Set 28 2012

ancora su sallusti 28 09 2012

Published by at 5:49 am under cronaca nazionale,Giudici

ANCORA SU SALLUSTI
La norma è che si tifi per il più debole, anche tra gli opinionisti in cattedra perenne, usando tutti gli strumenti a disposizione, dagli scientifici ai subdoli. Nel caso di Sallusti, più subdolo non si può: professoroni di diritto che boccerebbero sdegnosamente all’esame chi scambia un’idea anche audace con una diffamazione a diciotto carati, oggi sostengono candidi la medesima tesi.
Sallusti non ha espresso un’idea non condivisa dai potenti: ancor oggi non chiede scusa d’aver lasciato scrivere sul suo Libero un falso clamoroso e pesantissimo per chi l’ha subito, che un giudice ha obbligato una tredicenne all’aborto, che a seguito di ciò è impazzita, e che in uno Stato diverso sarebbe degno della pena di morte.
Io sono un mediocrissimo laureato in legge ma, signori professori, alla Carlo Federico Grosso, so distinguere un’opinione da un falso. Ecco l’opinione di Grosso sulla Stampa del 27:
“Le condanne al carcere dei giornalisti accusati di diffamazione mi sono sempre piaciute poco; le considero un’inutile intimidazione in un settore, delicatissimo, quale è quello della informazione e della libertà di stampa”
Premesso che il giornalista in carcere non ci va per un’accusa ma per una dimostrazione, raccontare la balla di sopra su un Giudice e rifiutare rettifica e scuse, come Sallusti, non è un’inutile intimidazione, e in Tribunale poi, altro che settore delicatissimo, si lavora col forcone. Vorrei tanto vedere la sua reazione, il professor Grosso, se Sallusti avesse scritto che lui vende gli esami o palpa le studentesse. Senza chiedere scusa. Ma andiamo avanti col novello Giustiniano:
“Sarebbe coerente con la più moderna politica criminale, che tende a circoscrivere l’utilizzazione del carcere da parte della legislazione penale ed a riservare tale sanzione soltanto ai reati più gravi.”
Belle parole, ma almeno nei Tribunali bisogna convivere coi fatti. Spieghi bene, soprattutto dimostri, il professore, da quale reato si va in carcere e perché solo da quello: una parolaccia, no, una diffamazione, nemmeno, una sberla, beh, la si risarcisce, un pugnone, una coltellata, e via pedalare. Scelga e dimostri, non si limiti ai dieci comandamenti. Naturalmente, quelli che piacciono a lui.
E alla fine, ma è un professore, si accorge che la condizione per l’esistenza di un delitto è che ci sia la parte offesa:
“Certo, nell’affrontare il tema della diffamazione a mezzo stampa occorre bilanciare l’interesse del giornalista a non rischiare la galera con quello dei cittadini a non vedere ingiustamente offeso il proprio onore.”
Già. Diffami una volta, poi la seconda, poi insisti perché tanto non vai in galera, ti tolgono dall’albo ma tu puoi diffamare egualmente, è la scaletta che ho scritto sopra: ci vorrà pure una previsione di pena vera che dia al diffamato una tutela vera.

Cremona 28 09 2012 www.flaminiocozzaglio.info

No responses yet

Trackback URI | Comments RSS

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.