Feb 23 2015

j’accuse-trecentonovantanove 23 02 2015

Published by at 11:56 am under cronaca cremonese,Giudici

J’ACCUSE – TRECENTONOVANTANOVE
In sintesi, Maurizio Iori secondo la Corte d’Appello di Brescia, che s’è distinta ben poco dalla Corte di Cremona, ha ucciso Claudia e Livia per il timore d’essere costretto allo stesso numero di carezze a Livia come agli altri figli; e la Corte bacchetta la Difesa, che non riesce a demolire la solidità del ragionamento: le critiche sono riduttive e non corrette. Vediamole, a partire da Giusto e Gualazzini, a Cremona:
“Ad onta degli spasmodici tentativi di dipingere il Dr. Iori come un mostro, l’accusa (tanto pubblica quanto privata) non è riuscita a spiegare la ragione per la quale l’imputato avrebbe progettato ed attuato un duplice omicidio tanto efferato quale quello che gli si attribuisce. Infatti analizzando concretamente i singoli temi, si deve inevitabilmente escludere la possibilità di individuare un motivo accreditato da un minimo di razionalità.”
Si vede immediatamente la differenza di impostazione; io stringo e metto in luce l’essenza della Corte d’Appello, ma ha veramente motivato così, come ho trascritto tante volte; e mi sembra di vederli fregarsi le mani, felici di tanta scoperta; Giusto e Gualazzini, come vedremo, ragionano come ragioniamo tutti noi, talché il risultato è siano essi a scrivere in nome del popolo italiano, non certo la Corte!
E come sempre nulla nasce dal caso: se vuoi condannare per un omicidio che non solo è impossibile da commettere, ma se fosse possibile sarebbe insensato, per forza cadi nel ridicolo!
“Il Dr. Iori aveva l’esigenza di tenere segreta nell’ambiente di lavoro la notizia della nascita di una figlia al di fuori del matrimonio, per non pregiudicare la propria carriera. La considerazione tanto banale quanto inoppugnabile che la morte di madre e figlia, anche se conseguente a un suicidio allargato, avrebbe diffuso la notizia della paternità non solo nell’ambiente di lavoro ma dovunque a livello nazionale – come poi è concretamente avvenuto – dimostra che un duplice omicidio sarebbe apparso anche ad un demente (e il Dr. Iori non lo è né lo era) come il sistema peggiore in assoluto per salvaguardare l’ipotetico segreto. Detto segreto, poi, in concreto non era mai esistito perché, nell’ambiente ospedaliero la notizia era conosciuta da tutti.”
Il cognome Iori era sul campanello di casa e sulla cassetta delle lettere di Claudia Ornesi……….
“Il Dr. Iori aveva l’esigenza di nascondere alla propria madre di essere il padre di Livia per evitarle un trauma che l’avrebbe sconvolta. La inevitabile conoscenza della notizia attraverso i mass media dopo la tragica morte avrebbe ottenuto lo stesso effetto e lo avrebbe anche inevitabilmente peggiorato.”
Provate a dar torto agli ottimi Giusto e Gualazzini; beh, io l’ho sentito a Brescia con le mie orecchie: Maurizio Iori ha progettato/eseguito l’omicidio in luglio quando la mamma era via da Crema, in ferie, perché non legge i giornali e comunque i nazionali non ne avrebbero scritto, di ritorno a Crema il mese dopo nessuno ne parlava più e lei non avrebbe mai saputo nulla!
Provate a difendervi, difendervi è il verbo esatto, in processi del genere!

Cremona 23 02 2015 www.flaminiocozzaglio.info

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