Archive for Dicembre, 2021

Dic 28 2021

a ricordo di giorgio bonali 28 12 2021

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A RICORDO DI GIORGIO BONALI

collaboratore di www.cremonasera.it

Francoforte 28 12 2021 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

—Festeggiare l’ultimo dell’anno alla cooperativa Donati in Ceresole

Chi è stato giovane alcuni decenni fa, può capire questo racconto, relativo ai fine d’anno di un tempo: i più giovani, nel caso mi leggano, sono invitati a sorridere con moderazione.

Erano allora di moda le “festine”, che si svolgevano sempre a casa della ragazza con i genitori meno permissivi, quelli che preferivano ospitarci e poter tenere sott’occhi la figlia, piuttosto che lasciarla uscire, per andare in un’altra casa meno controllabile.

Molte volte il giochetto di finire ospiti, non funzionava; così bisognava inventare qualche altro trucco.

Uno dei più diffusi, nel mio gruppo di amici, era quello di dichiarare, parecchi giorni prima, che non si sarebbe partecipato ad alcuna festa, perché si era deciso di andarcene a dormire presto, senza nemmeno aspettare la mezzanotte per brindare al nuovo anno.

E si infiorava questa dichiarazione, con profonde motivazioni ideali, di contrasto radicale alle mode imperanti, che obbligavano tutti ad agire alla stessa maniera.

Quasi sempre il trucco reggeva e, all’ultimo minuto, arrivava ad ognuno dei “ribelli”, un gentile invito a sacrificarsi, per evitare che ad una delle feste già organizzate, i partecipanti risultassero spaiati. Con lo spirito di sacrificio che ci muoveva, si verificava che non rimanesse a casa alcun amico tra quelli che avevano dichiarato la loro ribellione all’ultimo dell’anno: in caso contrario era facile pretendere che l’invito venisse allargato. Così ci si vestiva il meglio possibile, si prendeva velocemente una stecca del torrone che era stato regalato in famiglia, tanto per non presentarci a mani vuote, e si arrivava a festa iniziata, accolti come salvatori della patria. Infine, qualche volta, ci si impegnava seriamente, per far sì che la festa assumesse un carattere nettamente diverso dalla solita parata di musiche lente, da ballare osando deliziosi cheek to cheek, e dal botto dello spumante a mezzanotte: per questo ci si dava appuntamento, senza impegno, in piazza (per noi allora era sufficiente questa indicazione per ritrovarci al freddo di piazza del Duomo) dove, chi aveva più fantasia o autorità sul gruppo, inventava come arrivare lietamente a superare la fatidica mezzanotte. Due volte si provò ad improvvisare e di una, in particolare, mi rimane uno splendido ricordo. Quell’anno, chi sapeva strimpellare uno strumento musicale, venne invitato a portarlo: ci trovammo con una fisarmonica, una chitarra, un flauto e una coppia di tamburelli.

Dopo aver improvvisata un po’ di musica sotto i portici del Comune, l’importante era far sentire che c’eravamo, capimmo che il gelo era così intenso, da non permetterci una lunga resistenza.

Ci ricordammo allora della “Donati”, una cooperativa in via Ceresole, proprio dietro al Duomo, una vecchia osteria molto spaziosa. Entrammo, facendo molto rumore, in un gruppo di quasi trenta tra ragazzi e ragazze, creando un po’ di scompiglio nella ventina di anziani, uomini e donne, che in religioso silenzio, aspettavano la mezzanotte, con davanti un bicchiere e un mezzo litro di rosso. Quando capirono che eravamo entrati per festeggiare assieme a loro, questi “nonni” presero vita e, stimolati da noi, cominciarono a ballare valzer e mazurche tra di loro e, dopo un po’, facendo coppia con noi giovani. Da quel momento andarono a gara ad offrirci da bere e noi, scarsamente abituati al vino, rischiammo una solenne sbornia collettiva. Ricordo quella notte, per una sana allegria che ci coinvolse tutti: credevamo di essere andati per portarne agli anziani, ma poi ci accorgemmo, che loro ne avevano procurata altrettanta a noi, forse ancora di più. È un bel ricordo quello che vi ho raccontato: a volte mi viene il dubbio che sia stato un sogno. Buon anno a tutti.

Giorgio Bonali

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Dic 28 2021

la breve storia 28 12 2021

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LA BREVE STORIA

di De Rica raccontata da www.cremonasera.it

Francoforte 28 12 2021 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

—De Rica nasce a Piacenza nel 1963 e si afferma come una delle maggiori industrie conserviere del paese. Entra in tutte le case per portare “finalmente, tutto l’anno, il profumo e il sapore del pomodoro fresco” nelle ricette italiane e nel 1967 è già un’icona, grazie a “Carosello” e ai cartoni animati con Gatto Silvestro e Titti, realizzati in esclusiva con Warner Bros da Organizzazione Pagot.

