Ott 28 2018

la legge del più forte-millequarantatre 28 10 2018

Published by at 1:22 pm under costume,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – MILLEQUARANTATRE
L’Opinione delle Libertà, Mauro Mellini; che è ancora buono a limitarsi a questa sola critica a un organo che nell’ordinario invade regolarmente la funzione legislativa; in attesa la politica esca dal sonno!
—La decisione della Corte costituzionale sulla questione dell’assistenza a chi decida di porre fine ad una propria esistenza gravemente menomata e tale da produrre solo sofferenza, che è stata salutata degli ambienti progressisti come un successo e con soddisfazione, pone una inquietante questione proprio in ordine alla modalità di intervento della Corte, che, anziché pronunziarsi sulla incompatibilità della vigente legislazione penale che punisce chi collabora con il suicidio altrui, o, altrimenti, affermare che il contrasto non esiste, si è messa a guidare la mano del legislatore, del potere legislativo con una sorta di “ingiunzione legislativa”, l’invito o ordine o l’esortazione al Parlamento a provvedere ad una diversa regolamentazione della materia entro un anno.
Queste “esortazioni” della Consulta non sono una novità assoluta, ma in questo caso sembra che i “giudici delle leggi” della Corte non abbiano proprio avuto attenzione a non compiere un vero e proprio atto di “sconfinamento” nella funzione di legislazione attiva, potere che la Consulta non ha e che indubbiamente viene in essere non solo quando un organo giurisdizionale quale è la Consulta, si mette a “fare” le leggi in sostituzione, magari, di quelle da abrogare perché in contrasto con la Costituzione e con i suoi principi, ma anche quando, come nel caso, la Consulta stabilisce al di fuori di una sua funzione esclusivamente abrogativa e “difensiva” del dettato costituzionale, quando e come il legislatore ordinario deve intervenire. Che tale “ingiunzione” sia espressa in termini e direzione più o meno specifici, poco importa. Una parte, una fase del potere legislativo, quale è quella della decisione di “cambiare” una qualsiasi parte dell’Ordinamento vigente è stata compiuta, sconfinando, dai giudici della Consulta. Il fatto in sé di tale sconfinamento potrebbe anche non essere sottolineato, considerando che esso rappresenti uno di quei “compromessi” che consentono l’armonia dei vari poteri proprio al vertice delle loro espressioni per dar vita all’entità dello Stato. Ma diversa valutazione deve invece essere fatta ove si consideri che siamo di fronte ad un insistente fenomeno di dilatazione del potere e delle funzioni giurisdizionali a tutti i livelli che altre volte mi ha portato a parlare di “Stato della giurisdizione” che sostituisce ed opprime lo “Stato di diritto”. Ci sarebbe poi da domandarsi se ci sia un risvolto di ironica ipocrisia nel comminare a questo Parlamento, a questi Deputati e Senatori il tempo di un anno per provvedere ad una così delicata quesitone. E inoltre ci sarebbe dar dover prendere atto che la Consulta ha introdotto, adattando il detto falsamente scherzoso di un mio amico magistrato: “Il potere è bello perché se ne può abusare”, un nuovo caso di sospensione di un processo penale “in attesa di adeguate riforme della legge”. Insomma: ci si è messa pure la Corte costituzionale a sconquassare quel che resta del nostro ordinamento giuridico.
Cremona 28 10 2018 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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