Archive for the 'Pubblica Amm.ne' Category

Mar 31 2023

donne impresa 31 03 2023

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’invia alla c.a. Redazione. Cordialmente

Coldiretti Donne Impresa Cremona e Bags For Life

Le “borse per la vita” consegnate all’Ospedale Maggiore

“La nostra carezza alle donne ricoverate in Oncologia”

Un piccolo dono, che vuole essere una carezza – una testimonianza di vicinanza e incoraggiamento – rivolta alle donne che affrontano il difficile percorso dell’operazione e delle cure oncologiche. Con grande emozione la delegazione delle imprenditrici agricole di Coldiretti Donne Impresa Cremona, guidata dalla vicepresidente di Coldiretti Cremona Serena Antonioli e dal direttore Paola Bono, insieme a Claudia Telò, fondatrice dell’iniziativa “Bags For Life”, ha consegnato presso l’Ospedale Maggiore di Cremona le “borse per la vita”, cucite a mano o a macchina, necessarie a contenere i drenaggi post operatori, destinate alle pazienti del reparto oncologico, area donna. 

Ad accogliere il dono c’erano medici e infermieri del reparto di Oncologia Breast Unit e Chirurgia, con il dr. Gian Luca Baiocchi, primario di chirurgia generale, e il dr. Sergio Aguggini, dirigente medico della Breast Unit Cremona. E’ stato un incontro nel segno della condivisione, dell’attenzione – espressa da un gesto semplice, ma significativo, come cucire una borsa – verso donne che, a causa della malattia, vivono un momento di difficoltà. 

“Sono borse porta-drenaggio per le signore che sono ricoverate nell’area oncologica dell’ospedale. Vengono cucite da altre signore, che donano il loro tempo e la loro cura per creare questa coccola per le pazienti – ha sottolineato Claudia Telò -. Questa distribuzione sta avvenendo in tutta Italia. E’ partita ad agosto, da una semplice pagina di facebook, e si sta rafforzando di giorno in giorno. Stiamo creando una rete nazionale: con le nostre “borse per la vita” abbiamo praticamente invaso tutta Italia”. “E’ un gesto rivolto a chi vive un momento di sofferenza. Queste borse sono importanti per chi le riceve. Sono un segno di rinascita. Ti dicono che un’altra donna, che non conosci, ha lavorato per te e, seppur da lontano, ti sostiene e ti è vicina. E’ un’esperienza che ho vissuto e che per me ha avuto un significato prezioso. Ricordo quando ho ricevuto la mia borsa, ricordo che cosa ha significato la scoperta che, dietro questo oggetto semplice e realizzato con cura, ci fosse il cuore di un’altra donna che mi stava accanto” spiega Claudia Telo.

Dentro ogni borsa c’è un biglietto, preparato da Bags For Life, che riporta il nome della signora che ha cucito il piccolo dono. Nei mesi scorsi il progetto è stato presentato al coordinamento provinciale di Donne Impresa Coldiretti, dalla responsabile provinciale Maria Paglioli. Le imprenditrici agricole hanno subito accettato di dare una mano. Ognuna ha fatto un pezzettino: chi ha donato la stoffa, chi ha tagliato, chi ha cucito. C’è chi ha lavorato a mano e chi ha cucito a macchina, mettendoci grande cura.

“La consegna presso l’Ospedale Maggiore è avvenuta a nome di tutte le donne che hanno preso parte a questa iniziativa, piena di umanità e significato – spiega Paola Bono, direttore di Coldiretti Cremona -. Il nostro è un pensiero di solidarietà e di vicinanza alle donne che stanno affrontando un momento sicuramente difficile, e che stanno ponendo tutto il loro coraggio, il loro amore per la vita, nella lotta alla malattia. Vuole essere un incoraggiamento e un auspicio di guarigione. Siamo grate per questo incontro con “Bags for Life” e promettiamo a Claudia di restarle al fianco, anche nei passi futuri della sua iniziativa”.

