Nov 26 2016

la legge del più forte-trecentocinquantadue 26 11 2016

Published by at 10:51 pm under cronaca cremonese,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – TRECENTOCINQUANTADUE
Chi legge anche solo i titoli della cronaca nera ricorderà che l’unica prova contro Bossetti era il Dna trovato sulla biancheria di Yara; nel nostro caso, invece, il Dna letto come nel caso Bossetti scagiona Iori, quindi non restano che i mezzi forti, che superano la Scienza. Dal primo grado, padre e madre dei due processi successivi, ecco i mezzi forti:
“Profilo misto Ornesi/Iori su tappo di plastica verde di una bombola:
Appare verosimile che l’imputato, avendo portato in casa di Claudia le 4 bombole ed i 4 fornelletti all’asserito scopo di scaldare le salse, abbia mostrato a Claudia, per farle vedere come funzionava, una bombola, toccando insieme a lei un tappo e dimenticando poi, nella fase finale, di eliminare le sue tracce da tale reperto.
Profilo misto Claudia Ornesi/Iori Livia sulla manopola di una bombola: ad avviso della Corte, l’ipotesi più probabile è che il rinvenimento delle tracce in questione sia frutto di una accidentale contaminazione.
Al riguardo deve rilevarsi che nel corso dell’udienza del 24 ottobre 2012 sono stati lungamente sentite tutte le persone ( personale medico e paramedico, vigile del fuoco, poliziotti) che fecero ingresso nell’appartamento dopo la scoperta dei cadaveri ed a ciascuna, sia nelle indagini preliminari che in dibattimento, è stato chiesto di ricostruire la sua condotta e la sequenza dei movimenti e delle azioni compiute.
In tale contesto è emerso come dato certo che bombolette e relativi fornelli vennero trasportati dalla stanza da letto al balcone dai soccorritori che, muniti di guanti di lattice, avevano in precedenza toccato entrambi i cadaveri ( per effettuazione elettrocardiogramma, rianimazione ed altro). In particolare la infermiera Pernatsch, già citata per la precisione dei suoi ricordi, ha ricordato che dopo i disperati tentativi di rianimazione ella stessa prese almeno due delle bombolette, toccò proprio le manopole dei fornelli facendole girandole per chiudere l’eventuale erogazione, portando poi le bombolette stesse sul balcone e che identica manovra fu fatta da uno dei volontari della Croce Verde per le altre due bombole.”
Primo pit stop: basta leggere i verbali e le “ricostruzioni” darebbero non 4 ma 44 bombolette; non i “soccorritori” ma solo il medico e l’infermiera han toccato i corpi; la Pernatsch, “già citata per la precisione dei suoi ricordi”, ha preso “almeno” due bombolette: fosse stata meno precisa, dio sa quante; nessun guanto da pronto soccorso trasferisce facilmente tracce biologiche, come noto, altrimenti non sarebbe un guanto da pronto soccorso. Ma Iori deve essere condannato, quindi:
“Pertanto, attesa la sequenza dei fatti, è ben possibile -come confermato anche dai consulenti tecnici- che i guanti dei soccorritori ( la Pernatsch e il volontario), toccando i cadaveri, abbiano raccolto tracce biologiche dei medesimi e che un guanto, così “contaminato”, abbia trasferito il Dna sulla manopola di una delle bombole, non semplicemente sfiorata o toccata, ma appositamente ( e quindi con una certa intensità) azionata e ruotata per la chiusura.
Solo per mero accidente, dopo la morte, una traccia biologica di Claudia Ornesi raccolta dal dr. Lupi, fu da lui trasferita su uno dei blister che esaminò.”
I consulenti tecnici, basta leggere i verbali d’udienza, han confermato un bel nulla; si son limitati a un “forse” “non si può escludere” eccetera; il “mero accidente” non è previsto dalla Scienza, ma nemmeno dal codice, che richiede certezze al di là di ogni ragionevole dubbio.
Riassumendo, per la Corte di primo grado tutti i Dna, senza eccezione, vanno intesi
come non fossero nati dove la Scientifica li ha trovati; oppure eran lì, ma a viaggiare dev’esser l’interpretazione; e tutti in una sola direzione: a dimostrare la colpa di Maurizio Iori! E i mezzi di trasporto, non si accusi la Corte di superficialità! son tutti puntigliosamente elencati: non si sa quando; tutto induce a ritenere; appare verosimile; potrebbe ben essere; è ben possibile; appare molto probabile. Bossetti, all’inizio del processo, ha provato a dire che il suo Dna sulla biancheria di Yara era frutto d’un trasporto, poiché perde sangue dal naso, di frequente; un solo trasporto, non “SEI” come qui; il distretto giudiziario è sempre quello, anche il ricorso Bossetti finirà alla Corte d’Appello di Brescia; se i suoi difensori decidono di riprendere il tema del “Dna Iori piccione viaggiatore”, che decideranno i giudici?

Cremona 26 11 2016 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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