Ott 18 2018

la legge del più forte-milletrentatre 18 10 2018

Published by at 6:37 pm under costume,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – MILLETRENTATRE
Se gli accordi sono davvero “inconfessabili”, lo sono per entrambe le parti, avvocati e giudici; o sbaglio? Dal Dubbio —Lite tra avvocati. Capita. Nei migliori processi, verrebbe da dire. Era forse inevitabile che avvenisse in un caso controverso, sul piano processuale, come quello della morte di Stefano Cucchi. Così ieri finiscono per trovarsi duramente contrapposti i difensori: da una parte Francesco Petrelli ed Eugenio Pini, che assistono Francesco Tedesco, il carabiniere che ha accusato due suoi colleghi di aver selvaggiamente picchiato il geometra morto nel 2009. Dall’altra Giosuè Bruno Naso, che difende invece il maresciallo Roberto Mandolini: secondo la ricostruzione del militare “pentito”, non partecipò al pestaggio ma intervenne pesantemente per depistare le indagini. È Naso a scrivere una lettera in cui avanza il sospetto di «inconfessabili accordi» fra il pm e i colleghi, in particolare Petrelli, che difendono Tedesco. Petrelli ribatte: «Sono accuse assurde, gravissime e infondate». Rivolto direttamente a Petrelli, Naso scrive che la «ragione» per cui «tu Francesco, accompagni il tuo assistito nell’ufficio del pm affinché questi conduca un’indagine parallela e riservata» appare «ai miei occhi inconfessabile ma assolutamente chiara: è la promessa derubricazione della imputazione elevata nei confronti del tuo cliente in quella di favoreggiamento, reato allo stato già prescritto, anche a costo di aggravare la posizione di tutti gli altri imputati». Fino a una considerazione amicale ma altrettanto risentita: «Sono quattro mesi che va avanti questa storia e non hai avvertito il bisogno, la necessità, la opportunità di informare i colleghi, tutti i colleghi e me in particolare!». In una nota, Petrelli risponde: «È semplicemente impensabile che un avvocato, per colleganza o, peggio ancora, per amicizia, possa violare il segreto istruttorio ed il riserbo assoluto di una indagine. Ed è altrettanto inaccettabile che si voglia sovrapporre indebitamente la figura del difensore a quella dell’assistito e si confondano i rapporti personali e professionali fra colleghi con le scelte processuali degli imputati. Il carabiniere Tedesco», ricorda Petrelli, «ha fatto una scelta difficile e coraggiosa e non vi è nulla di ‘ inconfessabile’ nei motivi che lo hanno indotto a denunciare i fatti e le responsabilità altrui, né nei modi in cui tale contributo di verità è stato fornito all’autorità giudiziaria».
Francoforte 18 10 2018 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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