Cremona, 31.03.2023 – C.s. 48/2023

RELAZIONI ESTERNE COLDIRETTI CREMONA

Via G. Verdi, 4 – 26100 Cremona – Telefono 0372 499819 – Cell. 334 6644736 – e-mail: marta.biondi@coldiretti.it – www.cremona.coldiretti.it – Fb e Instagram: Coldiretti Cremona

’invia alla c.a. Redazione. Cordialmente

Coldiretti Donne Impresa Cremona e Bags For Life

Le “borse per la vita” consegnate all’Ospedale Maggiore

“La nostra carezza alle donne ricoverate in Oncologia”

Un piccolo dono, che vuole essere una carezza – una testimonianza di vicinanza e incoraggiamento – rivolta alle donne che affrontano il difficile percorso dell’operazione e delle cure oncologiche. Con grande emozione la delegazione delle imprenditrici agricole di Coldiretti Donne Impresa Cremona, guidata dalla vicepresidente di Coldiretti Cremona Serena Antonioli e dal direttore Paola Bono, insieme a Claudia Telò, fondatrice dell’iniziativa “Bags For Life”, ha consegnato presso l’Ospedale Maggiore di Cremona le “borse per la vita”, cucite a mano o a macchina, necessarie a contenere i drenaggi post operatori, destinate alle pazienti del reparto oncologico, area donna. 

Ad accogliere il dono c’erano medici e infermieri del reparto di Oncologia Breast Unit e Chirurgia, con il dr. Gian Luca Baiocchi, primario di chirurgia generale, e il dr. Sergio Aguggini, dirigente medico della Breast Unit Cremona. E’ stato un incontro nel segno della condivisione, dell’attenzione – espressa da un gesto semplice, ma significativo, come cucire una borsa – verso donne che, a causa della malattia, vivono un momento di difficoltà. 

“Sono borse porta-drenaggio per le signore che sono ricoverate nell’area oncologica dell’ospedale. Vengono cucite da altre signore, che donano il loro tempo e la loro cura per creare questa coccola per le pazienti – ha sottolineato Claudia Telò -. Questa distribuzione sta avvenendo in tutta Italia. E’ partita ad agosto, da una semplice pagina di facebook, e si sta rafforzando di giorno in giorno. Stiamo creando una rete nazionale: con le nostre “borse per la vita” abbiamo praticamente invaso tutta Italia”. “E’ un gesto rivolto a chi vive un momento di sofferenza. Queste borse sono importanti per chi le riceve. Sono un segno di rinascita. Ti dicono che un’altra donna, che non conosci, ha lavorato per te e, seppur da lontano, ti sostiene e ti è vicina. E’ un’esperienza che ho vissuto e che per me ha avuto un significato prezioso. Ricordo quando ho ricevuto la mia borsa, ricordo che cosa ha significato la scoperta che, dietro questo oggetto semplice e realizzato con cura, ci fosse il cuore di un’altra donna che mi stava accanto” spiega Claudia Telo.

Dentro ogni borsa c’è un biglietto, preparato da Bags For Life, che riporta il nome della signora che ha cucito il piccolo dono. Nei mesi scorsi il progetto è stato presentato al coordinamento provinciale di Donne Impresa Coldiretti, dalla responsabile provinciale Maria Paglioli. Le imprenditrici agricole hanno subito accettato di dare una mano. Ognuna ha fatto un pezzettino: chi ha donato la stoffa, chi ha tagliato, chi ha cucito. C’è chi ha lavorato a mano e chi ha cucito a macchina, mettendoci grande cura.

“La consegna presso l’Ospedale Maggiore è avvenuta a nome di tutte le donne che hanno preso parte a questa iniziativa, piena di umanità e significato – spiega Paola Bono, direttore di Coldiretti Cremona -. Il nostro è un pensiero di solidarietà e di vicinanza alle donne che stanno affrontando un momento sicuramente difficile, e che stanno ponendo tutto il loro coraggio, il loro amore per la vita, nella lotta alla malattia. Vuole essere un incoraggiamento e un auspicio di guarigione. Siamo grate per questo incontro con “Bags for Life” e promettiamo a Claudia di restarle al fianco, anche nei passi futuri della sua iniziativa”.

Cremona, 31.03.2023 – C.s. 48/2023

RELAZIONI ESTERNE COLDIRETTI CREMONA

Via G. Verdi, 4 – 26100 Cremona – Telefono 0372 499819 – Cell. 334 6644736 – e-mail: marta.biondi@coldiretti.it – www.cremona.coldiretti.it – Fb e Instagram: Coldiretti Cremona

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Mar 31 2023

Guido Salvini 30 03 2023

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Gli anni di piombo e l’estradizione: li ricordo bene, non furono processi “speciali” 

Chiedere alla Francia l’estradizione dai latitanti era per lo Stato un diritto e forse un dovere politico, Chiamarlo atto di vendetta è puro, obsoleto linguaggio ideologico. Era un atto dovuto ma, alla luce dei precedenti, il rigetto dei giudici francesi era abbastanza scontato.