“No! Su De Rica non si può!”

è la celebre frase di Gatto Silvestro – ormai nell’immaginario collettivo – che chiudeva ogni cartone quando, al termine di fughe rocambolesche, Titti trovava riparo su un prodotto De Rica.

Negli anni ‘70 De Rica diventa il simbolo di freschezza, sapore e genuinità con Provvista Sugo, prezioso alleato in cucina della donna italiana che lavora e, finalmente, può contare sulla qualità di un prodotto 100% italiano, pratico, buono, veloce da preparare. Negli anni ’80 tutta l’Italia canta il celebre jingle della pubblicità di Polpa Pronta: “Adoro il pomodoro, il pomodoro fresco, che delizia, che profumo è proprio è proprio una bontà! Adoro Polpa Pronta uoh oh oh oh”.

Oggi De Rica fa parte del Consorzio Casalasco del Pomodoro, una grande Cooperativa Agricola formata da tanti piccoli agricoltori che lavorano nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Così il marchio storico – da sempre attento alla qualità delle materie prime – torna alle origini, nelle campagne di Gariga di Podenzano, dove tutto è cominciato.

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Dic 28 2021

l’agenzia riparatorti 28 12 2021

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L’AGENZIA RIPARATORTI Ovvero www.cremonasera.it, che svolge con passione anche questo ruolo!

Francoforte 28 12 2021 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

—Pomeriggio del 28 dicembre 2021, ecco cosa si scarica in Po a Brancere

Sostanze inquinanti tra le acque del fiume Po? Dovranno stabilirlo le autorità competenti da che cosa è composto il materiale che, in queste ore, da un canale di campagna è finito nel fiume Po nei pressi di Brancere di Stagno Lombardo. Il canale è quello che si getta nel grande fiume nelle vicinanze del ristorante Antenna del Porto. La segnalazione è arrivata direttamente dalla riva opposta del Po, da Polesine Zibello, dove alcuni frequentatori degli spiaggioni hanno scattato alcune immagini e le hanno girate alla nostra testata. Con la speranza che si faccia chiarezza su quanto è stato scaricato nel Po e con l’auspicio che non si tratti di sostanze inquinanti. 

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Dic 28 2021

figuriamoci se 28 12 2021

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FIGURIAMOCI SE Napoleone non è stato a Soncino per ammirare la Rocca Sforzesca! da www.cremonasera.it

Francoforte 28 12 2021 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

—Tracce 3, Napoleone a Soncino. La mostra inaugura il 30 dicembre in Sala Giunta

Tracce 3. Un progetto storico di rivalutazione del patrimonio contenuto nell’archivio del Comune di Soncino. Dalla micro storia, la storia locale, per poi allargare il tiro e puntare alla macro storia. Due destini che si incrociano inevitabilmente. Il 30 dicembre sarà inaugurata Tracce.3 dedicata ai tesori che l’archivio comunale custodisce per quanto riguarda la figura di Napoleone. Ci sorprenderà la dottoressa Ilaria Fiori (nella foto), che da anni collabora con il comparto Cultura del Comune di Soncino e ha realizzato progetti importanti per la rivalutazione della storia locale. Si ricordano infatti Tracce 1 dedicata ai più importanti documenti contenuti nell’archivio; Tracce 2 dedicato alla celebrazione dei cento anni della fine della Prima Guerra Mondiale e ora con questo nuovo progetto si investigherà sulla figura di Napoleone. Mai come ora la mostra è sul pezzo. Duecento anni dalla morte dell’ultimo imperatore che la Storia ricorda si carpiranno i segreti che celano il passaggio del Generale Bonaparte da Soncino. Il progetto, oltre che dal Comune è stato finanziato dalla Regione Lombardia per 7 mila euro. A latere della mostra che si snoderà nella splendida sala Giunta del Comune di Soncino, vi sarà anche il catalogo. Un vero gioiello che Ilaria Fiori ha curato personalmente contenente ogni passaggio della stessa, curiosità e misteri di Bonaparte. Ancora alcuni giorni e poi tutto sarà svelato. Ricordiamo che la mostra sarà visitabile presso il Comune negli orari d’ufficio e nel rispetto delle Norme Anticovid. Il catalogo invece sarà a disposizione della cittadinanza gratuitamente e di chi ne farà richiesta presso gli uffici Cultura del Comune di Soncino.  

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Dic 28 2021

prima gli altri 28 12 2021

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PRIMA GLI ALTRI Poi se stessi; dalla Provincia fin che c’è. Francoforte 28 12 2021 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

—Aumento dei costi dell’energia elettrica, del gas e delle materie prime. Il sindaco di Gerre de’ Caprioli Michel Marchi, preoccupato per i bilanci degli enti locali ha deciso di scrivere al presidente del consiglio Mario Draghi.

