LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – QUATTROCENTOQUARANTUNO
Il contraddittorio, che si dice fonte di verità per noi umani, si svolge in genere tra due parti contrapposte: nel caso Iori i giudici vanno oltre, s’azzuffano con quel che han scritto la pagina prima, loro o i colleghi. Dalla motivazione di primo grado:
“A conclusione del presente capitolo occorre parlare anche del ritrovamento, nel corpo di Claudia, non solo di Xanax ma anche del diazepam, principio attivo del medicinale Valium, assunto – come detto dai periti – in modica quantità la sera della morte ed assunto una sola altra volta qualche giorno prima della morte. Ritrovamento che desta problemi analoghi a quelli che vi sono – come si vedrà – per lo Xanax, atteso che non si trova in casa alcuna confezione o boccetta ed il medico di famiglia esclude di aver mai prescritto il Valium a Claudia, che non ne aveva alcun bisogno”. Capito? Del resto, come in tutti film gialli, l’assassino è sempre un po’ stupido, altrimenti come farebbero a scoprirlo per il lieto fine della storia? Così, pur rimanendo nel blister ancora 5 pastiglie di Xanax, Iori rifila anche un po’ di Valium a Claudia, dio sa per quale motivo, ma fa sparire il boccettino, in modo gli investigatori siano costretti a chiedersi come la vittima l’abbia preso! Ma siamo in arrivo di un altro grande evento, dopo la sfera di cristallo: “Proprio perché gli esami tossicologici escludono che la Ornesi facesse consumo costante di Valium e indicano che vi fu una sola pregressa assunzione occorre considerare, onde provare a risolvere questo ennesimo interrogativo, quanto riferito dalla madre di Claudia in ordine alla visita di Iori avvenuta sabato 16 luglio. Facchi Pasqua (ma la circostanza è ricordata anche dal marito) ha riferito che Claudia, commentando con lei il giorno dopo, come sempre, la serata passata con Iori, le disse che l’insalata di riso che la madre le aveva lasciato per la cena con l’imputato, aveva un sapore strano e che dopo la cena ella dormì profondamente per tutta la notte. Considerando che il 16 luglio rientra nell’arco temporale indicato dai consulenti tecnici per la (unica) assunzione del diazepam avvenuta prima della sera della morte e tenuto conto che il Valium in gocce è abitualmente usato nel reparto di oculistica (cfr. testimonianze medici del reparto), si prospetta la concreta possibilità che quello strano sapore e quel forte sonno siano dipesi da una clandestina somministrazione di piccola dose di diazepam in forma liquida. Il senso dell’operazione può individuarsi in quello, per un verso, di effettuare, per così dire, le “prove” del maggior evento programmato per il giorno 20 e per altro verso, di creare i presupposti (somministro un po’ di valium il 16 luglio; il 20 rimetto ancora un po’ di valium insieme allo Xanax) per far risultare -a supporto della simulazione del suicidio – che Claudia facesse uso di diverse sostanze e fosse, come si desumeva dall’uso del valium, depressa ed insonne. Ovviamente quella esposta è solo una ragionevole deduzione che trae lo spunto da alcune circostanze certe”. Contraddittorio con se stessi, i giudici di primo grado, che han scritto tutto loro: è dura far credere che il 16 luglio Claudia distingua il sapore di poche gocce di Valium, che semplicemente la faranno dormire meglio del solito, in un cibo dal sapore complesso come l’insalata di riso, e quattro giorni dopo, perché ingenua, non s’accorga, quasi digiuna, di una quantità tale di disgustoso Xanax che l’addormenta in pochi minuti; l’ingenuità funziona solo con lo Xanax e non con il Valium? Contraddittorio con l’ordinanza del Gip, acquisita al processo; le “prove del maggior evento” lasciamole al giudizio dei lettori; molto peggio è scrivere che Iori abbia dato il Valium per far sembrare Claudia depressa e insonne, quindi esposta alla tentazione del suicidio; i giudici di primo grado non hanno letto gli atti del processo che includono l’ordinanza, perché Iori, circostanza certa, interrogato il giorno stesso della morte di Claudia e Livia, risponde alla Giudiziaria: “non ho mai notato in lei segnali di depressione di alcun genere, certo la nostra relazione per lei era un disagio che probabilmente le causava un certo stress, ma non ha mai manifestato, né io ho notato in lei propositi suicidi”
Cremona 23 02 2017 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com