Nov 17 2017

la legge del più forte-settecento 16 11 2017

Published by at 10:18 am under costume,cronaca cremonese,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – SETTECENTO
Due risposte, entrambe sul Dubbio on line, fan capire quanto difficilmente sia colmabile la distanza che giudici importanti mettono tra loro e noi, in modo da poter decidere in santa pace, senza disturbatori, cosa è il diritto e cosa non, nel caso, anche usando le sfere di cristallo dei processi Iori. Il primo è Riccardo Di Vito, presidente di Magistratura democratica, sul vecchio problema della separazione delle carriere tra Giudice e Accusa:
—E quali pericoli vede nell’allontanamento della figura del pm da quella del giudice?
Allontanare il pm dalla cultura della giurisdizione significherebbe schiacciarlo su ruoli simili a quello della polizia giudiziaria, non permettendogli di esercitare con pienezza il suo ruolo di parte pubblica, anche nell’interesse dell’imputato. Oggi, invece, proprio il suo essere parte di un unico sistema ne garantisce il ruolo di promotore di giustizia e lo mette al riparo da quello di semplice passacarte della polizia giudiziaria—
Anche nell’interesse dell’imputato, la regola d’oggi………. sul Pm che si fa trattare da passacarte della Giudiziaria, che non è parte pubblica, lasciamo perdere.
Molto più avvolgente è la risposta di Giuseppe Cascini, Procuratore aggiunto di Roma:
—Chi invoca la separazione delle carriere, però, punta il dito sulla mancanza di terzietà del giudice, considerato troppo vicino al pubblico ministero…
Noi dovremmo lavorare per una comune formazione professionale dei magistrati e degli avvocati, perché facciamo sostanzialmente lo stesso lavoro, anche se con parti diverse all’interno del procedimento. La separazione danneggia la formazione di una comune cultura della giurisdizione che invece è fondamentale per lo svolgimento delle proprie funzioni. Un giudice può esercitare meglio la sua funzione se conosce anche i meccanismi propri dell’investigazione o se ha maturato esperienze di difesa. La circolazione delle esperienze professionali e la comune cultura della giurisdizione sono valori che caratterizzano il sistema di molti paesi occidentali. Il tema della terzietà, invece, ha a che fare con le regole processuali, con la cultura delle garanzie. Per questo, secondo me, la battaglia sulla separazione delle carriere appare un po’ datata. Dopo quasi 30 anni dall’entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, mi pare che la cultura della terzietà del giudice sia patrimonio acquisito di tutta la magistratura italiana— Lasciamo perdere ancora la “terzietà del giudice patrimonio acquisito” eccetera; è molto più interessante la scaletta “un giudice può esercitare meglio la sua funzione se conosce anche i meccanismi propri dell’investigazione o se ha maturato esperienze di difesa”; è tutta da dimostrare, naturalmente, a questa stregua tanto varrebbe aggiungere una bella laurea in lettere e filosofia, per imparare a scrivere e ragionare meglio, ma la domanda principale è l’altra, sembra sparita la formazione dell’avvocato, salvo sia voluta, tanto per quel che di fatto conta nel processo……
Cremona 16 11 2017 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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