Set 08 2009
uguale per tutti : un blog sugli strafalcioni dei magistrati
La legge! … è … dev’essere … speriamo che sia … dobbiamo fare in modo che sia …
La ragione di questo loro/nostro limite sta in parte nella misera natura umana – comune a ogni persona – e in parte nelle conseguenze dell’esercizio di funzioni nelle quali l’“avere l’ultima parola” sui propri interlocutori (le parti e i loro procuratori) tende inevitabilmente a far dimenticare che l’“ultima parola” non è per ciò solo né la più adeguata né la migliore.
Altra cosa che nuoce è l’ossequio – spesso eccessivo se non del tutto gratuito – che la maggior parte degli interlocutori dei magistrati tributano loro e che tanti magistrati a volte addirittura pretendono.
Basti pensare che ancora è prassi in tanti uffici giudiziari rivolgersi ai Procuratori Generali e ai Presidenti delle Corti di Appello con il titolo di “eccellenza”, abolito con una legge dei lontani anni ‘40.
Gioverebbe tanto ai magistrati abituarsi a distinguere sé stessi dalle funzioni che esercitano. Alte, nobilissime queste ultime; umani, normali, simili a tutti gli altri loro concittadini i primi.
E sarebbe davvero utilissimo che si abituassero a mettersi più spesso in discussione; a discutere “alla pari”; a confrontarsi con i loro collaboratori e con i loro interlocutori; a rendere conto ai cittadini del modo con cui esercitano le loro funzioni e realizzano in concreto il loro autogoverno; a rendere trasparenti le pareti dei loro uffici. A riconoscere i loro limiti e i loro difetti per trovare soluzioni al passo con i tempi per rendere più efficiente un servizio tanto importante quale quello affidato alle loro cure.
E ciò senza dire che anche le funzioni giudiziarie, pur importantissime e degne del massimo rispetto, non lo sono di più di altri lavori. Di quello che svolge chi in sala operatoria finisce con il “decidere” della vita e della morte dei suoi simili; di chi forma i giovani nelle scuole; di chi accudisce gli anziani e i malati; di chi difende la pubblica sicurezza; di chi verifica la genuinità dei cibi e la potabilità delle acque; ecc..
Sicché il modo migliore per crescere è non sentirsi superiori ai propri simili, ma condividere con loro, alla loro stessa “altezza”, le difficoltà e la gioiosa fatica di vivere.
Non è facile essere giudici di sé stessi.
Un approccio ironico può sicuramente aiutare.
Vi segnaliamo, quindi, un interessantissimo blog nel quale un magistrato di grande esperienza (di quelli che, se non fossero sanamente autoironici, si farebbero chiamare “eccellenza”) inserisce “perle” di disattenzione, ma più spesso di sincera incompetenza tratte da sentenze e provvedimenti giudiziari.
Lo scopo, con evidenza, non è quello di denigrare o irridere gli autori dei nobili strafalcioni, ma di indurre tutti noi a riflettere su come la virtù e la pochezza spesso viaggino pericolosamente vicine fra loro e di quanto umiltà e vigilanza siano preziosissimi strumenti di lavoro del magistrato.
Peraltro, se è vero che questi strafalcioni dicono molto dello scarso zelo e, purtroppo, a volte, anche della scarsa preparazione di alcuni magistrati, non ci si può dimenticare che cose del genere accadono in tutte le categorie professionali. E a volte anche con conseguenze gravi sulla vita delle persone.
Si va dal medico che opera la gamba sbagliata (un caso del genere lo ha trattato di recente uno di noi), al poliziotto che spara uccidendo un innocente, al ponte che crolla perché i calcoli del cemento erano sbagliati, eccetera.
Dunque, ci sembra molto opportuno che dagli strafalcioni che si leggono nel blog che vi segnaliamo si traggano argomenti anche fortemente critici nei confronti di una categoria professionale (i magistrati) che tende a credersi, del tutto infondatamente, immune dai difetti comuni a ogni essere umano, ma ci sembra anche ovvio che non bisogna trarre da quei “documenti” (tutti rigorosamente autentici) argomenti per una forma di denigrazione indiscriminata della “categoria”.
Insomma: riflettere, sorridere, un po’ prendersi sul serio e un po’ accettare che tutti siamo fatti della stessa “pasta”, che infine ritornerà “polvere”.
Il blog si chiama “Temi nera” e per raggiungerlo è sufficiente cliccare sul nome.
Per consentire ai nostri lettori di trovarlo con facilità, lo abbiamo inserito fra il link ad amici, nella sidebar di destra del nostro blog.
Un grazie al curatore di “Temi nera”, che offre ai magistrati che ne vogliano approfittare, la possibilità di vedere e riconoscere ciò che i loro “clienti” vedono e sanno e che essi, invece, tendono troppo spesso a non voler vedere.
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