CREMONESITA’ –
duecentotrentadue
Toccatina di Anna
Maramotti Politi al giovane Burgazzi per via del Cittanova in
www.cremonasera.it, ma l’Unesco si limita a dire? ovviamente i motivi
dell’articolo sono tanti….
Francoforte 28 01 2022
www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com Abbiamo
il riconoscimento Unesco del violino e non tuteliamo la città di
Stradivari e di Guarneri del Gesù?
Vi
sono interventi sulle città che non sono paragonabili alle
catastrofi naturali né a quelle perpetrate dagli uomini. Sono quegli
interventi che le deturpano: risultati di tecniche avanzate che
hanno come effetto un impatto nefasto sull’identità e la memoria
cittadina. Sembrerebbero sviste, sembrerebbero inezie, sembrerebbero
peccati veniali perché non incidono brutalmente. Per intenderci chi
ne è autore appare al cittadino come uno sprovveduto che “non l’ha
fatto apposta”. Forse egli stesso è succube di situazioni cui non
può sottrarsi. In fine dei conti potremmo definire costui un “bravo
ragazzo”, degno di comprensione. Per altro un intervento di
ripristino sembra sempre possibile. La tecnologia ci offre certamente
tecniche di restauro avanzate, ciò che però non ci restituisce è
la cultura di chi aveva realizzato quei beni. Lo si voglia o no il
rapporto col passato è interrotto. Le radici sono recise.
Questi
interventi possono essere assimilati alla tradizione dello
spargimento del sale sulle città conquistate. La memoria sembra
essere affidata alle sole carte d’archivio. Certamente queste
costituiscono un bagaglio irrinunciabile per ricostruire gli
accadimenti, ma la configurazione della città con i suoi edifici è
esperienza che ciascuno di noi vive. Si tratta di una memoria attiva
e non differita. Per questo è doveroso riflettere su quanto è
accaduto a Cremona. Anche solo qualche esempio può essere
illuminante.
Chi
di noi ha una vaga “percezione” di come fosse la città di
Cremona prima che venissero distrutte le mura, le porte, il complesso
di S.Domenico?. Neppure le stampe ci consentono d’immaginare la
ricchezza urbana che per la volontà superficiale degli
amministratori di allora è andata totalmente perduta. Eppure, a ben
vedere, anche quelle autorità cittadine erano indiscutibilmente
“brave persone”. Le distruzioni sono state considerate
segno di progresso: di ammodernamento. Ma veniamo a tempi più
recenti, anche se ormai storicizzatisi. Chi di noi ha vagamente nella
memoria come era piazza Roma prima dell’edificazione dei complessi
abitativi che si affacciano sui giardini?. Piero Gazzola collaborò
alla salvaguardia dei tempi di Abu Simbel, ma nulla poté, nonostante
fosse Soprintendente, per salvaguardare il centro storico di Cremona:
il centro non era vincolato.
Prendo
quindi spunto da quanto scritto dall’Assessore Luca Burgazzi perché
forse è proprio dalla sua affermazione che è opportuno riprendere
l’argomento. L’Assessore scrive: “ben sapendo che la
legislazione non aiuta in termini di prevenzione, ma ci si ritrova
molto spesso ad agire solo dopo.” Mi chiedo: “un vuoto
legislativo può giustificare un atteggiamento fondamentalmente
fatalistico da parte di un’amministrazione, oppure è suo compito
specifico individuare gli strumenti normativi alternativi che le
consentono di salvaguardare il patrimonio culturale di cui essa è
responsabile?”. Se non vi fosse altra soluzione che quella di
attendere la rovina per poter intervenire, se non vi fosse altra
soluzione oltre quella di chiamare la “polizia locale” quando
qualcuno contravviene alle disposizioni in vigore, se così fosse ci
si chiede se la burocrazia abbia preso il posto della politica. Il
sistema innanzi tutto! Sono sconfortata. Necessariamente ci si deve
arrendere così facilmente?, necessariamente si deve essere succubi
di un malcostume tanto diffuso?. Debbo proprio concludere che su
Cremona aleggi la voluntas
moriendi?.