Le autorità francesi vedono quello che è successo in quegli anni in Italia ed in particolare nelle aule di giustizia molto da lontano, come attraverso un binocolo rovesciato. Dire ad esempio che l’estradizione avrebbe creato problemi familiari a coloro che sono latitanti, per scelta, anche da quarant’anni significa svilire completamente i ben più gravi, chiamiamoli con un eufemismo “problemi”, che hanno vissuto i familiari delle vittime. Quello che si legge in quelle sentenze è frutto di un atteggiamento davvero ipocrita e tartufesco, per usare un termine francese

Solo su questa base minima si può cominciare una discussione seria. Purtroppo, in questi giorni, come in passato, il dibattito si è fermato a livello politico- ideologico, è rimasto a livello del tutto astratto e nessuno ha avuto voglia di andare a vedere come quei processi siano stati celebrati

Vale la pena di rievocarli.

Delle 10 persone di cui si chiedeva l’estradizione 5 sono lombarde, giudicate a Milano. E conosco bene quei processi celebrati a Milano negli anni ‘80. Presiedevano i cd maxiprocessi nelle aule bunker delle Corti di assise magistrati assolutamente indipendenti e lontani da qualsiasi forma di rancore. Ricordo il presidente Antonino Cusumano e mi permetto di ricordare tra gli altri anche mio padre, il presidente Angelo Salvini. Io intanto iniziavo a lavorare come Giudice istruttore e quindi avevo un altro punto di osservazione privilegiato di quella stagione giudiziaria. Non è affatto vero che quelli fossero processi speciali, è una vera menzogna che tra l’altro offende i magistrati che hanno presieduto le Corti e tutti i loro colleghi che hanno giudicato sempre secondo coscienza. E con una certa dose di coraggio perché le misure di protezione erano minime.

Non vi è mai stato nessun atteggiamento di rancore anche se, ricordiamolo, appena prima di quei processi due magistrati milanesi conosciuti e stimati da tutti, Emilio Alessandrini e Guido Galli, erano stati vilmente assassinati colpiti alle spalle e contro altri magistrati inquirenti, ricordo fra tutti Armando Spataro, erano stati progettati attentati omicidiari che solo per un caso non erano andati a buon fine. 

Basterebbe leggere gli atti , ma ricordo bene anche le udienze cui ho assistito, per rendersi conto che anche a quegli imputati, come a tutti, erano garantiti pienamente il diritto di difesa e una corretta valutazione delle prove. Non erano processi di guerra. I difensori, sarebbe bello che qualcuno pubblicasse i verbali di qualcuna di quelle udienze, hanno sempre avuto in pienezza la facoltà di interrogare i testimoni, di contestare le prove a carico e di svolgere, anche in modo acceso, come è un diritto, le loro argomentazioni in contraddittorio. Tutti, anche quei difensori di “area” che erano molto vicini al mondo dei loro assistiti. E anche gli altri processi, quelli celebrati a Torino e a Roma ad esempio, si sono svolti nello stesso modo.

Le sentenze, migliaia e migliaia di pagine, hanno sempre spiegato in modo motivato e preciso perché si era pervenuti a condanne. Del resto la grande maggioranza degli imputati prima o poi, con la dissociazione, hanno confessato


Certo il clima soprattutto nei processi di primo grado era molto teso. In aula dalle gabbie spesso risuonavano slogan, non dico che il clima fosse idilliaco e che ad esempio da parte dei magistrati dell’accusa non vi siano state durezze.

Ma abbastanza presto era divenuto un po’ un gioco delle parti e già nei processi di appello lo scontro si era molto attenuato, man mano che la lotta armata andava esaurendosi con il fallimento dei suoi progetti.

Credo che gli imputati si fossero resi benissimo conto, anche senza ammetterlo, che dinanzi a loro non avevano dei nemici o dei servi di un imprecisato sistema ma magistrati che svolgevano il loro lavoro cercando di capire e rispettando i diritti degli imputati. Anche quando questi non dimentichiamolo, oggi nessuno lo dice, rifiutavano gli avvocati e la difesa. Il Presidente dell’Ordine degli avvocati di Torino Fulvio Croce che nel processo alle BR aveva assunto la difesa di ufficio perché per un avvocato quello era un dovere come per un medico curare un malato, fu per questo assassinato sotto casa.

