LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – CENTONOVANTANOVE
Telefonino record. Stringendo, quell’oggetto inanimato ha la forza sufficiente per diventare una persona, secondo la Corte di primo grado; potrebbe averla, secondo la Corte d’Appello. Come, obietterà il lettore stupito? Ecco la prima Corte: —Iori non c’era e si era dunque recato – come da lui successivamente ammesso – senza il proprio cellulare a casa di Claudia. L’imputato ha sostenuto al riguardo che si trattò di una semplice dimenticanza del telefono. E tuttavia appare molto strano e sospetto che l’imputato dimentichi il cellulare proprio la sera in cui egli si reca da Claudia e Claudia muore.— Il giallo inizia, d’altronde siam sempre lì, se non riesci a dimostrare che l’imputato ha dato lo Xanax eccetera, qualcosa devi pur scrivere! —E’ pertanto altamente verosimile che non si sia trattato affatto di una dimenticanza ma un comportamento espressamente voluto da chi si accingeva a compiere un omicidio. Iori, persona di elevata istruzione e cultura, evidentemente confidava che in caso di indagini effettuate dopo la scoperta dei cadaveri, i tabulati telefonici eventualmente acquisiti dagli inquirenti avrebbero dimostrato che quella sera il suo cellulare era rimasto “agganciato” alla cella del ponte radio cui, di norma, si collegava allorquando egli conversava da via Le Murie e non alla diversa cella che “copriva” le conversazioni che avvenivano in Via Dogali, alquanto distante ( km 1,8) da via Le Murie.— Il gioco prosegue; la Corte sa che Iori, persona di elevata istruzione e cultura, qui però istruzione e cultura c’entrano ben poco, è una specie di Plinio il vecchio o Pico della Mirandola, sa che eccetera; però non sa, stranezza davvero strana, che se nessuno l’avesse chiamato non ci sarebbe stato matrimonio alcuno tra il suo cellulare e le celle! —Nella realtà è emerso (cfr. testimonianze di Bonazzoli Mauro ed Epicoco Gianluca) che a Crema le chiamate destinate ai radio apparecchi telefonici delle utenze Wind (come quello di Iori), transitano su due ponti radio, rispettivamente situati in via Cresmiero e in viale Europa ma che per le variabili che possono intervenire allorquando transita una chiamata (numero di telefonate in quel momento gestite dal particolare ponte radio, temperatura, ecc.) la situazione era tale per cui, di volta in volta, ovunque ci si trovava in Crema, il segnale poteva essere indifferentemente trasmesso da una o dall’altra “cella telefonica”. IORI tuttavia non sapeva, essendo dato altamente tecnico, conosciuto solo da addetti alla telefonia e dagli Uffici di P.G. che si occupano di intercettazioni telefoniche, tale circostanza e pertanto la sua preoccupazione appare, ex ante, assolutamente “comprensibile”.— Finalmente risulta che Iori, persona di elevata istruzione e cultura, non sa qualcosa, e la Corte è ben certa di cosa lui non sappia! Davigo e il sito dell’Associazione nazionale magistrati continuano a ripetere che i giudici italiani lavorano più che i colleghi europei, anche perché saltano le ferie, giacché le impegnano a scrivere sentenze, ma non è solo questione di quantità, da passi del genere emerge anche la qualità! — IORI lasciò volutamente il cellulare al piano superiore del suo appartamento: egli sapeva che in quella zona della casa vi è sufficiente copertura radio (il cosiddetto “campo”) e che pertanto l’apparecchio, in caso di chiamate sarebbe rimasto “agganciato” alle celle dei ponti radio ripetitori (non vi era copertura invece nella stanza da letto). Il cellulare, in definitiva, costituiva parte integrante del suo programmato alibi.— Lo so, cari lettori, cominciate a drizzare le orecchie sul presunto alibi, ma tra poche righe apparirà la spiegazione ufficiale. —Non volendo coinvolgere terze persone prezzolate ( che potevano ricattarlo) e non volendo neppure coinvolgere la moglie (tanto che l’azione avvenne a casa libera, approfittando della sua assenza per le vacanze) la versione migliore, in caso di domande degli inquirenti sarebbe stata quella di dire che egli era rimasto la sera a casa (del resto, non doveva alzarsi il mattino dopo alle 06.00 per andare ad operare a Milano?) ed il telefono lasciato in casa da un lato evitava l’aggancio, in caso di chiamate, alla diversa cella che egli pensava operasse per le telefonate percepite in Via Dogali, e dall’altro confermava in caso di chiamate pervenute in via Le Murie che egli effettivamente stava lì, in quanto dove c’è il telefono c’è, di solito, anche il proprietario.— Capito? È stata una specie di caccia al tesoro, il capitoletto: dove c’è il telefono c’è, di solito, anche il proprietario. Quindi il telefonino vale una persona, per garantire l’alibi; il bello è che la Corte, tutta contenta, immagino, della novità giurisprudenziale, credo né prima né poi un giudice sia arrivato a tanto, e la Cassazione ne avrà preso debita nota, rischia di rovinare l’opera a causa di un’altra evidente osservazione: —La mancata risposta alle eventuali telefonate pervenute in Via le Murie poteva essere facilmente giustificata nel trovarsi in altra stanza rispetto al telefono o nella modalità “silenzioso” in cui si trovava inavvertitamente il cellulare.— Altra stanza o modalità silenzioso, la Corte non vede altro: e se nessuno avesse telefonato, l’alibi avrebbe retto? In definitiva, il telefonino alibi serve a inchiodare all’ergastolo un povero cristo; poi leggeremo il parere della Corte d’Appello.
Cremona 26 06 2016 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com