Ago 30 2020

black lives matter? non sempre 30 08 2020

Published by at 8:04 am under Pubblica Amm.ne

BLACK LIVES MATTER ? NON SEMPRE

L’afroamericano George Floyd è morto sotto gli stivali di un poliziotto bianco, soffocato, metaforicamente dal razzismo e tutti, in Italia e in ogni parte del mondo, abbiamo espresso la nostra indignazione per quella violenza che non è né casuale né isolata.

Ma un altro “nero” rischia di essere tra poco soffocato, questa volta con una corda al collo, per via legale e nel silenzio di tutti. Parlo del cantante ventiduenne Yahaya Aminu Sharif, condannato a morte per impiccagione da una Corte islamica del Nord della Nigeria dopo un processo a porte chiuse. La sua colpa sarebbe quella di avere “offeso” in una canzone il Profeta. Yahaya appartiene ad una delle confraternite sufi, spesso accusate di eresia perché sono la tendenza più mistica, pacifica e tollerante dell’Islam. Prima del processo e per chiedere la sua condanna una folla di islamici radicali aveva incendiato la casa di Yahaya.

In Italia pochissimi giornali ne hanno parlato.

La condanna di Yahaya è stata emessa nel quadro di una progressiva espansione del radicalismo islamico in Nigeria , di cui le bande di Boko Haram sono solo una delle espressioni. In un numero sempre maggiori di aree di questo grande stato africano è in atto una violenza sistematica e quasi genocidiaria in danno della popolazione cristiana e di alcune minoranze.

Negli ultimi vent’anni quasi 100.000 cristiani sono stati uccisi in attacchi terroristici islamici contro villaggi, molti erano anziani, donne che sono state stuprate e mutilate mentre le ragazze sono state spesso rapite.

In 12 tra gli Stati di cui si compone la Nigeria federale è ormai in vigore la Sharia, e i cristiani che vi abitano hanno pochissimo spazio vitale. La legge islamica prevede la pena di morte per l’apostasia e la blasfemia, il taglio delle mani anche per reati minori, divieti di ogni genere dal campo della scuola, a quello della cultura a quello della musica. Vi sono conversioni forzate all’Islam e ovviamente la sottomissione delle donne.

Non sono cristiano e quindi leggo queste notizie senza pregiudizi di parte. Probabilmente i cristiani nigeriani sono la popolazione più perseguitata nel mondo dal razzismo religioso.

Certo all’interno di questi pogrom africani ci sono anche ragioni sociali ed economiche ma senza il fanatismo religioso non avrebbero assolutamente raggiunto tale violenza.

Ci sono tragedie che non interessano perché, secondo una percezione corrente, è “sbagliato” il luogo ove avvengono e sono “sbagliati” le vittime e i colpevoli. In Italia i progressisti, soprattutto quelli colti e radical chic, di queste cose non si interessano. Sono da sempre filoislamici, forse per un inconscio senso di rivincita, perchè gli islamici sono riusciti a colpire gli odiati USA meglio di loro. La destra pensa soprattutto ai suoi affari. E in generale, purtroppo, ci si impegna per una causa solo se è vendibile, se ha un fatturato politico, se dà qualche vantaggio, altrimenti non importa, sarebbe solo una inutile chiacchera sui diritti umani.

Per Yahaya nessuna protesta nessuna campagna sui giornali, nessuna manifestazione, come nessuna per l’avvocato turco Ebru Timtik, una donna di 42 anni morta in un carcere di Istanbul il 28 agosto dopo 238 giorni di sciopero della fame.

Denunciare quanto avviene in Nigeria comporta una presa di coscienza e una capacità di elaborazione un po’ più complesse rispetto a scegliere quale avversario, come è successo a Milano. una statua collocata, secondo alcuni ingiustamente, in un giardino.

L’Italia che ha tanti rapporti economici con la Nigeria, soprattutto nel campo dell’energia, anche non sempre limpidi, potrebbe, mentre si attende il processo di appello, fare molto, esigere dal suo partner commerciale il rispetto dei diritti dell’uomo e chiedere la liberazione dell’artista.

Ma probabilmente non si farà nulla. Black lives matter ? Solo se conviene…

Guido Salvini

magistrato

No responses yet

Trackback URI | Comments RSS

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.