamente, credo si intuisca, con l’ennesima pentola senza coperchio: non può essere stato che Maurizio Iori a togliere la corrente dalla casa di Claudia, per paura esplodesse. Con lui dentro? ma no, non era questo il timore, e la Difesa lo difende male quando sostiene che l’esplosione, lui, fuori e lontano, l’avrebbe agevolato distruggendo ogni prova del suo duplice delitto; la Difesa ha una visione troppo ridotta dei fatti. Iori non aveva alcun interesse a distruggere la casa, perché, avendone mutato di nascosto la destinazione concordata dal contratto di leasing, da ufficio a abitazione, avrebbe perso il diritto alle rate già pagate, ben oltre i 20mila euro!
Cremona 29 05 2014 www.flaminiocozzaglio.info