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Dic 28 2021

baby gang dilagano 28 12 2021

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Crescono in fretta e imparano da noi grandi, questa è la risposta che mi sento di dare all’amico Pirondini, che scrive su Blitz Quotidiano di Marco Benedetto. Flaminio Cozzaglio.

Baby gang dilagano, il fenomeno preoccupa: giovanissimi drogati di commenti e like, la responsabilità dei genitori

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 28 Dicembre 2021 8:11

Dilagano le baby gang. Da Nord  a Sud. Il fenomeno è in crescita e sempre più inquietante. Come arginarlo?

E perché i ragazzini – e sempre più spesso bambini – compiono azioni folli come raid incendiari, sassate a persone ed animali,  atti di bullismo, persino rapine e spaccio?

Le cronache di questi giorni registrano di tutto. “Imprese”di ogni genere. C’è la banda Italo-ticinese che agisce tra Como e Lugano. E c’è la banda di ragazzini (di scuole medie) che impazza a Salorno (Alto Adige) lanciando di tutto contro i passanti, sassi e blocchi di neve.  

In Emilia Romagna non va meglio. A Parma una baby gang terrorizza il centro storico, danneggia le vetrine dei negozi. Nel Cesenate sono spuntati i bimbi piromani. Incendiano cassonetti, filmano i maxi roghi e postano i video su Tik Tok (social network cinese) per fare incetta di like ed emoticon.

Hanno solo 10-11 anni. Ovunque ci sono bande giovanili.

A Napoli un minore si è infilato nella cabina della Circumvesuviana (rete  ferroviaria metropolitana di 142 Km, 97 fermate) e ha fatto il gradasso immortalandosi nel solito video per Tik Tok al grido “Stiamo volando “. Una ragazzina ha spruzzato del profumo addosso a due agenti della municipalità parlando di “puzza di infame”.

È una emergenza. Ma perché  lo fanno? Gli psicoterapeuti dell’Osservatorio nazionale adolescenza onlus rispondono preoccupati: “Questi ragazzini cercano una sensazione interna forte, vogliono il brivido. Sono drogati di commenti e like. Vogliono sentirsi popolari e unici avendo fatto qualcosa di diverso rispetto ai coetanei.

Valutano divertenti i vandalismi, non percepiscono il pericolo o la gravità. Il problema non è l’azione”. E poi: “Vogliono vivere in vetrina. Ci sono bimbi con migliaia di follower, il sistema dei social, utenti compresi, è complice loro. I like e i commenti portano ad agire senza pensare. Per questo i bimbi non devono stare sui social “.

Ed allora come se ne esce da questo vortice di micro criminalità da baby gang?

Gli adulti devono far ragionare i bimbi, mettere freni nella quotidianità. Troppe volte vengono  invece giustificati. Vivono in un contesto dove ogni cosa è a portata di un click. Non ci sono filtri. E i bimbi sono oggi troppo carichi di input con tutte le connessioni che hanno. I genitori devono invertire questa tendenza cercando di capire come la pensano . Certo, non è facile. Hanno un modo di dialogare totalmente diverso dal nostro. Epperò devono fermarsi. Sennò è notte fonda.

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Dic 28 2021

non ne vogliono 28 12 2021

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NON NE VOGLIONO

sapere di farsi giudicare, forse ce la farebbe il Padreterno, aiutato da San Pietro; quanto poi alle leggi passate hanno favorito il Sistema di Palamara e Sallusti, imputabile a tutti tranne che a loro; dal Dubbio. Francoforte 28 12 2021 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

—L’introduzione delle pagelle per valutare l’operato dei magistrati rispetto alla loro capacità organizzativa, «di per sé non può che esasperare una corsa alla carriera che altera la fisiologia della nostra funzione». Inoltre, consentire all’ Avvocatura, afferma Santalucia, «di votare nei consigli giudiziari che elaborano le valutazioni di professionalità dei magistrati esaspera la potenziale conflittualità tra categorie professionali». Quello che è stato rivelato dalle inchieste «è frutto di leggi passate che hanno favorito dinamiche deviate: il verticismo e il carrierismo, storture che devono essere corrette e che l’annunciata riforma Cartabia rischia invece di favorire ulteriormente».

