Archive for Aprile, 2016

Apr 25 2016

la legge del più forte-centotrentasette 25 04 2016

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LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – CENTOTRENTASETTE
Anche oggi mi rivolgono la domanda: perché sei convinto dell’innocenza di Iori? Rispondo: davanti alle cause di morte accertate dall’autopsia, non solo Iori, nessuno sarebbe riuscito a uccidere; i poveri corpi sono lì, parlano da soli. Sempre che uno li voglia ascoltare. I difensori l’han ripetuto fin dai primi momenti: o l’Accusa convince la Corte sia possibile rifilare di nascosto, in pochi minuti, quasi a digiuno, 95 pastiglie di Xanax, o il processo termina subito. Altra mia traduzione: non c’erano nemmeno gli elementi per iniziarlo, il processo, e Maurizio Iori s’è preso tre ergastoli consecutivi! Contro ogni evidenza, perché non solo i poveri corpi, anche i fatti parlano da soli. Non ho bisogno di convincere il mio interlocutore di oggi; desiderava solo un confronto, ha cominciato a leggere gli atti per conto suo e allibisce ogni pagina. Perché anche gli atti scritti dai giudici che han condannato parlano da soli: letti in televisione, offrirebbero uno spettacolo agli spettatori, senza bisogno di commenti. Scambi di accuse tra Renzi e Davigo, il nuovo leader dei giudici; Renzi si perde disquisendo dei massimi sistemi: si faccia dare dalla sua segreteria un pacco di sentenze alla Iori, condite alla sfera di cristallo d’ogni tipo, e non ha certo bisogno di convincere gli italiani. Traduzione di extra comodo: le pastiglie vengon trasformate in più comode gocce, e diminuite alla “è così perché lo dico io”; quanto al resto, secondo esigenze di condanna.

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Apr 25 2016

il bisogno di odiare 25 04 2016

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IL BISOGNO DI ODIARE
Sdegno diffuso perché Doina Matei, la ragazza rumena che uccise una coetanea a Roma infilandole la punta dell’ombrello in un occhio, s’è fatta la foto su facebook, mentre sorride, al mare. Nel 2007, in un banale diverbio alla metropolitana di Roma Termini, sbatte l’ombrello in faccia all’altra, per farle male, evidentemente, ma sfido un campione del mondo di fioretto a centrare l’occhio. La Cassazione conferma la pena di sedici anni, il massimo del codice è diciotto, per omicidio preterintenzionale; non ho il modo di fare una ricerca, ma credo che condanne in quella misura siano rarissime, in genere si dà il minimo che è dieci, con le attenuanti, per cui il colpevole, che non voleva certamente uccidere, dopo pochi anni è libero. Lei ne fa otto, poi ottiene la semilibertà, di giorno può lavorare, rientra in carcere la notte. Quando è fuori, per troppa gente, la cosiddetta pubblica opinione, non deve ridere, divertirsi: per tutta la vita.

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Apr 25 2016

quando s’impegna….. 25 04 2016

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QUANDO S’IMPEGNA….
Ieri, in un solo Punto! Zanolli Pennadoro Vittoriano è riuscito a spiegare ai lettori che i problemi importanti sono posta e treni che funzionino, altro che la via dedicata alla Fallaci!

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Apr 25 2016

libertà di ridere 25 04 2016

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LIBERTA’ DI RIDERE
Libertà di stampa 2016, secondo Reporters sans Frontieres: l’Italia scende dal 73mo al 77mo posto, su un totale di 180 Paesi, scrive il Sole24Ore. Non riesco a capire, per tanti ovvi motivi, non ultimo il numero di querele per diffamazione, che presuppongono una più che ampia libertà di stampa. Vado avanti nell’articolo: la Russia è al 48mo posto. Adesso ho capito tutto.

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Apr 25 2016

settant’anni dopo 25 04 2016

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SETTANT’ANNI DOPO
Festeggiamo pure, festeggiamo tanto, solo una domanda: in quale secolo i nostri discendenti potranno smettere di festeggiare il 25 aprile 1945?

