Mag 30 2021

calcio lenin mussolini 30 05 2021

Published by at 3:26 pm under Pubblica Amm.ne

Due articoli su Blitz Quotidiano di Pirondini, calcio e roba più seria, stile simile, Enrico pare sorridere di tutto….. Flaminio Cozzaglio.

Calcio nella morsa dei fondi americani e dei procuratori troppo esosi, Gravina vuole il decalage

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 30 Maggio 2021 7:57

Il calcio è ringalluzzito. Si è fatto baldanzoso. Ha dimenticato (forse, non tutti per fortuna) i guai e le perdite globali causa Covid – biglietti, sponsor e commerciale, diritti tivù. E sembra aver ritrovato il suo antico passo da cicala.

La crisi di liquidità causata dalla pandemia ha accelerato l’invasione delle società d’investimento nel sistema europeo. Il caso Inter è l’ultimo di un fenomeno in ascesa. L’operazione Oaktree – il fondo americano , uno dei maggiori investitori di credito al mondo, finanzierà con 275 milioni di euro le casse neroazzurre – è emblematica.

Il colosso americano sgancia il denaro che serve nell’immediato, ma vuole che il suo investimento possa fruttare.

Di solito questi fondi hanno due modi per guadagnare. Con i rendimenti derivanti da tassi d’interesse elevatissimi e/o con la valorizzazione di ciò che si finanzia attraverso cambi di governance. Sconti non ne fanno. Anzi.

In Europa le partecipazioni dei fondi hanno coinvolto fior di società . Qualche nome? Le due di Manchester, il Celtic Glasgow, le nostre big (Inter, Milan, Juventus). E poi le francesi Lione, Lilla, Tolosa. Tanto per  fare dei nomi. I fondi americani sono pure sbarcati in Normandia. Più che il pieno dì Calvados, hanno fatto il pieno del Caen ( 85% ). Un tempo Caen piaceva a Guglielmo il Conquistatore, oggi ha ingolosito Oaktree. Dai normanni agli americani. Un bel salto.

In Italia non tutti hanno capito

C’è chi vive ancora nell’iperuranio, oltre le sfere celesti. E insiste con i milioni facili. Le società frenano (non tutte). Giocatori, procuratori, parecchi allenatori, tirano dritto. Fanno orecchie da mercante. Non ci stanno. Ma anche le società non ci stanno. Prendiamo l’Inter fresca di scudetto.

Il presidente cinese Suning finora ha speso 712 milioni in cinque anni tra aumenti di capitale, finanziamenti, quota acquisto del club nel 2016. Ha messo le azioni della società a garanzia del prestito. Se fra tre anni non ripaga i 275 milioni (più gli interessi) il fondo californiano rileverà la maggioranza del club. Conte capita l’antifona se ne va. Con relativa buona uscita.

I folli ingaggi del calcio

Cambiano gli allenatori. Restano gli ingaggi folli. E il Milan, dopo le 251 partite in rossonero di Gigio Donnarumma, ha salutato – a parametro zero – il suo portiere dal maxi ingaggio. 6 milioni netti a stagione.

Il calcio è ringalluzzito. Si è fatto baldanzoso. Ha dimenticato (forse, non tutti per fortuna) i guai e le perdite globali causa Covid – biglietti, sponsor e commerciale, diritti tivù. E sembra aver ritrovato il suo antico passo da cicala.

I procuratori dei calciatori hanno costi altissimi. Assieme hanno incassato 138 milioni. C’è un progetto UEFA per arginare le esose parcelle e lo spropositato potere. Due cifre? La Roma ha pagato in “consulenze “ la bellezza di 43.470.016. La Juventus 65.121.086. La Lazio si è fermata a 10.029.096. L’Atalanta si è mossa da big quale è, ovvero 13.311.869. Il Bologna 11.233.807.

Il Milan qualcosa come 33.922.167; il Napoli 17.282.113. E il retrocesso Crotone? Appena ( si fa per dire ) 962.427. La spesa complessiva della serie A è stata di 325.867.082. Una montagna di soldi. Ma dove andremo a finire?

Calcio e spese folli, Gravina non scherza

Finalmente la FIGC si è mossa. Ha creato una norma anti spese folli nel calcio. Era ora. Gravina non scherza.

