Feb 25 2014

j’accuse-trentasette 25 02 2014

Published by at 9:15 am under cronaca cremonese,Giudici

J’ACCUSE – TRENTASETTE
Ero ripartito dal capitolo 4 della motivazione: Altri elementi probatori, paragrafo: Anomalie sulla scena del crimine, dove la lettera “sparita” ha dato ottima prova di sé; ma “la luce spenta”! non è da meno, come vediamo subito, pagine 60/61:
“Si è già detto, esaminando il problema delle impronte che non si rinvengono sullo sportello del quadro elettrico dell’appartamento, che nessuno dei soccorritori tolse la luce premendo gli appositi interruttori neri e che pertanto tale gesto è addebitabile o a Claudia Ornesi o all’imputato Iori.”
Prima fermata: basta leggere le deposizioni dei testimoni, ci ritornerò, le varianti son troppo divertenti, per capire la sicurezza che possono trasmettere non dico a una Corte, a un semplice commentatore come me!
E la conferma la dà poche pagine dopo, la sua memoria, anche di quanto scritto da lui medesimo, è labile, Massa Pio in persona, a meno di volerlo sospettare, non fia giammai! di cambiare metodi e logiche secondo necessità, su uno dei punti fondamentali del processo, la chiave dell’appartamento, altro che sportello del quadro elettrico la cui esistenza o meno è del tutto irrilevante ai fini di una corretta decisione.
Se Iori è l’assassino deve avere la chiave, perché il padre Ornesi il mattino dopo trova la porta chiusa, ma dopo varie deposizioni del clan Ornesi al gran completo, come dire per non offendere il decoro del presidente Massa Pio? incerte! si trova la soluzione, pagina 70: Iori prima di consegnare gli originali si sarà fatta una copia. Sarebbe sufficiente un’illuminazione del genere per l’ergastolo, ma Massa Pio, in nome del popolo italiano, vuol dimostrare la completezza del suo ragionamento, per cui suggerisce anche la possibilità, pagina 69: “che effettivamente Gianstefano Ornesi abbia trovato la porta di casa chiusa. La circostanza, anche se asserita dallo stesso, non è così sicura se si considera che costui fu colpito da un così grave stato di shock e di confusione da non poter escludere che i suoi ricordi, dopo l’evento si siano confusi e aggrovigliati nel rievocare un gesto che era praticamente automatico.”
Dunque se si tratta di sportelli i testi sono certi, se di chiavi c’è da discutere: complimenti, presidente Massa Pio!
Ricordando anche, ma non vorrei lasciare l’impressione di infierire, che all’incirca i soccorritori erano assieme nella stanza, mentre il padre Ornesi rimase da solo diversi minuti prima del loro arrivo. Ma andiamo avanti e siccome stiamo esaminando una tragedia, tratteniamoci dal ridere alla sua ricostruzione, come dire, un po’ nebbiosa:
“Se ci si mette dal punto di vista di una persona sconvolta che decide con immediatezza il suicidio la decisione di togliere (in quale fase poi?) l’energia elettrica appare incomprensibile e anomala. Se ci si mette dal punto di vista dell’imputato vi sono ottime ragioni. Ha sostenuto la parte civile che il motivo era quello di evitare la possibilità di uno scoppio durante l’erogazione del gas con gravi danni alle strutture dell’immobile atteso che Iori, seppure assicurato, poteva andare incontro ad un incerto contenzioso con l’assicurazione in quanto l’immobile era di fatto adibito ad uso abitativo, diverso da quello previsto (uso ufficio) negli accordi contrattuali. Pur non potendosi escludere che abbia marginalmente inciso anche tale esatta considerazione, ad avviso della Corte l’imputato fermò la fornitura di energia elettrica non tanto e non solo per evitare possibili danni patrimoniali ma soprattutto per evitare danni alla sua persona in caso di scoppio derivante da un possibile contatto tra impulsi elettrici ed il gas Gpl che continuava lentamente ma progressivamente a fuoriuscire dalle bombole.” Parte civile e Corte sono d’accordo: Iori, uomo e famiglia molto ricchi, per paura di perdere i 30mila euro di leasing già pagati, preferisce correre il rischio di lasciar le tracce che lo porteranno all’ergastolo, e poi si favoleggia dell’avarizia di zio Paperone! Ma il resto della ricostruzione è ancora meglio:
“Al riguardo occorre considerare che l’imputato, se autore del duplice omicidio, si è sicuramente trattenuto a lungo nell’abitazione (per togliere le proprie tracce, portare via ogni cosa potenzialmente compromettente, per effettuare ad un certo punto l’erogazione diretta del gas nelle vie aeree delle vittime, per controllare il regolare deflusso del gas dalle bombole) ed il pericolo per lui non era tanto l’erogazione del gas che cadeva verso il pavimento (stando in piedi si poteva pertanto assistere in diretta alla agonia altrui), ma il pericolo di esplosione che aumentava con l’aumentare del periodo di erogazione del gas (la bomboletta, lo si ricorda, si esauriva in circa 4 ore) onde per cui appare logico che l’imputato ad un certo punto abbia preferito non correre rischi e chiudere l’erogazione di energia elettrica.” Invece non è logico che Claudia Ornesi, prima di suicidarsi, abbia voluto evitare che il padre saltasse in aria, il mattino dopo, quando sarebbe venuto a tenere la bimba mentre lei era al lavoro.
E’ uno dei tanti punti in cui si nota l’inadeguatezza di Massa a tanto impegno, considerando soprattutto la nessuna importanza del quadro elettrico staccato e senza impronte, che poteva tranquillamente ignorare: Iori si ferma quattro ore sul luogo del delitto, in un condominio in pieno centro di Crema, con la puzza del gas rilevabile da chiunque passi accanto, e per giunta per eseguire meglio le operazioni descritte toglie la luce proprio di notte, le due osservazioni più evidenti!

Cremona 25 02 2014 www.flaminiocozzaglio.info

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