GIUSTIZIA DI FERRO – SEI
Giovanni Canzio, presidente della Corte d’Appello di Milano, all’apertura dell’anno giudiziario: l’Italia ha il triste primato in Europa del maggior numero di estinzioni del reato per prescrizione, e paradossalmente del più alto numero di condanne della Corte europea dei diritti dell’uomo per l’irragionevole durata dei processi!
Noi e loro parliamo un’altra lingua: non vedo il paradosso, ma l’evidente consequenzialità, durano spesso in maniera tanto irragionevole, ben oltre il 90mo di un arbitro che abbia perso l’orologio, da provocare prescrizioni a iosa! E non si lamentino i Canzio, gli vada bene che la Corte europea si limiti ai numeri e non ficchi il naso nelle Aule!
Torniamo a noi, lo so di ripetermi spesso, ma un processo Iori che doveva finire in tre udienze: i periti a spiegare causa e probabile dinamica della morte, domande delle parti e della Corte, conclusioni, è arrivato vicino alle venti; indispensabile ascoltare i testi di Accusa e Parte civile che riferivano di Iori al funerale malvisto da amici e parenti della Ornesi, vicino di casa a garantire che non salutava, collega che spiegasse quant’era “comandino”, e avanti così, meno male che la Difesa ha fatto risparmiare tempo, limitandosi al minimo di un’udienza per ribattere che il Mostro non era così mostro eccetera.
Invece, Accusa e Parte civile, hanno risparmiato tempo sulle questioni marginali, se Iori avesse la chiave, come abbia fatto, nemmeno la curiosità li ha mossi, a far ingurgitare mezzo etto di medicinali alla vittima eccetera. Volete una delle tante prove, cari lettori, della professionalità dell’Accusa, convalidata dalla Corte? Senza la chiave in suo possesso, cade ogni possibilità di attribuire il delitto a Iori, ma ecco il soccorso della memoria depositata dall’Accusa, pagina 26, e tenuta per buona dalla Corte: “dalle indicazioni pervenute da Facchi Pasqua (la madre di Claudia, n.d.r) e Ornesi Paola, emergeva che lo Iori doveva essere in possesso delle chiavi dell’appartamento in cui egli aveva collocato Claudia Ornesi, giacché quest’ultima aveva rivelato loro che in un’occasione, di notte, se l’era ritrovato in camera, sebbene avesse chiuso la porta del suo appartamento.” L’intruso e scemo: che cazzo s’è dato da fare con sushi, bombolette, annunci a destra e a manca, quando sarebbe bastato, invece di un quarto d’ora di sesso, girare il gas e andarsene in perfetto incognito!
Notate la forza probatoria di quel “doveva essere in possesso”, che i formalisti della Cassazione si rifiutarono di tenere nel giusto merito, e che, cambiasse strategia la Difesa, aggiungendo altre prove del genere, potrebbe portare in Appello non solo al ribaltamento della sentenza, ma all’imputare il duplice omicidio ai giudici Massa e Beluzzi: la fantasia al potere, si esaltava il “68 francese!
Torniamo alla scena del delitto, moviolata dall’Accusa, considerate la precisione e la completezza del resoconto: “dalla camera lo Iori portò via i sacchi di plastica e i legacci/nastro adesivo, lasciandovi, posizionati, i quattro fornelletti con le valvole aperte e i quattro tappi di plastica di chiusura delle bombolette; dal soggiorno egli asportò le tracce della cena, lasciò sul tavolo i blister e infine se ne andò via, portando con sé la spazzatura, l’involucro contenente il liquido o la pietanza in cui aveva mescolato lo Xanax, il Valium e la lettera di Claudia, senza più tornare sul luogo del delitto.” Hitckock non sarebbe stato più preciso, e sì che le scene se le costruiva lui!
Cremona 27 01 2013 www.flaminiocozzaglio.info