Gen 15 2020
la legge del più forte-millequattrocentosettantasei 15 01 2020
LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – millequattrocentosettantasei
Articolo di Repubblica; la domanda che il lettore dovrebbe farsi è la solita: possibile che di colpo, nel 2018, un giudice carico di esperienza e di anni decida di farsi corrompere, nessuna indagine per scoprire lo facesse anche prima?
—Un
magistrato in servizio alla Corte d’Appello di Catanzaro, Marco
Petrini, e due avvocati, uno del foro di Catanzaro e l’altro di Locri
sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza su disposizione della
Dda di Salerno per corruzione in atti giudiziari. L’accusa parla di
“azioni corruttive per far riottenere il vitalizio a un ex
politico calabrese” e per “agevolare futuri avvocati
per il superamento del concorso”. Nell’ordinanza si legge di
“gamberi, vacanze in resort e champagne” e di “16
prestazioni sessuali in cambio di sentenze”,
Sempre
secondo le ipotesi degli inquirenti: “Un medico in pensione
stipendiava il giudice per garantirsi le sue funzioni”. I
destinatari dei provvedimenti sono otto, sette dei quali con custodia
cautelare in carcere e uno ai domiciliari. Le indagini, avviate nel
2018 e coordinate dalla Dda di Salerno, hanno permesso di ricostruire
“una sistematica attività corruttiva” nei confronti del
magistrato. Nell’abitazione del giudice sono stati trovati seimila
euro in una busta.
Denaro
contante, oggetti preziosi, altri beni e utilità tra le quali anche
prestazioni sessuali. Era quanto gli indagati nell’inchiesta della
Dda di Salerno promettevano e consegnavano al magistrato, presidente
di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro nonché presidente
della Commissione provinciale tributaria del capoluogo calabrese, in
cambio del suo intervento “per ottenere, in processi penali,
civili e in cause tributarie – è detto in un comunicato – sentenze o
comunque provvedimenti favorevoli a terze persone concorrenti
nel reato corruttivo. In taluni casi i provvedimenti favorevoli
richiesti al magistrato e da quest’ultimo promessi e/o assicurati
erano diretti a vanificare, mediante assoluzioni o consistenti
riduzioni di pena, sentenze di condanna pronunciate in primo grado
dai tribunali del distretto, provvedimenti di misure di prevenzione,
già definite in primo grado o sequestri patrimoniali in applicazione
della normativa antimafia, nonché sentenze in cause civili e
accertamenti tributari”. Marco Petrini è magistrato della
Corte d’Appello di Catanzaro, nonché presidente della Commissione
provinciale tributaria. I magistrati documentano “una situazione
di ‘sofferenza bancaria’ dovuta al mancato pagamento di alcuni
finanziamenti, ed una quasi costante scopertura di conto corrente”.
Gli investigatori, “tenuto conto delle ripetute consegne di
somme di denaro in contanti al Petrini, documentate nel corso delle
indagini, hanno proceduto ad approfonditi accertamenti bancari e
patrimoniali, finalizzati a ricostruire le disponibilità economiche
in capo allo stesso Petrini”. Dalle verifiche eseguite sui conti
correnti bancari riconducibili a Petrini “emergeva -scrivono i
giudici- una situazione di ‘sofferenza bancaria’ dovuta al mancato
pagamento di alcuni finanziamenti, ed una quasi costante scopertura
di conto corrente, coperta con versamenti di somme in contante che,
nell’anno 2018, ammontavano ad euro 20.400,00; dato quest’ultimo che,
da subito appariva anomalo, visto che il Petrini, pubblico
dipendente, riceve i propri emolumenti unicamente attraverso
bonifici”.
Francoforte 15 01 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com
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