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Dic 28 2021

dolci fatti in casa 28 12 2021

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NATALE 2021, DOLCI FATTI IN CASA IN 1 FAMIGLIA SU 2

Da Nord a Sud del Bel Paese le specialità sono moltissime e tutte fortemente legate al territorio

Con il crescere della preoccupazione per la variante Omicron e l’entrata di molte regioni in zona gialla quasi la metà delle famiglie italiane (47%) prepara quest’anno in casa i dolci tipici del Natale, anche per gli evitare gli assembramenti dello shopping degli ultimi giorni e garantirsi a tavola prodotti genuini delle tradizione. È quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè diffusa in occasione della sfilata dei dolci del Natale al mercato di Campagna Amica al Circo Massimo a Roma, con le ricette realizzate dai cuochi contadini per dare consigli preziosi su come confezionare le specialità più dolci. La necessità di passare il tempo fra le mura domestiche legata alle misure di restrizione imposte dalla pandemia ha spinto al ritorno della cucina casalinga fai da te con la riscoperta di ricette e dolci della tradizione. La preparazione delle specialità tradizionali delle feste, anche con il coinvolgimento dei bambini, è un’attività tornata ad essere gratificante per uomini e donne permettendo di impiegare il tempo al sicuro all’interno delle proprie abitazioni. Si tratta spesso di dolci le cui ricette sono tramandate da generazioni e rappresentano un vero e proprio patrimonio culturale del Paese. Accade così che, assieme agli immancabili panettone ed il pandoro sulle tavole sono tornate anche le specialità casalinghe della tradizione contadina. Da Nord a sud del Bel Paese le specialità sono moltissime e tutte fortemente legate al territorio, in Basilicata non possono mancare i calzoncelli di pasta fritta con ripieno di mandorle e zucchero oppure castagne e cioccolato, in Calabria si consuma la pitta “mpigliata” con la sua caratteristica forma a rosellina (o rosetta). In Campania è il tempo di roccocò e susamielli, mentre in Puglia troviamo le cartellate baresi, nastri di una sottile sfoglia di pasta, unita e avvolta su sé stessa sino a formare una sorta di “rosa” impregnata di vincotto tiepido o di miele, e poi ricoperte di cannella, zucchero a velo oppure mandorle. Al nord in Friuli torna  la gubana, una pasta dolce lievitata, con un ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone, dalla caratteristica forma a chiocciola, in Emilia Romagna la spongata ripiena di miele, uva passa, noci, pinoli, cedro,  in Liguria del pandolce (impasto di farina, uvetta, zucca candita a pezzetti essenza di fiori d’arancio, pinoli, pistacchi, semi di finocchio, latte e marsala ) e in Lombardia, dove troviamo il Panun de Natal, un dolce ricco di frutta secca e molto profumato fatto con il grano saraceno e che può avere la forma di un filoncino leggermente appiattito o più raramente di una pagnotta rotonda, rigonfia al centro. Non mancano specialità nelle isole come in Sicilia con i buccellati di Enna (dolci tipici ripieni di fichi secchi). Ma per chi non ha tempo di dedicarsi al fai da te casalingo e vuole comunque stupire i commensali arrivano i primi agripanettoni 100% italiani, come quelli con grano anico o di mais corvino fatti in Lombardia o il panettone con grano 100% nazionale, frutto della collaborazione tra Sis, Società Italiana Sementi di Bologna, mulino Pivetti di Cento (Ferrara), Coprob (cooperativa produttori bieticolo-saccariferi) e la cooperativa Deco Industrie di Bagnacavallo (Ravenna). Per produrlo è stato utilizzato grano tenero della varietà “Giorgione”, da cui si ottiene una farina al top della qualità per la trasformazione in prodotti da forno. Selezionato, coltivato, raccolto e macinato in Italia, il Giorgione è un grano tenero frutto della ricerca di Sis, ottenuto con incroci naturali e senza impiego di organismi transgenici, ma valorizzando il meglio della tradizione produttiva del grano nel nostro Paese. Oltre all’ingrediente base, la farina, il panettone 100% italiano utilizza burro, zucchero, uova, lievito madre e scorze di arance candite, tutti di produttori nazionali.

I DOLCI DI NATALE TRADIZIONALI REGIONE PER REGIONE

VALLE D’AOSTA

FLANTZE – Pane lavorato con zucchero e arricchito da uvetta, mandorle, noci e scorza d’arancia candita. Veniva preparato nei paesi durante la panificazione (che avveniva una o poche volte l’anno e di solito era caratterizzata dalla produzione del pane nero cotto nei forni comuni dei villaggi) a partire dallo stesso impasto di base del pane, come regalo per i bambini che partecipavano al procedimento collettivo e tradizionale. Oggi viene preparato dai panifici con lavorazione artigianale. Tradizionalmente di forma rotonda, può essere confezionato anche a forma di animale per i bambini. Gli ingredienti di base sono la farina integrale, di solito di segale o di frumento, la frutta secca e un po’ di burro.

