Giu 29 2016

enzo tortora 29 06 2016

Published by at 10:05 am under costume,cronaca nazionale,Giudici

ENZO TORTORA
Enrico Pirondini, amico e grande giornalista, sta per pubblicare un libro sui grandi personaggi che ha frequentato durante la sua carriera; dovrebbe uscire tra un mese. Impressionato dal paragone col caso Iori, che ho scritto ieri, mi ha mandato in anteprima assoluta il capitolo su Enzo Tortora………
——–Mi capita spesso di ricordarlo: quando leggo certe cronache dell’Italia dei giustizialisti; quando ripasso nella mente la sua vicenda che resta uno degli errori giudiziari più clamorosi della nostra storia. La vicenda di un uomo che ha saputo trasformare la sua sofferenza di innocente, stritolato da una giustizia ferma al Medioevo, in un caso unico. Direi in una battaglia a difesa dei diritti fondamentali, a cominciare da quelli della propria immagine, della propria identità, della propria onorabilità e reputazione per ogni persona; senza i quali non c’è vita civile e democratica possibile in una società contemporanea.
L’ho in mente con le manette. E, come ha scritto Enzo Biagi, “la gente attorno, e lui con un’aria confusa e stupita: guarda quello che può accadere ad un uomo. Aspettarono a portarlo via che arrivasse la tivù, per la ripresa. Qualcuno aveva fatto il colpo. Bisognava che si sapesse”. Quella sequenza è stata trasmessa tante volte.
Alla “Millenaria”
Ho conosciuto Enzo Tortora che ero un ragazzino. Era il 1962. L’amico e compaesano Gilberto Boschesi, figlio di Tito (il mio primo maestro di giornalismo) lo aveva invitato a Gonzaga a produrre e presentare un concorso di bellezza riservato alle ragazze del Luna park e dei circhi equestri. Produzione voluta e finanziata dalla fiera Millenaria di Gonzaga,la più antica fiera italiana; la grande kermesse delle genti padane della Bassa lombardo-emiliana. Sotto il tendone del circo si sarebbe svolto il concorso: una passerella tra tigri e leoni, nani ed elefanti, giocolieri e trapeziste.
Ci siamo incontrati una prima volta al Caffè Rossi, sotto casa mia per buttar giù qualche idea. Tortora all’epoca era già popolare da almeno cinque anni. Nel 1956 aveva affiancato, in smoking verde pisello, l’attrice Silvana Pampanini nel programma “Primo applauso”. L’anno dopo aveva furoreggiato con “Telematch” facendo scervellare gli italiani intorno all’oggetto misterioso. Nel 1959 era venuta la “consacrazione” in “Campanile sera” accanto a Mike Bongiorno. Alla Millenaria ha prestato il suo volto ed il suo talento. La storia infame sarebbe iniziata vent’anni dopo.
Portobello
Un giorno, al solito caffè, Gilberto suggerisce a Tortora una delle sue “genialate”: un’asta benefica in diretta tv con uova dipinte da alcuni grandi maestri del ‘900. Un’asta da fare alla vigilia di Pasqua, la sera del sabato santo. Noi avremmo procurato alcuni maestri, Enzo avrebbe dovuto accollarsi il resto.
Vanno dette due cose: Portobello era il “mercatino del venerdi”, un programma-contenitore (su Rete 2) in cui si vendeva e si comprava di tutto e lo spettatore partecipava telefonando in studio. C’erano pure due rubriche fisse, di successo (“Fiori d’arancio”, “Dove sei?”) che avrebbero fatto da apripista a trasmissioni importanti nate anni dopo. Portobello faceva 20 milioni di spettatori a puntata, con punte di 25 milioni. Seconda cosa: Gilberto era una miniera di idee che sapevano intercettare il gusto popolare. Sua, ad esempio, l’idea dei “Madonnari” (termine finito persino sui vocabolari), cioè i pittori da sagrato. Io da una decina d’anni curavo il Premio Lubiam ed avevo una certa confidenza con Remo Brindisi e Renato Guttuso.
