Set 25 2018

la legge del più forte-milledieci 25 09 2018

Published by at 6:50 pm under costume,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – MILLEDIECI
Da Repubblica, l’ennesimo urbi et orbi del presidente Mattarella:
—“L’attenzione e la sensibilità agli effetti della comunicazione non significa orientare le decisioni giudiziarie secondo le pressioni mediatiche né, tanto meno, pensare di dover difendere pubblicamente le decisioni assunte. La magistratura, infatti, non deve rispondere alle opinioni correnti perché è soggetta soltanto alla legge”. Lo ha ribadito il presidente Sergio Mattarella parlando ai vecchi e nuovi membri del Csm riuniti al Quirinale. Ritornando su un tema che aveva già affrontato qualche giorno fa in risposta alle critiche alla magistratura del ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Per il Capo dello Stato “sono invece doverose la credibilità e la trasparenza” per l’agire della magistratura “che possano essere rafforzate anche da una adeguata comunicazione istituzionale. È pertanto auspicabile che si prosegua nella direzione intrapresa, che appare idonea a tutelare anche i singoli magistrati da sovraesposizioni cariche di pericoli e che non si rivelino utili”.
A rimarcare il principio dell’indipendenza della magistratura, Mattarella aggiunge: “Il Csm è lo strumento, previsto dal Costituente, per dare concretezza al principio di indipendenza della giurisdizione, principio che costituisce un cardine della nostra democrazia”. Inoltre, chiarisce che i membri “laici” sono eletti “per competenze” e non “perché rappresentanti di singoli gruppi politici”. Anche il presidente della Camera Roberto Fico, presente alla cerimonia al Colle, sottolinea l’importanza dell’indipendenza delle toghe: “Sono convinto che la magistratura è un organo indipendente che deve lavorare in piena autonomia senza alcun tipo di interferenza da parte della politica e viceversa. La nostra Costituzione si compie se viene mantenuta la divisione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario”—
Se si parla e basta, a meno di voler provocare, tutti siamo intelligenti, colti, furbi, belli e simpatici; poi, però, sfortuna comune a grandi e piccini, vengono i fatti. La divisione dei poteri di Fico è fittizia, al comando ce n’è uno solo, la sua maglia è la toga forte e giusta, il suo nome è Associazione nazionale magistrati; soggetta soltanto alla legge che, essendo un cumulo di parole, materialmente parlando, dev’essere interpretata: da chi? Ecco un bell’esempio, dal Dubbio, che ogni tanto devo ripetere:
— Un magistrato in servizio presso la Corte d’Appello di Cagliari doveva essere esaminato per la settima valutazione di professionalità. Tale valutazione è un passaggio importante nella carriera di una toga: dopo di questa, fino al momento della pensione, non sarà infatti più valutato. Ai fini del giudizio, la “produttività”, cioè il numero di sentenze scritte e depositate, è uno dei principali indicatori per la valutazione positiva. Questo magistrato in cinque anni ( dal 1° gennaio 2005 al 31 dicembre 2009) aveva redatto 314 sentenze, circa 60 l’anno. «Per fare un confronto, un Consigliere presso la Corte di Cassazione nello stesso lasso temporale ne scrive circa 490», ha dichiarato prima di votare contro l’accoglimento della progressione in carriera della toga di Cagliari il presidente Canzio. «Ma oltre ad una produttività irrisoria, questo magistrato – ha aggiunto – deposita le sentenze con ritardi fino a 6 anni, e i ritardi minimi sono di circa un anno e mezzo». Questo quadro d’insieme, secondo il presidente della Cassazione, determina il fatto che mentre «in qualunque Paese europeo si discuterebbe di impegno, laboriosità, equilibrio, capacità di fare il giudice, noi discutiamo non se possa fare il magistrato ma se possa conseguire la settima valutazione di professionalità. E questo fa di noi un unicum». E ancora: «Io vado dicendo da moltissimo tempo che in un’organizzazione complessa, un potere dello Stato con migliaia e migliaia di magistrati, dove le valutazioni di professionalità sono positive per il 99,7%, evidenzia un deficit delle circolari in materia di valutazione di professionalità», ha proseguito Canzio secondo il quale questo «è un caso clamoroso e scandaloso, con ritardi intollerabili in qualsiasi Paese europeo» . I ritardi, poi, mettono in evidenza una minore azione di controllo negli anni da parte dei capi: «Dove erano il presidente della Sezione, il presidente della Corte d’Appello, quando rilevavano che la sentenza non era depositata nei termini previsti e si arrivava a depositi dopo 6 anni?». La toga di Cagliari è «un magistrato non idoneo a svolgere il suo lavoro, la cui votazione positiva sarebbe uno scandalo», ha concluso il presidente della Cassazione. Dello stesso avviso il procuratore generale Ciccolo: «Questo magistrato ha riportato condanne disciplinari definitive per ritardi molto gravi». Una votazione positiva rende «difficile la difesa del prestigio della magistratura anche a discapito di quelli che svolgono il loro compito con impegno e serietà». Il parere del Consiglio giudiziario che accompagnava la proposta era comunque positivo. «Indipendente, preparato, costantemente attaccato al lavoro, con l’incapacità di sottrarsi all’abitudine di motivare con la massima pignoleria ogni provvedimento adottato, estensore di sentenze di centinaia di pagine», si poteva leggere. Ma al momento della votazione finale, il Csm si è spaccato: 10 i consiglieri, compresi appunto Canzio e Ciccolo, per la linea “dura”, 11 quelli favorevoli all’avanzamento “a prescindere”, 3 gli astenuti. Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e il laico Giuseppe Fanfani non erano presenti. Cosicché, per un voto, “todos caballeros”—
Costituzione, articolo 101: “La Giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alle legge”

Cremona 25 09 2018 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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