Giu 23 2018

la legge del più forte-novecentoquindici 22 06 2018

Published by at 7:21 am under costume,cronaca cremonese,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – NOVECENTOQUINDICI Lo strapotere dei magistrati italiani non tramonterà mai fin che a contrastarli ci saranno politici alla Matteo Renzi: la prassi di minacciare i testi o, peggio ancora, chiamarli testi mentre di fatto son già imputati, è prassi di ben altro che l’1% della categoria; ricordo il caso di Maurizo Iori, autentico abecedario della processualistica italiana: la Giudiziaria lo chiama teste, quando lui si accorge che lo considerano imputato, domanda: lei dov’era mentre le vittime morivano? Al cinema?, beh, ci mostri il biglietto, chiede l’avvocato, che gli negano perché teste! E durante il processo c’è voluto del bello e del buono per escludere il verbale dagli atti! —Ecco il primo atto da “solo” senatore di Matteo Renzi: «Quando un cittadino normale viene interrogato come testimone – quindi senza avvocato – propongo che ci sia sempre una videoregistrazione». L’annuncio arriva attraverso la sua eNews e segue di un giorno le ultime novità sul caso Consip: l’ex consigliere economico di Palazzo Chigi che ricostruì il ruolo dell’allora ministro Luca Lotti ( il quale fu accusato di rivelazione di segreto e favoreggiamento), ha dichiarato davanti al Csm di essere stato «intimidito dai pm ( con frasi come “vuole fare una vacanza a Poggioreale” ndr), con domande pressanti su Renzi» e che fece «il nome di Lotti solo per cavarmi d’impaccio». La commissione disciplinare del Csm lo ha ascoltato come teste nel processo che vede incolpati i pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano e Vannoni ha concluso dicendo di aver «firmato il verbale senza rileggerlo, cosa sia stato detto in quel momento di confusione non lo so, volevo solo uscire di lì». La notizia che ha messo in dubbio l’operato degli “accusatori” non ha avuto sulla stampa la stessa eco dell’indagine ( anticipata da Marco Lillo su Il Fatto Quotidiano e oggetto del suo libro “Di padre in figlio”), di cui attualmente è stata chiesta una proroga di sei mesi. Tuttavia, Renzi ha ripetuto nella sua newsletter la frase che ha sempre utilizzato per il caso Consip: «Il tempo è galantuomo». Come a dire che il tempo chiarirà chi davvero era nel torto, e oggi nel torto sono risultati gli inquirenti e i loro metodi di conduzione dell’ascolto dei testimoni. L’ex segretario dem ha aggiunto, commentando la sua proposta di legge, che «il 99% dei magistrati svolge benissimo il proprio lavoro. E anche il 99% della polizia giudiziaria. Ma quando trovi qualcuno che non si comporta bene, che garanzie ha un cittadino senza avvocato?» . Certo, stando sui banchi della minoranza è difficile che la proposta riesca davvero ad approdare all’esito positivo in Aula, ma Renzi chiama in causa direttamente il ministro della Giustizia: «Sono certo che Bonafede – che ho conosciuto quando veniva con una webcam a riprendere le sedute del Consiglio comunale di Firenze perché voleva garantire trasparenza non potrà che essere d’accordo con me: se ci fosse stata la videoregistrazione degli interrogatori dei testimoni ci saremmo risparmiati questa incredibile vicenda. E oggi una videoregistrazione si fa in modo molto semplice. Basta un telefonino». Come a dire: proprio i 5 Stelle, che furono i principali fautori della politica dello streaming e della trasparenza, dovrebbero appoggiare una proposta che va proprio in questa direzione, a garanzia di chiunque si imbatta in quell’ 1% di magistrati o membri della polizia giudiziaria che usano mezzi poco ortodossi di esame e ascolto a sommarie informazioni dei testimoni.
Cremona 22 06 2018 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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