Set 27 2017

la legge del più forte-seicentocinquantasette 27 09 2017

Published by at 10:15 am under costume,cronaca cremonese,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – SEICENTOCINQUANTASETTE Quando scrivo, il caso Iori ci fornisce esempi d’ogni qualità, che un conto è l’errore, nel significato comune attribuito dal vocabolario, un conto la scelta consapevole, scrivo verità tanto evidenti da cadere nel banale. Nessuno venga a raccontarci che i giudici di Iori han commesso un errore trasformando le pastiglie di Xanax in gocce e riducendo poi la quantità: basta leggere le loro motivazioni, non sarebbero riusciti a condannarlo fossero rimaste pastiglie. E sia chiaro, non li sto accusando d’aver scritto volutamente il falso: erano in buona fede convinti Iori fosse colpevole e non rimaneva altra strada che la trasformazione. Però a noi cittadini l’errore procura quasi sempre una condanna, per loro è sempre e solo un errore giudiziario senza conseguenze. I due casi qui sotto: lo scambio del cuore non può essere che un vero tragico errore, nessun medico spedisce un cuore malato, ma è fuori dubbio che il processo finirà in una condanna. L’altro sulla Stampa è altrettanto chiaro: sommariamente, il giudice prima arresta e toglie i figli, poi fa le indagini; e, trattandosi di errore giudiziario, nessuno pagherà!
—–Da Repubblica on line
La ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, annuncia “immediate procedure di controllo e verifica” sul caso di un uomo cardiopatico morto all’ospedale San Camillo di Roma dopo il trapianto di un cuore già malato, arrivato dal San Raffaele di Milano. Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta a Roma, passata a Milano per competenza territoriale perché l’errore medico (questa l’ipotesi) si sarebbe consumato al San Raffaele. Il fascicolo è ancora a carico di ignoti. Dall’ospedale milanese fanno sapere che un accertamento interno è già partito.
—–Dalla Stampa on line
Da tre anni e due mesi aspetta di poter riavere con sé i figli, tolti dal Tribunale di Torino dopo essere finita nei guai per una serie di denunce di stalking poi rivelatesi false. Una vicenda assurda, che vede come protagonista una donna di 37 anni, vittima del rancore della rivale in amore e di un errore giudiziario, finita ai domiciliari, poi rilasciata con tante scuse e oggi parte civile in un processo nel quale la nuova compagna dell’ex marito è sul banco degli imputati per calunnia. È la stessa donna, ora imputata, che aveva sottoscritto le false accuse agli assistenti sociali, la cui relazione spinse i giudici torinesi a firmare l’allontanamento dei bambini. Per capire questa storia bisogna tornare indietro di 3 anni. Siamo nella piena provincia, tra Caluso, San Benigno e Montanaro, zona di confine tra il Canavese e la seconda cintura di Torino. Sono paesi dove tutti conoscono tutti. È qui che si mischiano veleni, rivalità, intrighi, parentele, amicizie equivoche anche con alcuni carabinieri, uno dei quali, poi, verrà indagato per violazione del segreto d’ufficio. È il 14 luglio del 2014 quando il telefono di casa di Annamaria Notario, separata da alcuni mesi dal marito, spezza il silenzio della sera. «Siamo i carabinieri, deve venire subito in caserma». Lei, quasi scusandosi: «Non possiamo fare in un altro momento? Sto mettendo a nanna i bambini». Dall’altra parte la voce non ammette repliche: «Deve venire con i figli». Per Annamaria, fisico minuto, capelli raccolti sulla nuca, mani segnate dalla fatica del lavoro ai mercati generali, è l’inizio di un incubo. Quella sera i carabinieri, su ordine del Tribunale, le portano via i tre bimbi, che oggi hanno 11, 8 e 7 anni, due in una Comunità protetta, uno affidato all’ex marito. Da allora non li ha più rivisti, se non una volta la settimana e alla presenza di un assistente sociale. È soltanto l’inizio di un baratro che sembra non avere fine. A novembre i carabinieri di Montanaro, su ordine del gip di Ivrea, Stefania Cugge, l’arrestano. L’accusa è stalking. Contro di lei ci sono una decina di denunce dell’ex marito e altrettante di Giulia Baro, 35 anni, la nuova compagna. «Non ho fatto niente, vi sbagliate» tenta di difendersi. Annamaria si fa 21 giorni di domiciliari prima che il pm, Chiara Molinari, capisca che qualcosa non quadra. Siamo a dicembre del 2014. Troppo circostanziate le denunce contro la Notario. E poi ci sono orari e luoghi che non coincidono. La Baro sostiene di essere seguita o pedinata in momenti e giorni precisi, ma Annamaria si trova altrove. Ci sono testimoni a confermarlo. Ad incastrare la compagna dell’ex marito, che nel frattempo coinvolge un appuntato amico in servizio a Montanaro per verificare i numeri di targa dell’auto della Notario, è un fax anonimo. Lo spedisce lei stessa, attaccando pesantemente gli assistenti sociali di Settimo con la speranza di far ricadere la colpa sulla rivale. I sospetti della procura, a questo punto, ricadono sulla Baro. Dalle intercettazioni si scoprono legami equivoci. Sul pc della Baro viene scoperta una traccia della lettera mandata agli assistenti sociali. Lei viene portata in carcere. L’incubo, per Annamaria, però, non è ancora finito. «Nonostante da imputata ora sia parte lesa – spiega il suo avvocato, Edoardo Carmagnola – non può ugualmente riavere i bambini. È una storia drammaticamente vera, che potrebbe accadere a chiunque». Bisogna aspettare i tempi della causa civile, che non va di pari passo con il processo penale. L’udienza è fissata per il 20 ottobre in Tribunale a Ivrea, mentre il 10 gennaio ci sarà la sentenza contro Giulia Baro.
Cremona 27 09 2017 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

No responses yet

Trackback URI | Comments RSS

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.