Gen 30 2018

la legge del più forte-settecentosettantatre 29 01 20\8

Published by at 12:07 am under costume,cronaca cremonese,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – SETTECENTOSETTANTATRE Dal Dubbio on line. Giovanni Canzio è stato giudice di tal valore da non aver bisogno del mio applauso e qui, giustamente, si duole del comportamento della sua categoria durante il ventennio; arrivato ai vertici di quel brutto modo di vivere che si chiama “conformismo”. Contro cui Canzio si è sempre battuto, e lo ricordo da Presidente della Cassazione: “non è possibile che il 99,8% dei colleghi giudici superi ogni valutazione di merito”. Concordiamo quasi tutti, credo, spero, poi chi ha il compito deve fare perché il 99,8 si abbassi.
—Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giovanni Canzio, che, da magistrato, riflette sulle responsabilità della sua categoria dalla marcia su Roma in poi. «Come si può passare da una commemorazione formale a una di contenuti?», si chiede il presidente emerito della Cassazione. «Rispettando la verità, cercando le responsabilità, testimoniando su fatti». Il fascismo, a partire dal ‘ 23, ricorda Canzio, deliberò «la compressione dell’indipendenza della magistratura, ponendola alle dipendenze del regime. Il che rese più complicata l’opera ermeneutica dei giudici». Magistrati scomodi e professori non allineati furono allontanati dai loro ruoli. Altri furono costretti alle dimissioni “volontarie”. «Voglio ricordare però la figura luminosa di Mario Fini, magistrato a 24 anni, fu dispensata dal servizio. Andò a insegnare alla scuola ebraica di Bologna e fu rinchiuso prima a Fossoli, poi ad Auschwitz. E il giudice Vincenzo Giusto che morì da partigiano». Ma a parte rarissimi esempi di disobbedienza, «La stragrande maggioranza dei giuristi dell’epoca costituirono un’estesa zona grigia, non brillarono per coraggio. Ci furono magistrati, avvocati, giuristi che non solo contribuirono alla scrittura delle leggi razziali ma anche alla loro applicazione», continua Canzio che punta il dito su tutta la dottrina giuridica dell’epoca. «Chi scrisse quelle norme? quale dottrina contribuì al diritto diseguale che tolse prima i diritti e poi la vita? Il diritto vivente o non si formò o si formò in modo adesivo al regime». Solo con la Liberazione risbocciò il diritto. «La mia generazione ha goduto di una totale indipendenza ma dico sempre ai miei colleghi: non c’è nulla di eterno. un Paese smemorato può commettere gli stessi errori».

Cremona 29 01 2018 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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