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Apr 25 2016

osservazioni di un associato-cinquecentotre 25 04 2016

OSSERVAZIONI DI UN ASSOCIATO – CINQUECENTOTRE
La Libera è un’associazione a pezzi, dal particolare all’universale, e viceversa: i rinnovatori dovranno veramente rimboccarsi le maniche, per salvare il salvabile. L’ultima: un amico agricoltore vero mi regala la sua copia del nuovo statuto, che ho scorso velocemente; il particolare: per il solito errore di sbaglio, tipico della Provincia fin che c’è, la prima pagina è messa in fondo al libretto; l’universale, art. 22, che non sto a ricopiare tutto: “Il Direttore della Libera è di diritto capo del personale, sovraintende a tutti gli uffici, propone le assunzioni e i licenziamenti, applica le deliberazioni studia e propone al Presidente, partecipa alle riunioni degli organi firma unitamente al Presidente i relativi verbali eccetera.”
Ma Filippini Rosino non aveva licenziato Guido Vezzoni scrivendo sulla lettera, poi sostenuta da 19 pivantonini, che la funzione del direttore spariva per cui eccetera eccetera: adesso cosa raccontano al giudice nella causa di lavoro? Chi tira fuori i soldi per risarcire Vezzoni? In prima battuta, certo, la Libera, che poi ha l’obbligo di rifarsi, come per tutti gli altri, su chi ha combinato il guaio: solo per soddisfare la voglia cieca di vendetta su chi non si era prestato ai giochi elettorali.
Se il voto del 26 maggio non assegna la vittoria a chi davvero vuol rompere, coi fatti, col passato, vedo giorni tristi e bui per la Libera; altro che perder tempo alla ricerca di chi è il più bello e nobile del reame; la fiducia vada a chi da tempo ha indicato ai colleghi cosa stava succedendo; il solito Boselli Antonio raccomanda, sulla Provincia fin che c’è di sabato, che i soci eleggano un consiglio condiviso forte e autorevole: composto da chi? da chi ancora oggi, cambiando vestiti, traffica perché tutto resti come in epoca pivantonina? Si prepari piuttosto a rispondere, il Boselli Antonio condiviso forte autorevole, se in assemblea gli fan domande sui temi veri del gruppo, come la lettera del socio che ho iniziato due giorni fa:
——-Riguardo invece il Gruppo Editoriale e il vociferato “ miracolo “ compiuto dal presidente Filippini per i risparmi dei quali si attribuisce la paternità, occorre ad onore del vero precisare che lo stesso è diventato presidente nel mese di novembre 2014 e ha continuato fino a febbraio / marzo 2015 a ripetere “…. mì so novo, mì devo capire bene, mì non dormo la notte ….”. Appare evidente che il bilancio chiuso a dicembre 2014 ha beneficiato di tutta una serie di azioni tese a portare risparmi strutturali (non temporanei), per circa € 2.000.000, in dieci mesi di attività svolta da altri, non da lui. La “ Solidarietà “ doveva partire a fine 2014, invece è decorsa da maggio 2015, con un’incidenza sul bilancio 2015 di soli otto mesi. Anche le dilazioni concesse dalle banche hanno portato un beneficio temporale (un anno) a fronte di minori oneri finanziari che verranno poi recuperati spostando in avanti la scadenza dei mutui/leasing. Difatti, le banche non hanno concesso al Gruppo altri affidamenti, seppure promessi, ma solo le dilazioni, cartuccia che si spara una sola volta, come la Solidarietà. In proposito, a fine mese terminerà il primo anno del provvedimento e sarebbe