Voglio ricordare poi che nel carcere di Bergamo a metà degli anni ’80, precisamente il 15 marzo 1986 vi fu un evento straordinario, era il carcere in cui era detenuta la maggior parte dei terroristi che si erano avviati, dopo una riflessione collettiva, sul percorso della dissociazione . C’erano ad esempio gli ex capi di Prima linea, tutti con molti omicidi alle spalle

Ebbene su questo tema si tenne un incontro comune tra magistrati e detenuti, presenti anche esponenti politici, il Direttore generale degli istituti di pena e e cappellani dei carcere, che si trovarono a discutere insieme non in un’aula bunker ma nella palestra del carcere di via Gleno, ove tra l’altro operavano un magistrato di sorveglianza come il dr. Zappa e un direttore molto sensibili all’importanza dei percorsi di recupero e di uscita dalla violenza

Ero presente, allora molto giovane fu, un momento anche emozionante perché per la prima volta non eravamo divisi dalle sbarre e di fatto da quel convegno uscì la legge sulla dissociazione del febbraio 1987 .

Le autorità francesi dovrebbero sforzarsi di capire di più e usare meno spocchia nei loro provvedimenti. Non so con precisione come si siano svolti i processi politici all’epoca in Francia ma ho l’impressione che fossero assai meno garantiti dei nostri.

In qualche modo “speciali” semmai in Italia all’epoca non erano i processi ma le pene che non dipendevano dalle Corti ma dalla volontà del legislatore perché l’art. 1 del Decreto-legge 625\1979, e cioè l’aggravante della finalità di terrorismo, le aveva notevolmente elevate.

Tuttavia gli anni irrogati si sono stemperati abbastanza rapidamente, sia grazie all’attenuante della dissociazione sia grazie ai benefici penitenziari come i permessi, il lavoro esterno e la semilibertà concessi da Magistrati di sorveglianza illuminati a coloro che di fatto non erano più pericolosi. Alla fine dopo aver scontato un numero di anni di carcere non molto elevato, addirittura in proporzione inferiore a quello che scontavano talvolta i detenuti comuni per reati analoghi, tutti sono usciti e ritornati alla vita civile. Basterebbe fare i conti. Gli ex-terroristi in carcere, ad oggi sono pochissimi, vi è rimasto solo chi l’ha voluto

Questa lettura politico- giudiziaria certo non esaurisce un problema che ciclicamente si ripresenta.

C’è un piano etico, umano e psicologico da non dimenticare e che può farci intravvedere, siamo nel campo della simulazione, altri scenari.

Proviamo ad immaginare che la Francia conceda l’estradizione, forse che qualcuno degli anziani latitanti anche la accetti, forse prima di morire vuole anche rivedere il suo paese. Scendono dalla scaletta dell’aereo tra due Carabinieri. Questo è il momento simbolico, che rappresenta una catarsi psicologica. La fuga è finita, la partita è persa, devono sottomettersi alle sentenze emesse in nome del popolo italiano. E’ il kairos, l’attimo speciale dei greci che cambia ogni cosa.

Poi sarebbero davanti al Magistrato di sorveglianza. Chi non lo ha mai fatto potrebbe confessare le proprie responsabilità, anche solo le proprie, per offrire alla fine una verità riparatoria alle famiglie delle vittime e alla storia. Sarebbe poi facile avere conferma che nessuna di queste persone è più pericolosa, che non potrebbe comunque tornare ad uccidere


A questo punto non ci sarebbe più nemmeno bisogno del carcere. Potrebbero uscire grazie a benefici, ragionando sempre per immagini, anche dopo solo un pezzetto di pena e tornare alla loro vita, alla famiglia, al lavoro, più probabilmente alla pensione.

Non credo nemmeno che tutti i parenti delle vittime, avuta soddisfazione sul piano di principio e simbolico, abbiano il desiderio e l’interesse a vedere persone di 70 anni finire i loro giorni in carcere.

Viene in mente, con le debite differenze, quella fotografia apparsa su molti giornali in cui, mentre in un paese mediorientale un condannato sta per essere impiccato, si avvicina la madre della vittima e gli dà uno schiaffo sul viso. Non per un gesto di disprezzo negli ultimi momenti di vita ma perché ciò simbolicamente significa che lo ha perdonato. E all’ultimo momento, infatti il condannato è stato graziato. 

Questa è stata una scena reale. Quella che abbiamo descritto forse è solo una simulazione letteraria.

Ma se accadesse questa storia immaginata allora la partita sarebbe veramente chiusa. E si potrebbe voltare davvero l’ultima pagina e chiudere il libro.