PIEMONTE

CRUMBOT – Il dolce è legato alla tradizione povera del Natale e rappresenta il Bambino Gesù. Una leggenda narra che durante la fuga in Egitto Gesù fu nascosto in una cesta che conteneva della pasta madre per il pane che miracolosamente lievitò avvolgendo il Bambino per nasconderlo. Il “Bambino di Natale” è una pasta frolla della tradizione in cui gli ingredienti semplici danno spazio al massimo sapore della farina del grano San Pastore: uova, burro, zucchero e un pizzico di lievito uniti a questa farina vengono poi impreziositi ed esaltati dai canditi di arance e ciliegia e dalle gocce di cioccolato. Il Bambino riprende e riattualizza la tradizione della Busela, la bambolina di pastafrolla che veniva sagomata o disegnata durante il periodo natalizio nelle famiglie contadine

VENETO

LA PINZA – È un dolce contadino e ai tempi nostri può essere definito un piatto del riciclo. Si può fare con in pane raffermo o la polenta avanzata, mescolando uvetta, semi di finocchio, fichi secchi. Veniva servito alla fine delle festività proprio perché è inteso come torta antispreco, realizzata con ciò che non veniva consumato a tavola

LOMBARDIA

MIASCIA – Nasce come dolce povero e dei poveri, per riutilizzare il pane secco ammollato nel latte e impastato con uova, frutta (al posto del prezioso e ben più costoso zucchero) e frutta a guscio. In assenza del pane, trovava impiego anche un impasto di semplice farina, bianca e gialla. Ancora oggi è un dolce di casa nel comasco. Col passare del tempo, tramandato di cucina in cucina dal Lario alla Brianza, si è arricchito di varianti: nuovi ingredienti quali scorze di agrumi, polvere di cacao, fichi secchi, ma anche liquore e amaretti, fino ad arrivare all’aggiunta di erbe aromatiche. Numerose sono infatti le versioni in cui la si può apprezzare sul territorio: la miascia di Bellagio con farina di castagne, la miascia di Colico con la farina bramata e quella di Ossuccio con farina bianca e bramata, fino in Valsassina, dove è previsto anche l’impiego di foglie di menta (o erba di San Pietro). La miascia è un dolce tipicamente preparato nelle case dei comaschi nei giorni di festa, e in particolare a Natale (come se fosse una sorta di “panettone” del Lario). Essendo un dolce povero e di semplice fattura, veniva riproposto più in generale anche nelle occasioni delle feste paesane, cuocendolo in forni comunitari

TRENTINO ALTO ADIGE

ZELTEN – È un pane dolce a base di frutta secca e canditi. Farina, uova, burro, zucchero e lievito sono la base comune di un dolce che conosce naturalmente un gran numero di varianti; da zona a zona, da valle a valle, da famiglia a famiglia la ricetta cambia e si arricchisce di ingredienti particolari, di segreti, di personali regole di preparazione. Possiamo comunque distinguere, un po’ sommariamente, due varianti: quella trentina, che contiene più pasta e meno frutta e quella del Sud-Tirolo e Bolzano, caratterizzata da un maggiore uso della frutta. Noci, fichi secchi, pinoli e mandorle sono comunque usate in tutte le diverse preparazioni. Le case si riempiono i profumi inebrianti di cannella, di fichi secchi, il periodo dell’Avvento è il momento di dolci leccornie. La tradizione della cucina povera, che caratterizza molte regioni italiane ha prodotto una serie di dolci preparati nel periodo natalizio che erano sostanzialmente versioni arricchite del pane fatto in casa. Il nome Zelten risale al nome tedesco “selten” che vuol dire “a volte” inteso a sottolineare l’eccezionalità della preparazione che avviene solo a Natale.

FRIULI VENEZIA GIULIA

GUBANA – È un tipico dolce delle valli del Natisone e di Cividale del Friuli (Udine), che si prepara in periodi di grande festa (Natale, Pasqua), a base di pasta dolce lievitata, con un ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone, dalla forma a chiocciola, del diametro di circa 20 cm, cotto al forno. Il dolce è noto fin dal 1409 quando fu servita in un banchetto preparato in occasione della visita di papa Gregorio XII a Cividale del Friuli, come testimoniato dallo stesso papa veneziano

LIGURIA

PANDOLCE – In dialetto pandöçe o pan döçe, è uno dei dolci tradizionali liguri. Come il panettone milanese anche il pandolce è particolarmente legato alle festività natalizie.  Può essere basso o alto a seconda del tempo di lievitazione ma in entrambi i casi l’impasto è arricchito da pinoli, uvetta e frutta candita.  In passato era molto apprezzato dai marinai liguri per la sua lunga conservazione. Infatti se ben preparato e tenuto in una busta di cellophane dopo l’apertura può conservare la fragranza anche per due settimane

