GIUSTIZIA DI FERRO – TRENTATRE
Non crediate alla favola di San Francesco che ammansisce il lupo di Gubbio, è una voce stratificata nel tempo, ma non corrisponde alla verità. San Francesco, inquieto per le continue stragi di pecore e galline attribuite al lupo, lo uccide e lo divora con gli amici, poi, timoroso degli attacchi degli animalisti che esistevano già ai suoi tempi, in genere ricchi e senza pensieri, si fa prestare da un vicino di casa il grosso cagnone che poteva passare per lupo, quando invece era buono come il pane, gli fa due carezze in pubblico ed ecco la fama giunta sino ai nostri giorni.
Cosa c’entra col processo a Maurizio Iori, mi chiederai lettore caro. E’ per illustrarti meglio come si fa un processo, se vuoi che la tua idea trionfi. Ieri chiudevo il pezzo con la storia della lettera di Claudia che scatena la furia omicida di Iori, perché gli rimprovera la sua cinica indifferenza: lui, secondo investigatori e giudici, la distrugge, anche la copia ch’è rimasta a lei, e secondo alcune ricostruzioni più fantasiose sarebbe addirittura tornato nella casa del delitto, con tutti i rischi di conseguenza, non tanto per controllare che fossero davvero morte, ma per riprendersela. Quindi la certezza che abbia fatto sparire lui le due copie è la prova chiara del movente, secondo gli accusatori, in divisa e in toga, che é, il movente intendo, non si sapesse dell’aut aut che la sventurata intendeva imporgli.
La prova tiene, vero? Certo. Basta non ricordare mai in nessuna fase del processo che il contenuto della lettera l’aveva tranquillamente svelato alla polizia nel famoso interrogatorio del giorno stesso della scoperta dei corpi, come riporta senza dubbio alcuno, a meno di volerla imputare di falso, l’ordinanza di arresto del Gip, pagina 19.
E’ uno dei capisaldi della comunicazione: Mario racconta a Luigi una balla colossale, Luigi se ne accorge, anche i vicini che ascoltano, ma ai vicini non interessa nulla, quindi padroni della loro verità sono esclusivamente Mario e Luigi che ne fanno l’uso che credono.
Qualcosa di simile è successo nel nostro caso: a partire dall’inizio, nell’impossibilità processuale di inchiodare Iori con prove degne di questo nome, s’è preso di tutto e lo s’è fatto diventare prova, nel tacito accordo tra Accusa e Giudice; i vicini hanno dato un occhio distratto ai giornali che han scritto ciò che veniva più comodo; la Difesa ha protestato sempre l’innocenza, ma quale imputato ha mai ammesso d’essere colpevole?
Ti diverte la mia fantasia, caro lettore? Sono contento, ma ricordati che domani può succedere a te, dalla lite condominiale all’incidente d’auto, mica ci sono omicidi ogni giorno per fortuna, e allora se hai sopportato il caso Iori non lamentarti di dover pagare l’auto che Mario t’ha distrutto!
E la mia fantasia non la scrivo adesso per caso: devo illustrarti il resto dell’ordinanza, zeppo esclusivamente di conversazioni tra Mario e Luigi, prima di arrivare alle conclusioni che le consacrano a prove.
Ma ti pare che Claudia venga stordita con 95 pastiglie di Xanax, questo è certo, lo stabilisce l’autopsia, e gli accusatori spendano parole su parole per spiegare come potevano essere finite in casa sua, fatto di importanza secondaria, chiunque, s’è dimostrato in Aula durante il processo, si procura lo Xanax che vuole, e non una riga su come l’assassino Iori sia riuscito a fargliele mangiare di nascosto?
Cremona 23 02 2013 www.flaminiocozzaglio.info