Guido Salvini, Magistrato

Gli anni di piombo e l’estradizione: li ricordo bene, non furono processi “speciali” 

Chiedere alla Francia l’estradizione dai latitanti era per lo Stato un diritto e forse un dovere politico, Chiamarlo atto di vendetta è puro, obsoleto linguaggio ideologico. Era un atto dovuto ma, alla luce dei precedenti, il rigetto dei giudici francesi era abbastanza scontato.

Le autorità francesi vedono quello che è successo in quegli anni in Italia ed in particolare nelle aule di giustizia molto da lontano, come attraverso un binocolo rovesciato. Dire ad esempio che l’estradizione avrebbe creato problemi familiari a coloro che sono latitanti, per scelta, anche da quarant’anni significa svilire completamente i ben più gravi, chiamiamoli con un eufemismo “problemi”, che hanno vissuto i familiari delle vittime. Quello che si legge in quelle sentenze è frutto di un atteggiamento davvero ipocrita e tartufesco, per usare un termine francese

Solo su questa base minima si può cominciare una discussione seria. Purtroppo, in questi giorni, come in passato, il dibattito si è fermato a livello politico- ideologico, è rimasto a livello del tutto astratto e nessuno ha avuto voglia di andare a vedere come quei processi siano stati celebrati

Vale la pena di rievocarli.

Delle 10 persone di cui si chiedeva l’estradizione 5 sono lombarde, giudicate a Milano. E conosco bene quei processi celebrati a Milano negli anni ‘80. Presiedevano i cd maxiprocessi nelle aule bunker delle Corti di assise magistrati assolutamente indipendenti e lontani da qualsiasi forma di rancore. Ricordo il presidente Antonino Cusumano e mi permetto di ricordare tra gli altri anche mio padre, il presidente Angelo Salvini. Io intanto iniziavo a lavorare come Giudice istruttore e quindi avevo un altro punto di osservazione privilegiato di quella stagione giudiziaria. Non è affatto vero che quelli fossero processi speciali, è una vera menzogna che tra l’altro offende i magistrati che hanno presieduto le Corti e tutti i loro colleghi che hanno giudicato sempre secondo coscienza. E con una certa dose di coraggio perché le misure di protezione erano minime.

Non vi è mai stato nessun atteggiamento di rancore anche se, ricordiamolo, appena prima di quei processi due magistrati milanesi conosciuti e stimati da tutti, Emilio Alessandrini e Guido Galli, erano stati vilmente assassinati colpiti alle spalle e contro altri magistrati inquirenti, ricordo fra tutti Armando Spataro, erano stati progettati attentati omicidiari che solo per un caso non erano andati a buon fine. 

Basterebbe leggere gli atti , ma ricordo bene anche le udienze cui ho assistito, per rendersi conto che anche a quegli imputati, come a tutti, erano garantiti pienamente il diritto di difesa e una corretta valutazione delle prove. Non erano processi di guerra. I difensori, sarebbe bello che qualcuno pubblicasse i verbali di qualcuna di quelle udienze, hanno sempre avuto in pienezza la facoltà di interrogare i testimoni, di contestare le prove a carico e di svolgere, anche in modo acceso, come è un diritto, le loro argomentazioni in contraddittorio. Tutti, anche quei difensori di “area” che erano molto vicini al mondo dei loro assistiti. E anche gli altri processi, quelli celebrati a Torino e a Roma ad esempio, si sono svolti nello stesso modo.

Le sentenze, migliaia e migliaia di pagine, hanno sempre spiegato in modo motivato e preciso perché si era pervenuti a condanne. Del resto la grande maggioranza degli imputati prima o poi, con la dissociazione, hanno confessato


Certo il clima soprattutto nei processi di primo grado era molto teso. In aula dalle gabbie spesso risuonavano slogan, non dico che il clima fosse idilliaco e che ad esempio da parte dei magistrati dell’accusa non vi siano state durezze.

Ma abbastanza presto era divenuto un po’ un gioco delle parti e già nei processi di appello lo scontro si era molto attenuato, man mano che la lotta armata andava esaurendosi con il fallimento dei suoi progetti.