corretto illustrare ai soci i reali benefici ottenuti, per giustificare la richiesta di rinnovo per il secondo e ultimo anno, e quali provvedimenti si intendono prendere per contenere definitivamente i costi di gestione, visto che all’epoca le verifiche avevano appurato che la redazione di n.30 giornalisti contribuiva su base mensile a produrre il giornale per il 33%. Dunque al presidente Filippini non sono ascrivibili risparmi per il 2014, avendo beneficiato di attività portate avanti da altri, così pure fino a giugno 2015 nel corso del quale è proseguita l’azione di risparmio nell’ambito del percorso a suo tempo chiaramente delineato. Vuole forse ricandidarsi nella carica dalla quale si è dimesso invocando il commissario? Il Sig. Filippini, l’unico risparmio che ha prodotto, è quello conseguente al licenziamento di Enrico Antonelli, con una incidenza sul bilancio 2015 equivalente all’indennità che si è assegnato lui da presidente. Come per il licenziamento Vezzoni, anche in questo caso il commissario Boselli assieme al collegio sindacale dovranno vigilare affinché venga inserito in bilancio l’accantonamento per il contenzioso con Antonelli, così come è stato fatto in precedenza per altre posizioni lavorative. In occasione dell’assemblea di bilancio del 27, il commissario Boselli dovrà presentare anche le risultanze della gestione del gruppo editoriale di proprietà della Libera che detiene il 100% delle azioni della capogruppo SEC, al fine di assicurare ai soci (i veri proprietari del gruppo) una corretta informazione. La Provincia fin che c’è ha attaccato nei giorni scorsi la gestione di Padania Acque per i “manager super pagati”, tralasciando di precisare lo stipendio assicurato al direttore responsabile de La Provincia. Il commissario Boselli in assemblea comunichi gli importi e le condizioni riservate, il tutto a confronto coi risultati conseguiti, prima di criticare gli altri. Le uniche furbate che il Sig. Filippini è riuscito a mettere in atto per sollevare i bilanci 2015 di SEL e PUBLIA hanno riguardato l’aumento delle competenze a loro favore sul contratto di stampa del Giornale (SEL) e sui proventi pubblicitari (PUBLIA). Come si spiega per SEL l’aumento delle competenze decise da SEC nel 2015 e fino a maggio 2016, con la revoca del contratto di stampa ? Come si concilia una tale decisione, di carattere straordinario, assunta da un consiglio e dal commissario ambedue a fine mandato? Il residuo ammortamento dei macchinari di stampa conseguente al blocco operativo, graverà per intero (valore vicino a € 2.000.000) sull’esercizio 2016, tenuto conto che il loro valore non rispecchia certo quello di realizzo? A distanza di un mese dalle elezioni tale incombenza doveva esser lasciata ai rinnovati organi della Libera, atteso che l’errore è stato compiuto nel 2008 dall’allora presidente Piva con l’ulteriore indebitamento per l’acquisto delle “ torri colore “, sollecitato al riguardo con lo scopo di rendere competitiva la testata (difatti la resa dell’investimento è stata la perdita di oltre n.1.500.000 copie nel periodo 2008/2014). Chiedete spiegazioni in Assemblea, e se non vi saranno date, potrete non approvare il bilancio e chiedere al giudice la revocatoria degli atti compiuti.———–
Ci sarà un socio, uno solo! che drizzi la schiena e inchiodi Boselli Antonio a rispondere a queste domande?