Così
non deve essere. Si dice fatta la legge trovato l’inganno; ma si
potrebbe anche rovesciare questo detto. Mi spiego: l’Amministrazione
è impotente perché non vi è un vincolo a protezione del centro
storico; ebbene, lo richieda al Ministero. Non è l’Amministrazione
ad istallare sul territorio di propria pertinenza semafori o
autovelox dove si ravvisa la possibilità di incidenti? Analogamente,
provveda a porre in atto tutte quelle azioni necessarie per ottenere
lo strumento essenziale per salvaguardare la città da continue
deturpazioni. Solo il vincolo del centro storico evita interventi
impropri sulla nostra città. Cremona è forse storicamente meno
significativa di Mantova o di Parma?. Le memorie del suo territorio
sono forse così prive di valori da ritenerle non degne di
attenzione?. Si deve forse ricordare l’importanza della storia per
averne coscienza? La storia non è una mera disciplina nata dalla
curiosità di sapere come eravamo, ma costituisce la radice
identitaria di un popolo. Non a caso Benedetto Croce, ateo, ha
scritto quel mirabile testo che fa riferimento alla civiltà
cristiana: Perché
non posso non dirmi cristiano.
La
tutela dei centri storici è disciplinata nel Codice
dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs.
42/2004 e ss. mm. e ii.). Mi limito ad un generico riferimento perché
la materia legislativa va affrontata solo da chi per propria
formazione ne ha fatto oggetto specifico di studi e di
approfondimenti. Per attivare nuove tecnologie (colonnine per la
ricarica elettrica delle auto) dobbiamo proprio offendere piazza S.
Agata?. Non si tratta di mero rispetto, ma coscienza civica, per
altro, condivisa dalla cittadinanza.
Facendo
riferimento proprio alla cittadinanza sento già levarsi obiezioni da
parte di chi, non sapendo cosa sia un vincolo, teme che questo
costituisca un limite alle proprie libertà, ai propri diritti e alle
proprie iniziative.
Va
precisato che il rispetto per i beni che ci provengono dal passato
non comporta bloccare la città in un tempo che non è coevo ad
oggi. Il vincolo porta ad indirizzare le scelte progettuali verso
soluzioni congrue che sappiano contemperare le funzioni d’uso
(bisogni abitativi d’oggi e una viabilità sostenibile) al rispetto
dell’esistente. È questo il compito specifico della Soprintendenza
Archeologia, Belle Arti e Paesaggio:
indirizzare le iniziative dei cittadini per raggiungere entrambi gli
obiettivi.
Se
sono giustificabili i timori dei singoli cittadini, perché il
termine “vincolo” può indurre in errore, non altrettanto è
giustificabile la posizione di un’amministrazione che non si attiva
per ottenerlo.
Si
è voluto il riconoscimento del violino come espressione
della cultura
immateriale e
non si opera per salvaguardare la città di Stradivari e di Guarneri
del Gesù.
Non
si vorrebbe che l’indolenza portasse allo sfacelo. Quando un sito è
rovinato nessuno può miracolosamente restituirlo. Per questo la
conservazione è doverosa e non il restauro definito inopportunamente
“ritorno all’antico splendore”. Il tempo che noi sperimentiamo
non è reversibile. È un falso ideologico ritenere di poterlo
riprendere: nessuno di noi ringiovanisce, non vi è nessuna cura
miracolosa in tal senso!.
Altrettanto,
un presente senza memoria è una condizione patologica sia per il
singolo sia per la collettività. Si è fatto cenno che
l’architettura e l’urbanistica devono saper contemperare le
esigenze contemporanee con la salvaguardia della memoria. Un
contributo all’interno di tale percorso potrebbe essere favorito
dall’apposizione del vincolo di tutela paesaggistica per il centro
storico della città che l’Amministrazione potrebbe favorire.
Un’osservazione
in questo contesto è d’obbligo. Non è lecito semplicemente
scaricare sulle precedenti amministrazioni le colpe. Ciò non
significa che non ne abbiano, ma siamo tutti adulti: ognuno assuma le
proprie responsabilità. Oggi si tratta di non soccombere
all’accidia. Se una multa impingua l’erario comunale, non
serve certo a ricompensare Cremona della sua perduta identità. Non
si tratta di condividere semplicemente comuni valori, come è stato
scritto dall’Assessore, ma di renderli concreti. Quanto è
auspicabile per il cittadino, per l’Amministrazione è un dovere
specifico.
Se
nel lontano 26 luglio del 1876 il re Vittorio Emanuele II istituiva
con Regio Decreto una
commissione conservatrice dei monumenti d’arte e d’antichità per
la provincia di Cremona, come
si può pensare oggi di disattendere al compito di conservare il
nostro patrimonio cittadino di cui noi siamo responsabili?.