LA
LEGGE DEL PIU’ FORTE – MILLETRECENTODODICI
Facile
per i cattolici appropriarsi della confessione, moto dell’animo
insopprimibile, a volte anche contro il proprio interesse, e sanarne
gli effetti con pochi pater ave gloria perché Dio vuol bene a tutti,
basta e avanza il pentirsi d’averlo offeso; a volte succede che, noi
umani siamo complicati, la confessione sia resa nella forma della
rivendicazione, come in questo terribile ma significativo scambio tra
gli avvocati delle Camere penali italiane e l’Associazione nazionali
magistrati; il tutto nasce dal pezzo delle Camere penali:
—L’UNIONE
DELLA CAMERE PENALI ITALIANE IN OCCASIONE DELLA MORTE DI FRANCESCO
SAVERIO BORRELLI
Con
Francesco Saverio Borrelli scompare un protagonista prestigioso della
vita pubblica italiana. L’alta professionalità del magistrato,
così come la integrità morale della persona, non sono in
discussione, ed i penalisti italiani, nel riconoscerle entrambe,
esprimono con sincerità il più profondo cordoglio per la sua
scomparsa. Tuttavia, il triste evento non può costituire l’occasione
né di servile ipocrisia, né di manipolazione della reale eredità
storica e culturale di quella tempesta giudiziaria e politica che fu
Mani Pulite. Proprio oggi, di fronte allo spettacolare disvelamento
della più grave crisi che la Magistratura italiana sia stata
chiamata ad affrontare nella storia repubblicana, occorre dire con
chiarezza che essa affonda tutta intera le radici esattamente in
quella stagione giudiziaria, che segnò appunto il radicale
sovvertimento dei fondamentali principi di separazione dei poteri dai
quali trae alimento vitale la nostra democrazia costituzionale.
Nasce
con quella inchiesta la trasfigurazione del potere giudiziario
inquirente nel più formidabile, incontrollabile ed irresponsabile
potere politico mai esercitato nel nostro Paese; e prende corpo in
quella inchiesta la più eclatante rinunzia della magistratura
giudicante alla propria autonomia ed indipendenza rispetto alla
magistratura inquirente. Mani Pulite, lungi dal poter essere
beatificata, è entrata nella storia del diritto italiano per il
grave e diffuso arretramento delle garanzie processuali che quella
inchiesta determinò, con estese influenze negative su tutto il
sistema giudiziario, tuttora presenti. Come non ricordare, innanzi
tutto, l’artifizio processuale di iscrivere le centinaia di notizie
di reato per i più vari e diversi fatti corruttivi o concussivi
addebitati a centinaia di politici locali e nazionali in un unico
procedimento penale, così determinandosi la scelta, da parte
dell’inquirente, dell’unico suo giudice delle indagini
preliminari. Così come si deve rammentare la scelta metodica,
sistematica e d’altronde apertamente rivendicata, di utilizzare la
qualificazione giuridica del fatto contestato (corruzione o invece
concussione) quale strumento di induzione alla confessione
dell’imprenditore interrogato, pronto ad essere trasfigurato da
imminente detenuto con il marchio del corruttore, a felice e
collaborativa parte offesa della concussione del politico di turno.
L’utilizzo sistematico della custodia cautelare fu proprio il segno
distintivo di tale inchiesta, senza che vi fosse alcuno scrupolo,
dopo la consequenziale confessione e soprattutto la chiamata in
correità, a dichiarare insussistenti quelle stesse esigenze di
restrizione che addirittura poche ore prima erano state ritenute
gravi ed insuperabili, a dimostrazione di come il motore del
procedimento si alimentasse essenzialmente della “collaborazione”
del carcerato, del carcerando o del carcerabile. Un meccanismo
perverso ed estraneo alle regole codicistiche che per alcuni si
rivelò fatale: la diffusione mediatica dello stato dell’indagine
per condizionare le scelte processuali, la spettacolarizzazione degli
arresti, la lunga custodia carceraria di chi non ammetteva gli
addebiti (e magari non aveva nulla da ammettere e sarebbe poi stato
assolto), crearono un clima di autentico terrore a cui vanno
ricondotti i gesti estremi di quanti videro distrutta la propria
dignità personale, professionale e familiare ben prima di un
giudizio che essi preconizzarono come drammaticamente inutile. Ma fu
soprattutto l’aver attribuito ad un ufficio di Procura un potere
politico senza pari ad aver segnato in modo definitivo la deriva
costituzionalmente anomala della magistratura inquirente verso i
disastri che oggi tutti possono vedere, toccare con mano e finalmente
comprendere: tra gli incredibili pubblici interdetti del c.d. Pool di
allora nei confronti di provvedimenti legislativi di prossima
approvazione e l’attuale guerra intestina per il controllo dei più
importanti incarichi giudiziari, vi è un rapporto di filiazione
fondato sulla alterazione del principio di separazione tra i poteri
dello Stato. Così pure è alla stagione di Mani Pulite che deve
essere ricondotto quel populismo giustizialista che, indicando nel
magistrato inquirente anziché nella politica della democrazia
parlamentare l’unico protagonista possibile del rinnovamento di una
nazione, ha generato una legislazione penale e processuale contraria
ai principi di uno stato liberale. Si tratta di lasciti che hanno
avvelenato per decenni, ed ancora oggi avvelenano, la vita
giudiziaria del nostro Paese.
