Dic 30 2018

resa completa ai davigo 30 12 2018

Published by at 5:21 pm under costume,cronaca nazionale,Giudici

RESA COMPLETA AI DAVIGO Dal Dubbio; ormai solo la morte dell’imputato può fermare il processo!
—È un dettaglio. Ma va colto. Due giorni fa il presidente dell’Unione Camere penali Gian Domenico Caiazza ha trasmesso a Sergio Mattarella una seconda lettera, che fa seguito all’appello sulla prescrizione rivolto nei giorni scorsi al Quirinale da penalisti e professori. In quella prima missiva l’avvocatura, insieme con qualcosa come 110 tra i più autorevoli esponenti dell’accademia processual- penalistica italiana, elencava le ragioni di «illegittimità costituzionale» della norma che abolisce la prescrizione dopo il primo grado, e che è contenuta nel ddl Anticorruzione. Precisa ed esplicita la richiesta: voglia il presidente della Repubblica valutare «l’ipotesi di rinviare il testo alle Camere con messaggio motivato». Due giorni fa Caiazza scrive di nuovo al Capo dello Stato per “aggiornarlo”: «Illustrissimo Signor Presidente, si sono aggiunte nuove adesioni». E giù l’elenco supplementare, con un’altra trentina di nomi illustri, fra cui la firma di qualche studioso che non si occupa specificamente di diritto ma che è fortemente impegnato in campo civile come il filosofo Biagio de Giovanni. Segue quindi una precisazione con cui Caiazza spiega al presidente della Repubblica che «si sono infine aggiunti ulteriori 16 docenti in calce ad un autonomo documento di adesione al nostro appello, e che di seguito trascrivo». Vengono così riportate le specifiche argomentazioni con cui questi altri professori di diritto penale chiedono a Mattarella di rinviare la legge alle Camere per l’incostituzionalità dello stop alla prescrizione. Il fatto insolito – e di grande significato – è proprio nella scelta compiuta dai 16 studiosi che si sono voluti unire all’appello seppure «nella varietà delle motivazioni». Avrebbero potuto semplicemente aggiungere i loro nomi. Invece hanno voluto esprimere al presidente della Repubblica i loro particolari motivi di dissenso. Come se l’accademia tendesse ormai a costituirsi a propria volta come soggetto politico o comunque partecipe al dibattito pubblico, persino con l’articolazione in diverse comunità di pensiero: tra i 16 che si sono aggiunti per ultimi, ci sono professori di Diritto penale delle università di Torino, Parma, Enna, Napoli, Reggio Emilia. Insomma, una rete diffusa in ogni parte d’Italia, non spiegabile con la semplice vicinanza geografica ma in base a una comunione di idee. È appunto il segno di una mobilitazione civile inedita sui temi della giustizia.

Francoforte 30 12 2018 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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