Dic 12 2019

un giudice di coraggio 12 12 2019

Published by at 11:21 am under Pubblica Amm.ne

UN GIUDICE DI CORAGGIO

e un presidente Anm finalmente critico; dal Fatto Quotidiano.

—I sette processi che si sono celebrati per la strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969) non hanno mai portato all’accertamento della responsabilità personale di esecutori, mandanti e depistatori. Un caso giudiziario definitivamente chiuso il 30 settembre del 2013 quando il giudice per le indagini preliminari di Milano, Fabrizio D’Arcangelo, archiviò su richiesta dei pm Armando Spataro e Grazia Pradella, l’inchiesta aperta due anni su quattro nuovi spunti investigativi. Prima ancora nel 2005 la Cassazione aveva confermato l’assoluzione degli imputati finiti a processo a seguito dell’indagine scaturita negli anni ’90 dal lavoro sulle “Trame nere” dell’allora giudice istruttore Guido Salvini che di recente ha anche pubblicato il libro “La maledizione di Piazza Fontana”. Salvini oggi in una intervista a Il manifesto rispondendo all’ultima domanda parla di ostacoli interni alla sua azione. “Sì, e dall’interno del mio mondo purtroppo. Se il Csm non mi avesse reso le indagini e la vita impossibili con la minaccia del trasferimento d’ufficio e con i procedimenti disciplinari, finiti nel nulla ma durati sei anni, non sarebbero andate perse quelle energie che servivano per raggiungere l’intera verità. Chi ha voluto quegli attacchi contro di me porta addosso una grande responsabilità”.

Oggi anche il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Poniz, che fa autocritica: “Parti delle istituzioni repubblicane hanno pervicacemente ostacolato l’accertamento della verità, quando non cospirato al suo occultamento e finanche alla costruzione artificiosa di una verità falsa” dice il magistrato parlando ad un convegno nell’aula magna del Tribunale di Milano sulla strage e sulle relative indagini e sui processi. Per Poniz, “anche il ruolo della magistratura si presta a una lettura critica”. Poniz ha parlato della strage di piazza Fontana come di una “ferita mai chiusa e ancora sanguinante”. Sul fronte del ruolo della magistratura, il presidente della Anm ha spiegato che ci sono state “decisioni che a molti apparivano criticabili già allora ed appaiono oggi sconcertanti: la vicenda del trasferimento del processo a Catanzaro” è, secondo Poniz, “una delle tante singolarità sul versante giudiziario che restituisce una idea, oggi largamente diffusa, di un atteggiamento tutt’altro che incalzante della magistratura milanese” all’epoca. Per Poniz, però, ben diverso fu “l’atteggiamento e l’impegno della magistratura milanese” negli anni ’90 quando le indagini ripresero con vigore “scontrandosi tuttavia con persistenti ostacoli e la difficoltà di una ricostruzione a ritroso“.

Francoforte 12 12 2019 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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