Ago 29 2016

la legge del più forte-duecentosessantatre 29 08 2016

Published by at 7:38 pm under cronaca cremonese,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – DUECENTOSESSANTATRE
Il lettore sarà stupefatto: il movente, serio, non esiste; l’atto principale, come diavolo sia possibile, a chiunque, non solo a Iori, rifilare tutto quello Xanax di nascosto in pochi minuti quasi a digiuno, mai spiegato; il Dna che assolve Iori mosso nella maniera più strana; le chiavi, le avrà avute; e l’incredibile sfera di cristallo in primo grado e gli ancor più comici blister in fila come soldatini in appello, sono evidenti segni della disperazione dei giudici eccetera: non ho bisogno di insistere, gli atti processuali parlano da soli; credo invece dobbiamo chiederci perché giudici normali, come nel nostro caso, non giudici da copertina che di punto in bianco ritroviamo in politica, siano arrivati a conclusioni che ben pochi italiani, in loro nome si pronunciano le sentenze, accetterebbero; ma non solo, perché giudici che nel resto della loro vita, in qualsiasi tipo di relazione, mai e poi mai ragionerebbero così, qui invece lo fanno; e questa mia certezza non aiuta certo a trovare una risposta. Almeno, io, non la so trovare. Che pensare davanti al principio fondamentale del 533 del codice di procedura:
“Il giudice pronuncia sentenza di condanna se l’imputato risulta colpevole del reato contestatogli al di là di ogni ragionevole dubbio”
Rinforzato dal 530/2, nel caso il giudice sentisse dover spiegare perché, “convinto” della colpa, non ha condannato:
“Il giudice pronuncia sentenza di assoluzione anche quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l’imputato lo ha commesso”
Con articoli di questo tenore, nel sistema penale italiano, al “cosiddetto errore giudiziario” bisogna dare un altro nome: non c’è possibilità di errore, nel significato comune che si dà al termine; il giudice deve condannare solo quando è certo, non gli è permesso tirare a indovinare. E nei processi Iori, altro che indovinare; nella sentenza di primo grado, che ha raccolto tutte le “prove”, ci sono oltre trenta forse è possibile potrebbe darsi probabile eccetera.
E allora perché non rispondere a voce alta e chiara, anche noi: se per il Davigo di turno il politico è corrotto, l’amministratore pubblico ladro, quindi la prescrizione deve sparire, il magistrato applica la legge com’è scritta, o l’avvicina a sé con la sua interpretazione, ovviamente, dopo aver avvicinato i fatti?

Cremona 29 08 2016 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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