EMILIA ROMAGNA

PAMPEPATO DI FERRARA – A forma di zuccotto è impreziosito da mandorle o nocciole finissime, da gustosi canditi, è insaporito con spezie profumate; la calotta è ricoperta infine di cioccolato fondente. Così il ricco dolce diventa il Pan del Papa. Facile comprendere a chi era dedicata questa meraviglia! Una lingua antica, poetica e perduta lo trasforma in Pampapato e Pampepato. Da secoli i due nomi convivono e la sostanza non cambia. È il dolce del Natale, delle feste, è il dolce che meglio rappresenta la ricchezza e la raffinatezza di Ferrara. E’ il dolce che con il suo gusto intenso e il suo profumo delizioso richiama la tradizione di un territorio dai tanti racconti e sapori. Recentemente ha ottenuto anche la indicazione di origine protetta (IGP) ed è tutelato da un Consorzio che attribuisce il bollino europeo solo a chi rispetta il disciplinare di produzione

TOSCANA

PANFORTE – È un dolce di forma circolare, basso e compatto. Può essere di colore bianco o nero a seconda che si cosparga esternamente di zucchero vanigliato o di cacao. Presenta una superficie rugosa, nella parte inferiore appoggia su un’ostia sottile. Ha un sapore forte di spezie e di frutta candita, è piuttosto consistente e si presenta leggermente gommoso al palato. Viene preparato in diverse pezzature. Prodotto tipico della provincia di Siena, la sua tradizione si è allargata col tempo al grossetano: a Massa Marittima la sua produzione accompagna tutte le festività.

UMBRIA

PAMPEPATO – Tipico di Terni, il Panpepato è un dolce dalle origini antichissime. Questa specialità dalla forma rotonda è a base di noci, nocciole, mandorle, cannella, noce moscata, cioccolato, miele e uvetta. Un vero e proprio concentrato di energia che lo rende, infatti, un dolce molto apprezzato durante il periodo natalizio. Ogni famiglia utilizza una versione rivista della ricetta tradizionale ed è anche per questo che è considerato un dolce popolare

MARCHE

PANETTONE ALLE VISCIOLE – Da antiche ricette di metà 800, arriva il panettone con le visciole ossia ciliegie selvatiche. Questo prodotto ha nella semplicità il suo punto di forza. Un panettone in cui si avverte l’aroma del panettone fatto in casa. Lievito madre, una lenta e graduale lievitazione, che giunge naturalmente a compimento nell’arco di trentasei ore e ingredienti selezionati di alta qualità, rendono questo prodotto delicato e armonico. Sapore vellutato e setoso, dove si armonizza perfettamente e senza eccessi la presenza delle visciole, che stemperano il dolce e arrotondano il gusto, stimolando il palato con inaspettate combinazioni di sapori e profumi.

LAZIO

PANGIALLO – Meglio noto come pangiallo romano è un dolce che ha la sua origine nell’antica Roma e più precisamente durante l’era imperiale. Era, infatti, un’usanza di quei tempi distribuire questi dolci dorati, durante la festa del solstizio d’inverno, in modo da favorire il ritorno del sole. Il tipico pangiallo romano, ha subito numerose trasformazioni durante i secoli a causa dell’espansione dei confini territoriali e dell’incremento nella comunicazione tra le varie regioni italiane.Tradizionalmente il pangiallo veniva ottenuto tramite l’impasto di frutta secca, miele e cedro candito, il quale veniva in seguito sottoposto a cottura e ricoperto da uno strato di pastella d’uovo.Fino a tempi molto recenti nella preparazione del pangiallo le massaie romane mettevano i noccioli della frutta estiva (prugne e albicocche) opportunamente essiccati e conservati, in luogo delle costose mandorle e nocciole

ABRUZZO

PARROZZO – È un tipico dolce abruzzese di Pescara, associato alle tradizioni gastronomiche del Natale. Luigi D’Amico, titolare di un laboratorio di pasticceria a Pescara, ebbe l’idea di fare un dolce dalle sembianze di un pane rustico anche detto pane rozzo (da cui è derivato il nome “Pan rozzo”), che era una pagnotta semisferica che veniva preparata dai contadini con il granoturco e destinata ad essere conservata per molti giorni. D’Amico fu ispirato dalle forme e dai colori di questo pane e riprodusse il giallo del granoturco con quello delle uova, alle quali aggiunse la farina di mandorle; invece, lo scuro colore dato dalla bruciatura della crosta del pane cotto nel forno a legna fu sostituito con la copertura di cioccolato. La prima persona alla quale Luigi D’Amico fece assaggiare il parrozzo fu Gabriele d’Annunzio, che, estasiato dal nuovo dolce, scrisse un madrigale “La Canzone del parrozzo”

CAMPANIA

ROCCOCO’ E SUSAMIELLI – Dolci di Natale a forma di ciambella, adatti a chi ha denti buoni, sono un mix a base di mandorle, farina, zucchero, canditi e spezie varie. La loro origine pare risalga al 1320, per mano delle monache del Real Convento del Real Convento della Maddalena, mentre il nome deriva dal francese “rocaille”, elemento decorativo a forma di roccia o conchiglia. Anche i susamielli fanno parte dei dolci della tradizione natalizia campana; diffusissimi in tutta la regione, sono dei biscotti duri di forma rotonda o a esse, che, preparati in casa, venivano serviti al mattino del giorno di Natale insieme ai raffioli, ai mustaccioli ed ai roccocò. La ricetta dei susamielli dice che dopo aver impastato farina, miele, noci tritate ed ammoniaca la pasta va stesa e si lavorano i biscotti per farli diventare della forma desiderata prima di infornarli. Una curiosità intorno al susamiello è che

