Lug 07 2010

i morti di reggio emilia 07 07 2010

Published by at 11:11 pm under costume,Politica nazionale

 

I MORTI DI REGGIO EMILIA

Tra i grandi quotidiani on line solo la Stampa diretta dal bravissimo Mario Calabresi ricorda i cinque morti di Reggio del 7 luglio del 1960 . Non mi interessa una ricerca delle responsabilità , solo ricordare ai giovani che non c’erano come cambia la vita “normale” . Vale anche per me , per i miei padri la guerra era una vicinanza incombente e credibile . Non è un caso che la Costituzione all’art. 11 proclami : l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali . Fino a pochi anni prima era la regola , sia per i vincitori che per gli sconfitti dell’ultima .

Così oggi per fortuna si condannano le comprensibili durezze della polizia a Genova 2001 .

Il 7 luglio del 1960 i sindacati di Reggio proclamano uno sciopero per motivi politici . La prefettura nega l’uso della piazza . I sindacati la occupano egualmente , la polizia , la famosa Celere , carica , gli operai rispondono a sassate , come possono , la polizia spara , restano sul terreno cinque morti . Uno falciato a colpi di mitra .

Mario Calabresi , leggetelo ragazzi , in qualsiasi giornale vada , pubblica sette foto , e descrive così la più terribile : l’11 luglio si celebrano i funerali per i morti di Reggio Emilia , partecipano circa 150 000 persone , la polizia è consegnata nelle caserme e l’ordine pubblico viene garantito dagli 85 vigili urbani della città . In questa foto il passaggio in corso Garibaldi della bara di Ovidio Franchi , 19 anni , la più giovane delle vittime .

Per finire , non per polemica , ma la storia ci domina , nessuno , dai dirigenti ai poliziotti , fu condannato .

Cremona 07 07 2010 www.flaminiocozzaglio.info

P.S. Ragazzi , specie se siete romantici , non criticate Calabresi perché sul numero in carta di oggi , in prima , foto centrale a colori , inquadra il Dalai Lama a mani giunte affiancato da Carlabrunì anch’essa a mani giunte , con sopra il titolo :

Il Dalai Lama : elogio della castità

Per fortuna noi , come razza , riusciamo sempre a ridere .

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