Feb 25 2015

j’accuse-quattrocentouno 25 02 2015

Published by at 6:51 pm under cronaca cremonese,Giudici

J’ACCUSE – QUATTROCENTOUNO
Mi è capitato tra le mani Beaumarchais, l’introduzione al suo “Il matrimonio di Figaro”, cioè il classico: vi spiego perché scrivo così, e arrivo alla frase più forte che usa per bastonare i suoi critici che, versione senza dubbio di parte, è:
“Un tribunale d’iniquità, incaricato fin da principio di condannare l’accusato, non ascolta affatto le sue difese.”
In un Paese civile come è l’Italia questo non ha mai possibilità di succedere, non esiste giudice che si faccia imporre incarichi di condannare/assolvere, per una considerazione evidente, nessuno ha la forza di assegnare incarichi del genere; che a volte sarebbe il male minore, fosse che so, un Presidente del Consiglio, perché basta non inimicarselo e tu vivi tranquillo. Il problema attuale nostro non è che esistano Tribunali d’iniquità, nessun Tribunale è iniquo, il problema vero è che tutti i Tribunali, dalla Corte Costituzionale in giù, sentenziano a piacere, per un semplice motivo: lo possono!
Nessun stupore, come riporto oggi in un altro pezzo, che la Cassazione decida non esser crudele un marito che colpisce la moglie con 36 trentasei coltellate, e non si curi nemmeno di finirla, la abbandoni così nella certezza muoia dissanguata.
Visto il quadro generale, è il motivo del mio lungo preambolo, nessun stupore che due Corti di seguito illustrino, senza averne l’obbligo, il movente che ha portato Maurizio Iori a uccidere amante e figlia: temeva lo costringessero a trattare quella figlia con gli stessi sentimenti paterni che aveva verso gli altri figli. Nessun stupore che due Corti di seguito non spieghino quale legge, non dico amare, potrebbe obbligare un padre a tenere in casa coi figli legittimi una figlia naturale; la legge ovviamente non esiste ma alle due Corti, non inique ma possenti, non interessa confermarlo.
E fatto ancor più grave, non per me che sono un modesto blogger di provincia, non rispondono alle ragionevoli obiezioni dei difensori, come obbliga l’ordinamento processuale: “per condannare l’accusato, non ascolta affatto le sue difese”, per cui gli avvocati si affannano invano, o se considerate Iori pazzo fatelo accertare, a elencare tutti i motivi razionalmente immaginabili che escludono Iori potesse aver anche solo lontanamente l’idea di uccidere. Non rispondono, come gli avvocati, quindi il diritto costituzionale alla difesa, non esistessero.
Vado alla conclusione di Giusto e Gualazzini, visto che la lettera di Claudia avrebbe scatenato “l’ira funesta” di Maurizio Iori:
“Il Dr. Iori ha ucciso perché esasperato dal contenuto della lettera indirizzatagli dalla donna stessa. Basta leggere il testo del documento per rendersi conto del fatto che pur esprimendo lo stesso l’angoscia dell’autrice, poteva al più generare nel destinatario un semplice fastidio, così come ha in concreto generato. Niente che giustificasse nemmeno remotamente un omicidio, tanto più che il Dott. Iori avrebbe anche potuto reagire semplicemente non facendosi più vedere.”
Non è un’idea che viva tra le stelle, eppure né a Cremona né a Brescia le Corti, in nome del popolo italiano, hanno pensato d’aver l’obbligo di rispondere.

Cremona 25 02 2015 www.flaminiocozzaglio.info

No responses yet

Trackback URI | Comments RSS

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.