BASILICATA

CALZONCELLI – Tipico delle tavole natalizie lucane è il calzoncello, dolce fritto con all’interno un cuore di castagne, raccolte nei boschi lucani, e cioccolato. Vi sono varianti legate all’utilizzo dei ceci al posto delle castagne nell’impasto o alla unicità del “Calzoncello di Melfi” che prevede la cottura al forno: ogni famiglia lucana apporta piccole variazioni alla ricetta a seconda della “propria” tradizione.

PUGLIA

CARTELLATE AL VINCOTTO – Sono dei tipici dolci originari della Puglia. l nome potrebbe derivare da carta, incartellate, cioè sinonimo di incartocciate, secondo la loro tipica forma arabesca. Le cartellate al vincotto, carteddàte in dialetto, sono un tipico dolce pugliese che si prepara per Natale: una ricetta della tradizione che trionfa su tutte le tavole della regione. Un impasto semplice a base di olio, vino bianco e farina a cui dare la forma di rosette: basterà poi friggerle e passarle nel vincotto, prima di servirle. Si tratta di dolcetti firabili e croccanti dalle origini molto antiche: nella tradizione popolare le cartellate simboleggiano le lenzuola di Gesù Bambino. Ipotesi storiche, invece, parlano di dolci che arrivano dall’antico Egitto, dove venivano preparate per i faraoni. Tradizione vuole che le donne di diverse famiglie si incontrino per preparare insieme i dolci delle feste natalizie, mescolando così le varie ricette tradizionali e i segreti che le rendono uniche. Solitamente le cartellate si gustano intrise nel vin cotto, ottenuto dalla uve pugliesi Malvasia e Negramaro, o dai fichi.

MOLISE

CIPPILLATI DI TRIVENTO – Biscotto di pasta frolla ripieno di marmellata di amarene. La sua caratteristica forma a mezzaluna richiama il copricapo della Dea Diana, cui è dedicata la bellissima Cripta.

CALABRIA  

PITTA MPIGLIATA – Anche conosciuta come pitta “nchiusa” è un dolce tipico calabrese, originario di San Giovanni in Fiore ma molto diffuso in tutta la provincia di Cosenza. È un dolce preparato in tutti i periodi di festa. Il nome pitta mpigliata deriva dall’ebraico e dall’arabo pita, che significa schiacciata. Il periodo al quale si fa riferimento della nascita della pitta mpigliata è il 1700. Il dolce veniva preparato soprattutto per le cerimonie nuziali, come riferisce un documento notarile di San Giovanni in Fiore, risalente al 1728. Esistono alcune varianti della pitta mpigliata per quanto riguarda gli ingredienti, in ogni caso il dolce mantiene sempre la sua forma tipica Vi sono comunque oltre alla forma a pitta, quella a rosellina (o rosetta).

SICILIA

BUCCELLATI – Sono i dolci di natale siciliani per eccellenza, quelli della tradizione! sono dei dolci a base di pasta frolla con un ripieno ricco a base di fichi secchi. Ne esistono di vario tipo, forma e ripieno a seconda delle varie parti della Sicilia. Esiste il buccellato intero dalla forma circolare e quelli più piccoli dalla forma allungata. Vi sono quelli semplici con un po’ di zucchero a velo e quelli decorati con glassa e zuccherini colorati. E anche riguardo al ripieno, vi sono quelli ripieni di fichi secchi ma anche i buccellati con ripieno di mandorle, marmellata e cioccolato.

SARDEGNA  

PABASSINAS – Il dolce natalizio della Sardegna per eccellenza chiamati anche papassini, pabassinos, papassinos: sono come dei grossi biscotti preparati con un impasto di pasta frolla, uva passa, mandorle, noci, scorza di limone grattugiata, miele. Altre varianti prevedono l’aggiunta di vaniglia o cannella.

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Dic 27 2021

i più eguali-duecentocinquantanove 27 12 2021

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I PIU’ EGUALI – duecentocinquantanove

Dalle mie 70 cartelle sui processi Iori senza editore, arriva la sfera di cristallo.