L’idea si concretizzò partendo da questi maestri. La data? Sabato santo 1981. Ogni maestro doveva dipingere un maxi uovo, simil marmo, fornito dalla Rai. Hanno accettato: Salvatore Fiume, Giuseppe Migneco, Renato Guttuso, Bruno Cassinari, Remo Brindisi, Domenico Purificato. C’era nell’aria una eccitazione che non ho più dimenticato. Quando sono arrivato negli studi della Fiera di Milano accompagnando Remo Brindisi, la gente ha accolto il maestro con un entusiasmo da stadio. Poi Tortora ci ha chiamato in camerino per mettere a punto due o tre cose.
Per rendere eccezionale la puntata Tortora pretese il cambio del nome in “Portobellissimo”. Non solo, ma quella sera fece pure il battitore d’asta. La puntata ha incassato 372 milioni di lire. Oltre un milione di euro oggi. I telefoni erano impazziti. Se non ricordo male in studio avevamo il prof. Veronesi.
Il fascino dei grandi maestri del ‘900 ha funzionato a meraviglia. Chi offriva di più si portava a casa l’opera. Per curiosità rivelo le cifre incassate per ogni uovo dipinto:
Salvatore Fiume………………………………110 milioni
Renato Guttuso……………………………….100 milioni
Domenico Purificato…………………………..60 milioni
Remo Brindisi………………………………………36 milioni
Bruno Cassinari……………………………………36 milioni
Giuseppe Migneco……………………………….30 milioni
La storia infame
Riassumo rapidamente l’odissea giudiziaria di Enzo Tortora. Tutto è cominciato due mesi prima del clamoroso arresto avvenuto il 17 giugno 1983. Pasquale Barra e Giovanni Pandico, due camorristi affiliati alla gang di Raffaele Cutolo, entrambi condannati all’ergastolo, decidono di vuotare il sacco davanti a due magistrati napoletani: Lucio Di Pietro e Felice Di Persia. Il primo, detto “o animale”, è un feroce assassino, autore tra l’altro dell’omicidio di Francis Turatello avvenuto nel carcere di Bad’ e Carros di Nuoro nell’agosto 1981. Il secondo, definito il “ragioniere della camorra” (o, più enfaticamente, il “computer vivente della Nco”) è l’autore di una strage compiuta nel suo paese di origine, Liveri di Nola, nel 1970. In precedenza Pandico aveva tentato di uccidere padre e madre senza riuscirci. I due descrivono Tortora come un affiliato della camorra, un delegato della organizzazione malavitosa allo spaccio di stupefacenti sulla piazza di Milano. Attenzione: il nome di Tortora sbuca solo al quarto interrogatorio confessione. Scatta il maxi blitz, vengono spiccati 856 mandati di cattura; in una sola notte vengono arrestate 412 persone. Tra loro c’è il presentatore genovese. Tortora ha 55 anni. Viene trasferito a Regina Coeli, l’immagine con le manette ai polsi fa il giro del mondo. Il 4 febbraio 1984 inizia il processo a Napoli, durerà 7 mesi, 67 udienze ed una settimana di sedute in camera di consiglio. Tortora, revocati gli arresti domiciliari, frequenta regolarmente il Parlamento europeo di Strasburgo. Aveva lasciato il carcere di Bergamo il 17 gennaio 1984. Viene condannato a 10 anni e 6 mesi di reclusione. IL 15 settembre 1986 è assolto con formula piena. L’11 settembre concludendo il suo intervento davanti ai giudici disse: “Io sono innocente. Spero con tutto il cuore che lo siate anche voi”. Il 20 febbraio 1987 è tornato in tv, su Raidue, in “Portobello”. La sua prima frase, dopo un lunghissimo applauso, è stata: “Dove eravamo rimasti?”. E’ morto il 18 maggio 1988 nella sua casa si Milano, stroncato da un tumore. Aveva solo 59 anni.
Mi disse all’epoca Gilberto: “Gli sono rimasto accanto tanto tempo; ma mai nessuno ha voluto sapere la mia testimonianza su di lui. Enzo era un signore perbene. Aveva ragione Indro Montanelli. In questo paese il successo è un pericolo, una croce. Altro che guai ai vinti: guai ai vincitori”. ENRICO PIRONDINI

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