Roma, 22 luglio 2019 La Giunta Ucpi—
Giudizio,
se vogliamo, ancora incompleto, perché la potenza senza alcun tipo
di controllo delle Procure s’è trasferita sui giudici che, se
vogliono, sentenziano alla Tortora, o alla sfera di cristallo dei
processi Iori; giudizio durissimo che può anche non essere
condiviso, pur senza invenzioni o insulti oggi tanto di moda, ma
l’incredibile succede, ecco la risposta immediata che appare sul sito
dell’Associazione nazionale magistrati:
—SUL
COMUNICATO UCPI IN RICORDO DI FRANCESCO SAVERIO BORRELLI
Leggiamo
sdegnati il comunicato della giunta delle camere penali, diffuso
oggi, a preteso ricordo di Francesco Saverio Borrelli.
Sconcerta
che un organismo rappresentativo del ‘avvocatura italiana ignori le
regole elementari del rispetto, persino nel giorno del lutto, che la
migliore parte del paese, a cominciare dal Presidente della
Repubblica, ha dolorosamente manifestato per la scomparsa di un
gigante della storia repubblicana, come Francesco Saverio Borrelli. E
lo faccia, peraltro, con la più bieca e triste polemica, con un
insieme di rozzi luoghi comuni, accostando volgarmente episodi e
fatti, con un intento di polemica politica che sconcerta e offende la
persona, la memoria, la storia, le istituzioni, e l’intera
Magistratura. Ci conforta sapere che altro è il rispetto che i
singoli avvocati hanno mostrato oggi, sfilando in toga davanti al
feretro del nostro Saverio— Solo
l’Anm non vede che alcuni “singoli avvocati” avran sentito
l’obbligo di precettarsi, e risponde con parole che non saranno
insulti, ma somigliano molto e che fanno capire come sia urgente la
politica riprenda la pienezza delle sue funzioni; la parola
conclusiva, spero, all’Unione degli avvocati penalisti:
—LA
GIUNTA UCPI REPLICA “ALL’INCREDIBILE COMUNICATO” DELL’ANM
Pensavamo,
ed ancora pensiamo, che abbia piena cittadinanza e legittimità nel
nostro Paese la rappresentazione di “Mani Pulite” non come una
pagina gloriosa della storia giudiziaria italiana, ma come invece il
formidabile precipitato di tutto ciò che un procedimento penale non
dovrebbe essere. Pensiamo di avere non solo il diritto, ma anzi il
dovere di mantenere chiara e forte la voce, dopo due giorni di peana
celebrativi di quegli anni bui, di chi pensa che nacque lì uno
squilibrio tra poteri dello Stato del quale ancora oggi paghiamo il
prezzo; un uso improprio della custodia cautelare, della
qualificazione giuridica del fatto a fini di raccolta della prova,
della tecnica di iscrizione della notizia di reato. Pensavamo e
pensiamo di poter tenere fermo ed alto questo punto di vista, senza
per questo meritare di essere coperti da insulti scomposti, come
nell’incredibile comunicato della Giunta ANM. Ci si indichi una
sola parola, una sola virgola, che esprima mancanza di rispetto verso
il magistrato scomparso. Si rispettino le idee diverse, e le si
confutino con tutta la durezza e la passione dei propri
convincimenti. Alle idee si risponde con le idee, non con gli
insulti. La
Giunta
Ceriana
24 07 2019 www.flaminiocozzaglio.info
flcozzaglio@gmail.com