Feb 19 2019
la verità, finalmente! 19 02 2019
LA VERITA’, FINALMENTE!
Ed è il trionfo del vero giornalismo, garantito da Repubblica, su cui Mario Calabresi spiega i motivi del suo licenziamento: soprattutto, essersi opposto al Governo Salvini e, in piccola parte, le campagne sociali e le inchieste; all’editore, Carlo De Benedetti, non rimaneva altra scelta……
—Cari
lettori,
lascio la direzione di Repubblica
dopo poco più di tre anni, in un mondo radicalmente cambiato e di
cui è difficile cogliere il destino. In questi mille giorni siamo
passati da Obama a Trump, dai discorsi ispirati ai tweet rancorosi,
dal dovere di salvare chi sta affogando al dovere di respingerlo,
dagli ultimi fuochi dell’idea di progresso alla chiusura totale nelle
nostre paure.
Abbiamo assistito all’ascesa e al declino di un
Movimento che prometteva politici nuovi per regalarci invece
incompetenza, e di un partito che voleva dividere il Nord dal Sud e
ora sta conquistando anche il Meridione in nome di un nuovo nemico,
lo straniero. Allo stesso modo declina l’idea di democrazia, messa in
un angolo dal fascino perverso degli uomini forti, coloro che si
vantano di dire ciò che prima pareva impronunciabile.
Lascio questo giornale con l’orgoglio e la consapevolezza di aver raccontato tutto questo con chiarezza. Avevamo visto giusto. Ci hanno rimproverato di avere pregiudizi, ci hanno intimato di lasciarli lavorare, ci hanno accusato di lanciare falsi allarmi, invece era chiaro che l’ignoranza e l’improvvisazione ci avrebbero portato fuori strada e che i nuovi razzismi avrebbero lacerato il tessuto del Paese.
Viviamo
in un’Italia isolata nel mondo: un risultato ottenuto in tempi
record, senza che questo abbia portato alcun giovamento, perseguito
solo per dinamiche elettorali interne, per gonfiare i muscoli e
mostrare di esistere.
Un
percorso di scardinamento della democrazia che si legge nel tentativo
di eliminare contrappesi e organi di controllo. Lo vediamo con
la Banca d’Italia,
con la
Consob,
con il fastidio verso chi fa opposizione o contro chi semplicemente
esercita un diritto di critica, così anche la stampa non
fiancheggiatrice diventa nemica del popolo e va messa
all’indice.
Abbiamo
tenuto la barra dritta, non abbiamo derogato su convinzioni
fondamentali come lo spazio europeo, la democrazia liberale, il
metodo scientifico e i diritti, che sono prima di tutto quelli dei
più deboli e non quelli dei più forti, per definizione già capaci
di tutelarsi da soli.
Gli
attacchi e le pressioni che abbiamo ricevuto sono stati pesanti, ci
siamo preoccupati ma non abbiamo mai arretrato, perché la cronaca e
la storia indicano che mai tutto è perduto, che resistere è
difficile ma possibile.
Ho
sempre praticato la convinzione che ogni volta la notte lascerà
posto all’alba, purtroppo per spegnere un incendio ci vuole molto più
tempo che ad appiccarlo ma la tenacia e l’impegno sono l’unica
scommessa possibile. Per recuperare speranza bisogna andare nei
luoghi bollati come perduti. Roma e le sue periferie ne sono
l’esempio perfetto: nel momento in cui lo sconforto e la
rassegnazione sembravano aver vinto, abbiamo assistito alla nascita
di decine, centinaia
di comitati spontanei
che si sono presi cura di un pezzo di società, che stanno impedendo
caparbiamente che la barca affondi per sempre.
L’impegno a
Repubblica
è stato quello di investire sulla qualità e sulla capacità di
innovare. Abbiamo dato nuova energia alle campagne sociali, dalle
unioni
civili
alle sei
leggi da salvare,
dalla difesa convinta delle ong al rifiuto di una logica che vuole
trasformare l’immigrazione in una mera questione di sicurezza.
Battaglie solitarie come quella per dare la cittadinanza ai bambini
nati in Italia da genitori stranieri, naufragata per la pavidità di
chi si è arreso alla propaganda della paura.
Abbiamo
dato il meglio nel classico giornalismo di inchiesta, penso a Giulio
Regeni,
a Stefano
Cucchi
o al lavoro
su Daphne Caruana Galizia.
C’è stato un modo nuovo di raccontare la cultura, e Robinson
ne è l’esempio migliore, di aprire alle diverse
voci della stampa europea
con Fuoricampo,
fino a quel grande laboratorio multimediale che è stato Super8:
la stessa storia raccontata in tre linguaggi diversi con il long
journalism
sulla carta, i documentari per la televisione e le serie per il
web.
Resto convinto che il futuro del giornalismo non possa più
essere solo nella carta e che la qualità non si possa identificare
con una sola piattaforma, per questo abbiamo lavorato su un sistema
informativo nuovo e largo, dai video alle newsletter, dalla presenza
sui social a Repubblica
delle Idee,
dai supplementi ai tanti inserti settimanali. Abbiamo sperimentato
molto e con successo in un tempo di tempestosa transizione: ne è
davvero valsa la pena.
Sono orgoglioso di aver aumentato la
presenza di firme femminili e aver dato spazio anche ai più
giovani.
Da oggi questo giornale passa nelle mani sicure di Carlo
Verdelli, persona che stimo per preparazione e tenacia,
professionista dotato di una straordinaria capacità artigianale di
scovare e raccontare grandi storie e fenomeni sociali.
A tutti voi
che ci leggete ogni giorno e ai colleghi con cui ho navigato un
abbraccio affettuoso e soprattutto un grande grazie.
Cremona 19 02 2019 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.