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Apr 25 2016

gli occhiali buoni 25 04 2016

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GLI OCCHIALI BUONI
Che spero mettano in tanti; l’Austria non è diventata di colpo nazista, semplicemente gli elettori fanno la domanda che dovevano farsi da tempo, e non se la fanno, i politici: qual è il numero massimo di immigrati che il Paese può accettare?

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Apr 25 2016

l’opinione di ep 25 04 2016

LA PRIMA PARTITA IN A SENZA ITALIANI. UNA COSA MAI VISTA E’ accaduto sabato scorso. Ma era nell’aria da tempo. Inter-Udinese, anticipo della 35esima giornata del campionato italiano (?!) di serie A, passerà alla storia: è stata la prima gara senza italiani titolari. In campo, almeno all’inizio, c’erano solo stranieri. Di italiani c’erano l’arbitro e i due allenatori (Mancini e De Canio). Poi qualcuno deve aver suonato la sveglia e nella ripresa sono entrati un piemontese (Pasquale), un napoletano (D’Ambrosio) ed Eder, un brasiliano calcisticamente cresciuto tra Empoli e Frosinone prima di approdare alla Samp e poi all’Inter. Siccome la cronaca ha i suoi diritti, rimarco che la gara storica ha schierato giocatori di 14 nazioni. Che ricordo, in ordine alfabetico: Brasile (6), Francia (3), Colombia (2). Con un solo giocatore gli altri Paesi: Argentina, Croazia, Ghana, Giappone, Grecia, Mali, Montenegro, Portogallo, Serbia, Slovenia, Svizzera. In campo, riferiscono i cronisti, c’era una torre di Babele, un mix di razze e lingue; in testa a tutte il portoghese con tre brasiliani per squadra ed il lusitano Bruno Fernandes. Mai in Italia si era verificato un fatto del genere. All’estero una cosa del genere era accaduta, per la prima volta, il 30 dicembre 2009 in Inghilterra (Portsmouth-Arsenal). Certo, Inter e Udinese sono squadre a vocazione internazionale. I proprietari dei due club – Erik Thoir e Giampaolo Pozzo – hanno le mani anche su DC United, Granada, Watford. Il proprietario dell’Inter sabato sera si è presentato in tribuna col il suo management di matrice anglosassone (oltre all’argentino Zanetti) e dalla delegazione cinese di Suning. Non c’era Massimo Moratti. In serie A gli stranieri sono ormai il 56,1%, in tutto sono 165 in rappresentanza di 42 nazioni. Trovo questo dato francamente esagerato. Scriveva il maestro Gianni Brera: “Quando si parla di sport è persino ovvio rifarsi alle sue immancabili implicazioni sociali”. E se è vero, come insisteva, che “il calcio è la metafora della vita” (condivido), questo record non può non inquietare. E non mi riferisco solo alle rogne che ricadono sul Ct Conte (che Nazionale potrà fare?) ma anche al futuro del calcio stesso e sugli orizzonti del Belpaese-gruviera. Ora non dico che il calcio – sport nazionale – debba alzare muri, ma come sostiene Francesco Alberoni “è sciocca l’utopia di un mondo senza muri”. Mi spiego con il sociologo: “Per poter continuare a esistere qualsiasi formazione sociale, sia essa un partito, una chiesa, una nazione deve avere un confine che separa coloro che ne fanno parte da chi ne è fuori. E gli esterni per entrarvi hanno bisogno di un particolare permesso”. Fifa, Uefa e la nostra Federazione devono darsi delle regole. Proprio per “continuare ad esistere”. Il nostro calcio sta diventando come l’Unione europea. Cioè una formazione sociale che non ha propri confini, che non ha proprie forze armate, non ha una propria polizia di frontiera, non ha nemmeno stabilito quanti profughi di paesi in guerra può ospitare. E siccome molti paesi asiatici ed africani sono in uno stato di guerra continuo si può prevedere che saranno molti milioni quelli che ci proveranno. Ci aspetta un afflusso incontrollato. Ecco perché alcuni paesi hanno riattivato in parte le frontiere interne. Sono questi i “muri” contro cui si sono scagliati tutti i politici, gli intellettuali, il Papa, il presidente Mattarella. Ma, come già osservano in molti, “fra non molto saremo costretti a domandarci se sia possibile una società senza muri, cioè senza confini. Cioè senza regole chiare, precise, condivise. L’Europa ed il nostro calcio stanno vivendo una “utopia pacifista e internazionalista”. Presto dovranno scendere nel mondo reale. Sennò addio campionati! ENRICO PIRONDINI