Francoforte 27 12 2021 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com —E ancora una volta, nel descrivere la dinamica dei fatti, la piccola Livia non risulta: si sarà servita dello Xanax da sola! Ma attenti, siamo in prossimità del grande evento, il cerchio di Giotto, degno, da solo, di rappresentare l’intero procedimento, di apparire sulle prime pagine dei giornali, nei titoli dei servizi Tv: “Si precisa e ribadisce che quelli testé fatti sono solo alcuni (dei molti) esempi del modo concreto con cui, nell’ipotesi omicidiaria, il responsabile poteva far assumere lo Xanax liquido alle vittime. Non avendo la sfera di cristallo non è possibile indicare con precisione quale fu l’espediente usato (uno di quelli descritti, un altro ancora) per riuscire nell’intento né è necessario”.

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Dic 27 2021

cremonesità-duecentosette 27 12 2021

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CREMONESITA’ – duecentosette

Puntuale un cacchio, scrive grossomodo Federico Centenari in www.cremonasera.it!

Francoforte 27 12 2021 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com —Differenziata “fai da te”, fenomeno in aumento con cestini pieni di sacchi in città. Pochi controlli e ancora dubbi sulla tariffa puntuale

E’ bene chiarirlo subito: il problema non è la tariffa puntuale, ma l’inciviltà di alcuni concittadini. Da tempo arrivano segnalazioni di lettori, con tanto di foto come quelle che pubblichiamo qui, di cestini in città ricolmi di sacchi e sacchetti di rifiuti indifferenziati. Un colpo d’occhio che intristisce e al tempo stesso il segnale di un calo del senso civico, incrementato, questo sì sebbene indirettamente, dall’introduzione della sperimentazione per la tariffa puntuale. Molti cremonesi, evidentemente, nel tentativo di risparmiare i sacchi con il tag per la tariffa puntuale, stanno buttando rifiuti indifferenziati in comuni sacchetti e approfittando dei cestini sparsi per la città.

Segnalazioni di questo genere arrivano un po’ da tutte le parti di Cremona, dal centro alle periferie. Il problema, come sempre, sta nei controlli, che evidentemente non sono sufficienti. Non lo sono alla fonte, ossia sui sacchi azzurri e su quelli per plastica o vetro conferiti nei contenitori posti nei condomini o fuori dalle case. E non sono sufficienti, i controlli, per le vie della città, dal momento che il fenomeno non fa che aumentare. 

Introdotta dal primo di settembre, la sperimentazione della tariffa puntuale sarà in vigore per un anno, ossia fino a settembre del 2022. Da quel momento il Comune dovrà decidere come proseguire e adottare gli eventuali correttivi. Una delle richieste rregistrate con maggiore frequenza è quella relativa al volume dei sacchi, che dovrebbe essere parametrato alla composizione del nucleo familiare. E’ infatti chiaro che un single non può produrre lo stesso quantitativo di rifiuti di una famiglia media o di una famiglia numerosa. Di qui la richiesta volta a prevedere sacchi di diverso volume da distribuire a seconda del numero dei componenti il nucleo familiare.

Da quanto si apprende, i controlli sull’andamento della sperimentazione sono pochi e quasi inesistenti le multe. E’ chiaro che in questo modo non si fa che favorire chi ha poco senso civico, che anziché utilizzare i sacchi muniti di codice, ricorre ai cestini riducendo così il quantitativo di rifiuti “tracciabile” e risparmiando indebitamente.

I dati sin qui usciti sull’andamento della raccolta differenziata a Cremona, d’altra parte, parlano di un peggioramento dal punto di vista qualitativo. Si ha in altre parole un aumento dei sacchi della differenziata ma al tempo stesso un calo dei rifiuti riciclati. Lo ha confermato tempo fa lo stesso assessore Maurizio Manzi nella sua risposta a un’interrogazione di Saverio Simi (FI) e lo ha ribadito anche Forza Italia in un recente comunicato (qui l’articolo).

Altri problemi segnalati dai cittadini riguardano l’incertezza sui costi della Tari, dal momento che allo stato attuale non è possibile prevedere se vi sarà in effetti una riduzione o meno per i cremonesi. “Ad oggi – ha detto l’assessore Manzi il 2 dicembre rispondendo a Simi – non è possibile fornire indicazioni circa il bilancio preventivo del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti per l’anno 2022 in quanto esso è in fase di predisposizione”.

Altre preoccupazioni, infine, riguardano eventuali contestazioni in fase di pagamento della Tari. Il Comune ha infatti la possibilità di rilevare, grazie al tag, il numero di sacchi conferiti da ogni utenza, ma quest’ultima non ha, al momento, strumenti di controllo o comunque la possibilità di dimostrare quanti sacchi ha effettivamente conferito. Ad esempio: se il Comune rileva che un dato utente ha conferito 10 sacchi ma questo ritiene di averne conferiti otto, come può dimostrarlo? Come può verificare il dato del Comune? Ad oggi non è possibile una verifica di questo tipo e sono in molti a porsi la domanda.

Resta stringente il problema del “conferimento selvaggio” in città, a fronte del quale sarebbe opportuno incrementare i controlli.

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