Nella prossima stagione tutti i club di serie A e di serie B non potranno spendere per il monte ingaggi più della cifra di questa annata. Pena il blocco del mercato. A meno che non presentino come garanzia una fideiussione a copertura dell’eccedenza. Il 31 luglio le prime verifiche. I primi controlli.

È vietato il superamento del 100% del budget, percentuale che scenderà al 90% l’anno prossimo e all’80% tra due stagioni. Sono previste grosse multe. Ha detto il presidente Gravina: ”È indispensabile tenere sotto controllo la gestione dei costi. Perché se i costi superano i ricavi tu comunque fallisci. Non possiamo più permettere di avere la politica dei costi fuori controllo”.

Lenin e Mussolini, i busti vanni a ruba, in Emilia ricordano Zio Peppone Stali, a Predappio la cripta riapre

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 30 Maggio 2021 8:15

Lenin e Mussolini, i loro busti vanno a ruba. Piovono da tutta Italia richieste e prenotazioni. Rossi e neri, tornano i fantasmi del passato. Ma nel Belpaese il passato ( remoto ) non passa mai?

I busti di Lenin vanno a ruba, fioccano le prenotazioni per quelli del Duce. A Cavriago ( Reggio Emilia) e a Predappio il business è questo. “Basta con la retorica della guerra, riprendiamoci le nostre vite “ ammonisce il filosofo Cacciari. Una parola. Nel comune reggiano hanno lanciato l’iniziativa “ Adotta un busto “ ufficialmente per finanziare il monumento dello “zio Giuseppe “ ( uno degli ultimi al mondo ) che campeggia nella piazza centrale.

I comunisti nostalgici e i cultori del folklore sovietico lo adorano. Tanti i curiosi. I promotori gongolano. I turisti non mancano. L’iniziativa ha eco nazionale.

Fa anche il giro del web. Tombola. La risposta di Predappio non si è fatta attendere. Assomiglia più ad un derby tra l’Emilia e la Romagna : Lenin contro Mussolini. Manco fossero Peppone e don Camillo (entrambi però della Bassa Reggiana).

Siccome sui busti in resina piena – “effetto bronzo “ – ( mica il gesso scelto per Lenin ) ci pensa Amazon, i fans della Buonanima hanno riaperto la cripta nel cimitero di San Cassiano di Predappio. Che, oltre a Benito, contiene le sepolture di altri dodici membri della famiglia ( ci sono anche i genitori, la moglie Rachele e i figli. Bruno, Vittorio, Romano e Anna Maria). Apriti Cielo! Gli eredi si sono subito divisi. La nipote Alessandra per ora tace. E anche questa è una notizia .

L’ombra di Lenin sulla Cina post comunista

Ragioniamo. Sono passati cent’anni dalla nascita del Partito comunista italiano. Quasi altrettanti dalla marcia su Roma. Il fascismo è finito nel 1945. Il comunismo nel 1989 con la caduta del Muro di Berlino e nel 1991 con l’implosione della Unione Sovietica. La Cina , è vero, non molla, ma di comunismo ha ben poco. Certo, comanda il partito; ma c’è anche la proprietà privata. Sembra quasi una dittatura di destra, pensa un po’.

Andate a Shanghai, la città più grande del Paese. È facile paragonarla a New York. Sulla moda non è sicuramente inferiore . C’è più Armani qui che sulla celebre Quinta. Morale: le due grandi ideologie del Novecento sono finite da un pezzo. Fallite. Resistono solo sulla carta, nei mercatini delle cianfrusaglie , nei folkloristici pellegrinaggi dei soliti, inguardabili, nostalgici.

E allora ci si chiede: ma perché l’Italia non riesce ad archiviare quella stagione? Perché si continua a tirar fuori lo “zio Giuseppe” ( come dicono a Cavriago ) e gli “ italici piangenti” insistono col Mascellone? Sembriamo condannati ad una eterna divisione.
I padri non hanno ancora del tutto riposto le armi ( almeno dalle mie parti, bassaiole e padane ) e i figli hanno buona memoria. Non dimenticano. Non ci resta che aspettare i nipoti.

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