IN ATTESA DI UNA GIUSTIZIA PIU’ ESATTA – SETTANTASETTE
E’ vero in parte ciò che dicono i giuristi sul processo, non essere altro che un accertamento sul fatto eccetera: accertamento sì, sempre, non dimenticandoci mai però che il processo è una recita con molti attori, in primo piano le parti, e sceneggiatori e registi d’ogni tipo; proviamo a pensare a chi forma la pubblica opinione, che nel mondo civile spesso si sostituisce al giudice. Così, a grandi tracce.
E il procedimento Iori altro che grande, è immensa traccia, vista la creatività che lo porta a scoprire tre o quattro Americhe, solo con l’impegno, senza sfere di cristallo causa la crisi, degli interpreti principali, quelli cioè che hanno il potere.
Il canovaccio sarebbe stato da sempliciotti, indegno a raggiungere una Corte d’Assise: un evidente suicidio posto in essere dalla madre che porta con sé anche la figlia, diventa, come dicevano i critici delle combinazioni di Alechin che sembravano sorgere dal nulla, un omicidio a carico di uno che passava di lì, per caso. A opera di persone che nemmeno si vergognano a convocare una conferenza stampa per spiegare l’origine dei primi sospetti: è impossibile sia un suicidio, manca una lettera di addio, madre e figlia sono morte in letti affiancati invece che nello stesso!
Di persone dotate di ampi poteri e poco più, che traggono valutazioni su comportamenti di fronte a gravi lutti, che dovrebbero rimanere esenti perlomeno da valutazioni processuali, o, se è impossibile resistere, eguali per tutti.
Invece, il prologo è dominato dalla figura di Facchi Pasqua, madre e nonna delle povere morte, che pochi secondi dopo esser giunta sul posto, accusa Maurizio Iori, con grande insistenza: cercate Iori, lo ripete più volte, lo pretende addirittura dai soccorritori!
Valutazioni: i comportamenti delle persone di fronte a gravi lutti dovrebbero rimanere esenti da giudizi soprattutto processuali, invece gli inquirenti prima, la Corte poi, hanno voluto ricavare da quelli di Iori considerazioni a suo carico, nulla per la Facchi, che di fronte alla morte reagisce con grande livore contro Iori, chiedendo a più riprese di trovarlo, accusandolo già un’ora dopo davanti alla polizia, tornando ad accusarlo per altre quattro volte in comparizioni spontanee.
E la polizia cede e dopo un’ora! ordina l’arrivo di Iori da Milano, dove stava operando, e siccome è un uomo introverso, taciturno, diventa glaciale; glaciali invece non sono gli Ornesi, che per giorni e giorni nonostante il lutto vanno e rivanno dalla polizia perché incolpi Iori!
E l’ossatura del processo fino alla sentenza rimane questa: gli Ornesi, come un re che regna ma non governa, danno l’indirizzo, gli altri, investigatori e giudici, amministrano.
Cremona 26 12 2013 www.flaminiocozzaglio.info