Mag 27 2020
la legge del più forte-milleseicentotto 27 05 2020
LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – milleseicentotto
Permettetemi la battuta: per la giurisdizione italiana che l’imputato sappia d’esser sotto processo o non, cambia poco! Da www.errorigiudiziari.com
—La
vicenda che vi stiamo raccontando sembra la sceneggiatura di un film
holliwoodiano, ma in realtà è la vera storia di un cittadino
albanese regolarmente soggiornante nel Regno Unito. Il 26 ottobre del
2004 viene ucciso a Genova il cittadino Marcello Miguel Espana
Castillo. La polizia italiana comincia a indagare sull’accaduto.
Attraverso alcune intercettazioni telefoniche si arriva alla
conclusione che l’assassino sia un certo Edmond Arapi, che spesso
usa anche l’alias di Edmond Braka (detto anche Mondi). Sarebbe
infatti proprio durante un’intercettazione telefonica che Braka
confessa l’omicidio a un suo amico albanese, un certo Ermir Braho.
Il processo prosegue ed Edmond Arapi viene condannato in contumacia a
19 anni di carcere per aver ucciso Espana Castillo. Nel
frattempo, dall’altra parte della Manica, Edmond Arapi lavora al
Caffè David a Leek. Edmond è giunto in Gran Bretagna nel settembre
del 1999, richiedendo asilo politico. Nel 2002 conosce Georgina,
britannica, ora la madre dei suoi 3 figli, e iniziano a vivere
insieme. Edmond, impegnato tra famiglia e lavoro, è ignaro di quanto
succede a Genova sul suo conto. Dopo 6 anni di permanenza continua in
Gran Bretagna senza mai espatriare, Edmond Arapi decide di tornare in
Albania per celebrare il matrimonio con la sua compagna. È il 18
ottobre del 2006. Due mesi dopo, a dicembre del solito anno, la
coppia ritorna dall’Albania transitando per Milano, senza nessun
problema.
In Italia, il processo va avanti e il 30 aprile 2007,
Edmond viene condannato definitivamente a 16 anni, in presenza del
difensore assegnatogli d’ufficio che in verità non lo ha mai
contattato. Intanto il “diretto interessato” è totalmente
all’oscuro di tutto. Il 20 maggio del 2009, la coppia ritorna in
Albania, in vacanze per qualche settimana. Al loro rientro, Edmond
Arapi viene arrestato all’aeroporto di Gatwick a seguito di un
mandato di cattura europeo emesso dall’Italia per l’accusa
dell’omicidio di Marcello Miguel Espana Castillo. È l’inizio
dell’odissea giudiziaria di Edmond. Lui ha un alibi di ferro.
Oltre a non essere mai uscito dal Regno Unito dal 2000 al 2006, il
giorno dell’omicidio di Espana Castillo, Edmond ha firmato molte
ricevute di pagamento del locale in cui era dipendente, a migliaia di
km da Genova. Una perizia grafica ha dimostrato che la calligrafia
nelle ricevute sia inequivocabilmente la sua. Anche i suoi superiori
hanno confermato la sua presenza e in quel periodo Edmond aveva
appena cominciato a frequentare un corso per aumentare di livello e
diventare chef. Edmond non ha mai ricevuto nessuna comunicazione
della sua citazione in giudizio e tantomeno della condanna definitiva
a 16 anni. Elementi che gli hanno impedito di difendersi per
dimostrare la sua innocenza ed estraneità all’accaduto. In
aggiunta a questi, lo status di richiedente asilo, gli imponeva la
richiesta di un permesso particolare ogni qualvolta dovesse lasciare
il Regno Unito per brevi periodi.
La procedura di identificazione
del presunto autore del reato è stata particolarmente carente, in
quanto non mirata e forse effettuata su una foto di gruppo, dalla
sorella e dalla fidanzata di Ermir Braho (la persona con cui il tale
Edmond Braka/Edmond Arapi avrebbe parlato al telefono confessandole
l’omicidio). Per di più Edmond è scagionato in tutto anche dalla
prova del DNA. Ma di tutti gli elementi a suo favore nessuno ne vuole
sapere e la procedura di estradizione prosegue. Arapi viene bloccato
per 12 mesi, passando anche svariate settimane in carcere, e i suoi
avvocati ricorrono in appello contro questa decisione inammissibile.
Intanto la vicenda viene riportata, considerato l’assurdità
dell’accaduto, sui principali media inglesi, dalla BBC al Telegraph
ed altri. Il
caso arriva poi in parlamento dove la deputata Karen Bradley si
prende a cuore la questione e fa un interrogazione direttamente al
Primo Ministro Cameron. “È a conoscenza il primo ministro
dell’estradizione di Edmond Arapi, il quale sta per essere
estradato in Italia perché condannato in contumacia?”, chiede la
parlamentare a Cameron, che le risponde di voler trattare sicuramente
il caso anche con il Ministro della Giustizia. Il caso assume
dimensioni nazionali e diventa emblematico di come a volte la
giustizia italiana sia troppo sbrigativa quando si tratta di
giudicare cittadini non italiani. Il
15 giugno 2010 presso l’Altra Corte di Londra, Gemma Lindfield,
l’avvocato che rappresentava il governo italiano, ha ammesso che il
sig. Edmond Arapi è stato vittima di un furto di identità da parte
di qualcuno, ora in libertà. La vicenda è stata seguita e
patrocinata anche dall’Associazione Fair
Trials International,
che attraverso i suoi portavoce, ha invitato i paesi europei di
rivedere il meccanismo del mandato di cattura europeo, cercando di
evitare situazioni cosi imbarazzanti nel futuro. Il caso Edmond Arapi
sicuramente fa riflettere su alcune questioni. Non si poteva
verificare prima l’alibi e le informazioni fornite da Arapi?
Bisognava aspettare l’intervento del Primo Ministro inglese e di
tutta la carta stampata inglese prima di ammettere che c’era stato
un errore di valutazione? Attraverso il suo avvocato Federico Romoli,
del foro di Firenze, Edmond Arapi ha proposto richiesta di
riparazione per l’ingiusta detenzione subita. Il 13 giugno 2012, la
Corte d’appello di Genova accoglie la domanda, fissando in circa 24
mila euro il risarcimento per lo sfortunato Arapi.
Francoforte 27 05 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com
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