Ott 27 2013

parliamo di fatti 27 10 2013

Published by at 10:35 am under cronaca nazionale,Giudici

PARLIAMO DI FATTI
Berlusconi in primis e poi la politica, in genere destra, invadono la Giustizia, questo en burlesque l’intervento del segretario Maurizio Carbone dal palco del congresso dell’Associazione nazionale magistrati, mentre tuona un: “l’incandidabilità di chi è stato condannato in via definitiva a più di due anni è una questione etica, il fatto che ci sia voluta una norma dimostra la debolezza della politica, che dovrebbe fare da sola, ma la magistratura a volte è obbligata a intervenire eccetera.”
Poi si scaglia, d’altronde è la Costituzione a stabilirlo, la libertà di espressione è sacra, ma per qualcuno meno che agli altri, contro gli attacchi mediatici subiti da alcuni magistrati: “la definizione di alcune vicende processuali, con esiti non graditi a una parte, hanno, quasi fatalmente in questo clima politico, comportato l’intensificarsi della pubblicazione di articoli di stampa e di servizi televisivi contenenti gravi offese a singoli magistrati e inaccettabili attacchi all’intero ordine giudiziario, tanto da assumere le caratteristiche di un vero e proprio linciaggio mediatico, fino alla redazione di elenchi di magistrati, che evocano di liste di proscrizione.”
Crociata ben evidente nelle righe di Repubblica, guai a chiamarli partito ombra, loro sono un giornale, di sinistra ma un giornale! che riporta le parole di Vietti, vice del Csm, come gli altri on line, ma leggiamo in che ordine, nel titolo: “Ha esortato i politici a fare il loro mestiere, e a smettere di interferire con il lavoro dei Tribunali” e ben dopo nel testo: “Il carrierismo da indagine e l’eccesso di protagonismo di alcuni pubblici ministeri lontanissimo dalla loro qualità di magistrati, finisce col portare acqua al mulino della separazione delle carriere. Qualcuno nella magistratura ha pensato che si potesse giustificare tutto. Questo porta una perdita di credibilità e fiducia da parte dei cittadini che, seppur sanno distinguere i ruoli dei giocatori, di fronte alla violazione delle regole del gioco, rischiano di perdere fiducia in entrambe le istituzioni.”
Il sapore del Giusto, come ovvio, emana dalle parole finali del presidente in carica dell’Anm, tale Sabelli Rodolfo: “Le critiche ben vengano, ma devono essere ragionate”. Tradotto: a me Flaminio rimproverate liberamente che porto gli occhiali, ma guardatevi bene dal criticare ciò che scrivo!
Le solite due righe a commento, come d’abitudine: prima faccio parlare, poi dico la mia. Canale5 sbaglia a riprendere le buffe movenze, nel suo privato, del giudice Mesiano, quello della prima sentenza Mondadori, però se devo essere afflitto, scelgo di esserlo dalle riprese piuttosto che dalla sua sentenza; ma non riusciremo mai a uscire dalla contesa, che non riguarda solo Berlusconi/Boccassini se il 60% degli italiani non ha fiducia nei giudici, fin che il campo di battaglia sono gli slogan al posto dei fatti. I quali dicono che il Giudice fa la sentenza, ma non è la Giustizia, come invece l’Anm pretende lo sia e purtroppo viene superficialmente creduta: la sentenza deve solo chiudere un conflitto nella società, se lo risolve nel giusto, bene, ma per la società essenziale è che lo chiuda. Quindi, se si vuole davvero risolvere la questione si parta da posizioni pari, invece di dare a Bolt, che è già Bolt, dieci metri di vantaggio: non esistono, divise nettamente, giustizia e sporcizia, ma uomini che fanno sentenze e leggi. Ma se proprio vogliamo discutere i fatti, sempre nell’onesto fine di giungere a una verità il più possibile condivisa, lasciamo perdere i due contendenti e prendiamo politica e giurisdizione in generale: la politica subisce esami quotidiani e di tanto gode, dalla critica all’insulto al conteggio del voto, tranne l’inamovibilità. Luca Palamara ha appena espresso un parere diffuso tra i suoi, a cena col Rotary di Casalmaggiore: mentre io condanno l’errore del chirurgo, che ha cento volte la possibilità di sbagliare che ho io giudice, per me giudice, in caso di errore, la legge deve contentarsi “dei momenti di angoscia insuperabile che prova la mia coscienza”. Se il giudice dovesse correre il rischio della punizione, come il medico, l’ingegnere eccetera, non sarebbe in grado di svolgere la sua missione in favore del popolo. E le sue parole sono già un fatto, ma aggiungiamone qualcun altro, tra quelli noti a livello nazionale, il mostruoso caso Iori è conosciuto solo a Cremona. Che posizione intende prendere l’Anm sui colleghi che hanno condannato gli scienziati che non han saputo prevedere il terremoto dell’Aquila? Sui colleghi, troppi più che tanti, che se ne infischiano del 533cpp che prevede in caso di condanna la certezza al di là di ogni ragionevole dubbio, come l’ultimo caso di scena ieri di un imputato, 2001, presunti abusi sessuali, giunto al nono grado di giudizio in un altalenarsi di condanne e assoluzioni? Sulle carceri ingombre di prigionieri che non dovevano starci, come il processo a Silvio Scaglia ha appena dimostrato?
Lascino perdere gli slogan, da una parte e dall’altra, se vogliono davvero giungere alla verità.

Cremona 27 10 2013 www.flaminiocozzaglio.info

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