Mar 26 2016

la legge del più forte-centosette 26 03 2016

Published by at 9:58 pm under cronaca cremonese,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – CENTOSETTE
Premesso che il codice non impone al giudice di indicare un movente; che un delitto più “leggero” non merita nemmeno la ricerca, lo si può commettere così, alla buona, sulla spinta di un fatto accidentale; ma uccidere l’amante e la figlia, no; o uno è fuori di testa, e non è il caso di Iori, lo psicologo del carcere se l’è esaminato in lungo e in largo per concludere: sano come un pesce, tasso di aggressività zero, o un motivo, forte, lo ha. Siccome Maurizio Iori non lo ha, la commedia dell’arte continua a dominare.
Il movente trovato dalla Corte di primo grado: “La situazione muta però completamente da maggio in poi, proprio dopo che Claudia ha appreso dalla sorella che Iori, che nulla le aveva detto e che continuava a frequentare via Dogali per avere rapporti intimi, si era risposato con la Arcaini già dal marzo passato. Claudia allora smette di essere remissiva: annuncia a Iori di non essere più interessata a lui, lo avverte che il sesso sparirà dai loro rapporti e pretende con insistenza ed inusitato vigore che l’imputato cominci non solo a fare sul serio il padre di Livia ma che dia anche il giusto riconoscimento sociale alla figlia, trattandola allo stesso ed identico modo degli altri 3 figli e rivelando la sua esistenza a tutta la sua famiglia allargata, e quindi alla madre, alla nuova moglie ed alla ex moglie e agli altri figli. Di fronte a tale reazione di Claudia, Iori vede la unilaterale rottura del tacito patto (assistenza verso riservatezza) e si sente oggettivamente minacciato nel proprio equilibrio di vita. Eccetera eccetera eccetera per cinque pagine.”
La Corte d’Appello di Brescia è un po’ più lunga: gli eccetera eccetera eccetera riempiono quattordici pagine, che potevano limitarsi a queste poche righe:
“E’, infatti, il timore di doversi porre il problema di accreditare Livia all’interno della famiglia allargata (con tutti i possibili contraccolpi psicologici che ciò avrebbe potuto provocare nei confronti degli altri figli e delle altre donne) che deve essere considerato il vero movente dell’azione omicida, sicché, anche se, a seguito dell’omicidio, quella riservatezza sarebbe stata inevitabilmente violata (e la madre avrebbe saputo ciò che non avrebbe dovuto assolutamente sapere), Iori sarebbe comunque riuscito a scongiurare la rottura di quell’equilibrio familiare cui egli massimamente teneva.”
Fate voi, cari lettori.

Cremona 26 03 2016 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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