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Apr 24 2016

la legge del più forte-centotrentasei 24 04 2016

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LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – CENTOTRENTASEI
All’inizio del caso Iori mi stupivo che i grandi media se ne curassero così poco, pur essendoci tutto per solleticare gli interessi più morbosi dello spettatore medio; certo, la famiglia non ne voleva sapere di interviste, ma non è un fatto così raro, poi se il caso ti interessa puoi scrivere egualmente, anche senza la famiglia. Io ancora oggi sono convinto ci sia una particolarità che lo distingue da tutti gli altri casi di cronaca nera: è un suicidio evidente, manca il soggetto da cui tutto discende, il morto ammazzato. Solo negli ultimi mesi importanti media se ne stanno interessando, e il caso avrà la luce che merita; e capisco in parte il disinteresse: se non credi al suicidio, lo prendi solo per un “errore giudiziario”, e però ce ne sono così tanti, come spiega bene la Stampa on line di oggi:
“Lo Stato sbaglia, dunque. E sbaglia tanto. Almeno a guardare i numeri del ministero della Giustizia. Dal 1992 il Tesoro ha pagato 630 milioni di euro per indennizzare quasi 25 mila vittime di ingiusta detenzione, 36 milioni li ha versati nel 2015 e altri 11 nei primi tre mesi del 2016.”
Ho il pieno diritto di correggere: non sbaglia lo Stato! continua la Stampa:
“E se la politica – come ha fatto il presidente del Consiglio Matteo Renzi – non rilanciasse il tema ambiguo dei «25 anni di barbarie giustizialiste» (parla alle procure, ai media, ai suoi colleghi o a tutti e tre?) e la magistratura non sostenesse – come ha fatto il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo – che «la presunzione di innocenza è un fatto interno al processo e non c’entra nulla con i rapporti sociali e politici» e che «i politici rubano più di prima solo che adesso non si vergognano più», sarebbe più facile capire se questi numeri siano la fotografia di una debolezza fisiologica del sistema o una sua imperdonabile patologia.” Non entro in questa specie di derby delle fotografie, ma il lettore che lo desideri se la cava da solo, i principi che la legge fissa per sbattere in galera il cittadino sono pochi e chiari, poi vanno interpretati, come un Otello o un re Lear. Infine, l’assoluzione, per il giudice che sbaglia, naturalmente, anche se sbaglia a colpi di sfera di cristallo: “Mauro Palma, garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà e già presidente del Comitato Europeo per la Prevenzione delle Torture, è appena tornato da Strasburgo dove si è confrontato con colleghi olandesi, inglesi, bulgari e francesi. «La Gran Bretagna non prevede alcun indennizzo per ingiusta detenzione, la Bulgaria paga con grandi ritardi, mentre l’Olanda, per esempio, ha un meccanismo molto simile al nostro». Anche i numeri sono simili? «Non molto differenti. Per questo penso che gli errori italiani rientrino nella fisiologia del sistema e non nella sua patologia. Mi pare anche che la riforma della responsabilità civile sia un buon compromesso, perché un giudice non può vivere sotto la spada di Damocle della causa, soprattutto in un Paese dove ci sono la mafia, la ‘ndrangheta e la camorra, che in genere hanno avvocati molto in gamba e molto ben pagati. Certo, bisognerebbe cercare di arrestare il meno possibile e anche lavorare di più sugli automatismi che portano all’applicazione della custodia cautelare»” E’ la solita stranezza dell’art 3 della Costituzione, quello del tutti eguali davanti alla legge, riletto da Orwell: ma qualcuno è più eguale degli altri; tutti i professionisti, imprenditori eccetera vivono sotto cento spade di Damocle, il giudice invece non ce la fa, ma un erroraccio da qualche parte ci sarà pure, se lo Stato, cioè noi, ha pagato tutti quei milioni a migliaia di carcerati che non dovevano esserlo…….
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Apr 24 2016

l’egoismo dei ricchi 24 04 2016

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L’EGOISMO DEI RICCHI
Lo scudetto l’hanno stravinto ancora una volta, potrebbero accontentarci e raccogliere un cesto di pere a Firenze……

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