LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – SETTECENTOQUARANTA E’ Piero Sansonetti, direttore del Dubbio, oggi più divertente del solito, ma lo riporto per un motivo che a me sembra chiarissimo: le sfere di cristallo possono tranquillamente uscire dai Palazzi di Giustizia, e ricevere premurosa ospitalità anche nei processi politici. Perché la base comune a qualsiasi giudizio è sempre quella: date Amleto ai 30 maggiori critici d’oggi e avremo in risposta almeno 40 interpretazioni diverse, perché nel tempo almeno 10 avranno cambiato idea! —Ecco, ora c’è lo scandalo Boschi. I plotoni di esecuzione sono molto folti e ben attrezzati. Sparano, sparano, sparano ogni giorno. Nei plotoni ci sono i rapresentanti dei partiti, ma soprattutto ci sono i giornali e le Tv. A capo di tutti i plotoni c’è il personaggio emergente della politica italiana: Marco Travaglio. Che è ubiquo. E ormai guida giornali e partiti in contemporanea. Quel che manca in questo scandalo è solo un dettaglio: l’oggetto dello scandalo. Quello non c’è. Ci sono gli imputati, gli accusatori e la condanna. Manca l’accusa. Boschi sarebbe colpevole di conflitto di interessi, pur non avendo sicuramente incassato un solo euro bucato e non aver commesso nessunissima violazione della legge e neppure nessun atto censurabile, e non avere mai favorito ma anzi aver danneggiato suo padre. Non ha colpe specifiche – dicono gli accusatori ma è colpevole. E’ vero che non ha favorito suo padre, ex vicepresidente della fallita banca Etruria, però – dice Travaglio, spesso sorridendo – in pratica lo ha favorito. Come? Salvando la banca? No, questo no. Salvando la sua vicepresidenza? No, questo no. Permettendogli di portar via un bottino? No, ma per carità, non è questo! E allora? Cosa ha fatto il governo Renzi- Boschi con Etruria? L’ha commissariata, sì, però lo ha fatto malvolentieri. Forse. Ecco, l’accusa è questa: malvolentieri. E poi, comunque, avrebbe potuto non farlo e in quel caso ci sarebbe stato, se non proprio un reato, sicuramente un peccato. Giusto – ribatte l’accusa – ma il fatto stesso che avrebbe potuto non farlo, e dunque compiere una scorrettezza, configura di per se la scorrettezza. L’altra sera ho seguito per un’oretta una trasmissione televisiva della Sette, “di martedì”. Era sul caso Boschi, ma la Boschi non c’era. Non c’era neanche nessun altro che sostenesse posizioni o idee a lei vagamente favorevoli. La tesi dell’accusa era quella che abbiamo spiegato poche righe qui sopra. “Non l’ha fatto ma avrebbe potuto…”. La trasmissione era organizzata così: prima ha parlato Di Battista, quello dei 5 Stelle. Senza nessun contraddittorio, come si usa con i 5 Stelle. Solo, assiso su una bella sedia, ha potuto indisturbato svolgere il comizio e spiegare come e perché la Boschi è massimamente colpevole e il fatto che però non abbia colpe è del tutto secondario. Poi Di Battista se ne è andato e sono arrivati tre giornalisti. Per discutere in modo più oggettivo, meno politicizzato. Volete sapere chi? Beh, Marco Travaglio e Maurizio Belpietro, cioè i direttori dei due giornali che stanno guidando la campagna contro la Boschi, e Massimo Giannini, giornalista di Repubblica che notoriamente – per ragioni anche comprensibili – tutti può sopportare nel mondo politico italiano, tranne Matteo Renzi ( che lo ha in pratica cacciato dalla Rai). Ne è nata una discussione surreale fra i tre, perché ciascuno voleva dimostrare di essere più inflessibile degli altri due. Non avevo mai visto niente di simile in una televisione. Neanche al tempo della Rai democristiana- democristiana ( almeno un oppositore, magari un oppositore di sua maestà, uno spazietto ce l’aveva sempre). A un certo punto Travaglio se ne è andato, dicendo che doveva tornare al suo giornale, per lavorare un po’. Belpietro e Giannini hanno continuato a picchiare sulla Boschi. Poi è arrivato Bersani. Ha iniziato a picchiare anche lui. Passano cinque minuti d’orologio e ricompare Travaglio. Stupore: ma come, non se n’era andato? Floris, tutto soddisfatto, annuncia che Travaglio è arrivato al suo giornale ma non ha trovato molto da fare e dunque si è ricollegato. E allora Floris gli chiede cosa pensa del caso Boschi. Travaglio dice che è peggio di Berlusconi. poi ridanno la parola Belpietro e Giannini. Poi di nuovo a Travaglio. Mistero su come abbia fatto Travaglio a coprire la distanza tra il quartiere Prati e il quartiere San Giovanni, con tanta rapidità. Mistero, che si aggiunge al mistero di come possa esistere uno scandalo senza scandalo e un colpevole senza colpe. E’ la nuova politica, che funziona così. E la nuova televisione libera, libera veramente, che però fa venire una gran nostalgia della Tv di Ettore Bernabei.
Cremona 26 12 2017 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com