Credo che gli imputati si fossero resi benissimo conto, anche senza ammetterlo, che dinanzi a loro non avevano dei nemici o dei servi di un imprecisato sistema ma magistrati che svolgevano il loro lavoro cercando di capire e rispettando i diritti degli imputati. Anche quando questi non dimentichiamolo, oggi nessuno lo dice, rifiutavano gli avvocati e la difesa. Il Presidente dell’Ordine degli avvocati di Torino Fulvio Croce che nel processo alle BR aveva assunto la difesa di ufficio perché per un avvocato quello era un dovere come per un medico curare un malato, fu per questo assassinato sotto casa.

Voglio ricordare poi che nel carcere di Bergamo a metà degli anni ’80, precisamente il 15 marzo 1986 vi fu un evento straordinario, era il carcere in cui era detenuta la maggior parte dei terroristi che si erano avviati, dopo una riflessione collettiva, sul percorso della dissociazione . C’erano ad esempio gli ex capi di Prima linea, tutti con molti omicidi alle spalle

Ebbene su questo tema si tenne un incontro comune tra magistrati e detenuti, presenti anche esponenti politici, il Direttore generale degli istituti di pena e e cappellani dei carcere, che si trovarono a discutere insieme non in un’aula bunker ma nella palestra del carcere di via Gleno, ove tra l’altro operavano un magistrato di sorveglianza come il dr. Zappa e un direttore molto sensibili all’importanza dei percorsi di recupero e di uscita dalla violenza

Ero presente, allora molto giovane fu, un momento anche emozionante perché per la prima volta non eravamo divisi dalle sbarre e di fatto da quel convegno uscì la legge sulla dissociazione del febbraio 1987 .

Le autorità francesi dovrebbero sforzarsi di capire di più e usare meno spocchia nei loro provvedimenti. Non so con precisione come si siano svolti i processi politici all’epoca in Francia ma ho l’impressione che fossero assai meno garantiti dei nostri.

In qualche modo “speciali” semmai in Italia all’epoca non erano i processi ma le pene che non dipendevano dalle Corti ma dalla volontà del legislatore perché l’art. 1 del Decreto-legge 625\1979, e cioè l’aggravante della finalità di terrorismo, le aveva notevolmente elevate.

Tuttavia gli anni irrogati si sono stemperati abbastanza rapidamente, sia grazie all’attenuante della dissociazione sia grazie ai benefici penitenziari come i permessi, il lavoro esterno e la semilibertà concessi da Magistrati di sorveglianza illuminati a coloro che di fatto non erano più pericolosi. Alla fine dopo aver scontato un numero di anni di carcere non molto elevato, addirittura in proporzione inferiore a quello che scontavano talvolta i detenuti comuni per reati analoghi, tutti sono usciti e ritornati alla vita civile. Basterebbe fare i conti. Gli ex-terroristi in carcere, ad oggi sono pochissimi, vi è rimasto solo chi l’ha voluto

Questa lettura politico- giudiziaria certo non esaurisce un problema che ciclicamente si ripresenta.

C’è un piano etico, umano e psicologico da non dimenticare e che può farci intravvedere, siamo nel campo della simulazione, altri scenari.

Proviamo ad immaginare che la Francia conceda l’estradizione, forse che qualcuno degli anziani latitanti anche la accetti, forse prima di morire vuole anche rivedere il suo paese. Scendono dalla scaletta dell’aereo tra due Carabinieri. Questo è il momento simbolico, che rappresenta una catarsi psicologica. La fuga è finita, la partita è persa, devono sottomettersi alle sentenze emesse in nome del popolo italiano. E’ il kairos, l’attimo speciale dei greci che cambia ogni cosa.

Poi sarebbero davanti al Magistrato di sorveglianza. Chi non lo ha mai fatto potrebbe confessare le proprie responsabilità, anche solo le proprie, per offrire alla fine una verità riparatoria alle famiglie delle vittime e alla storia. Sarebbe poi facile avere conferma che nessuna di queste persone è più pericolosa, che non potrebbe comunque tornare ad uccidere


A questo punto non ci sarebbe più nemmeno bisogno del carcere. Potrebbero uscire grazie a benefici, ragionando sempre per immagini, anche dopo solo un pezzetto di pena e tornare alla loro vita, alla famiglia, al lavoro, più probabilmente alla pensione.

Non credo nemmeno che tutti i parenti delle vittime, avuta soddisfazione sul piano di principio e simbolico, abbiano il desiderio e l’interesse a vedere persone di 70 anni finire i loro giorni in carcere.

Viene in mente, con le debite differenze, quella fotografia apparsa su molti giornali in cui, mentre in un paese mediorientale un condannato sta per essere impiccato, si avvicina la madre della vittima e gli dà uno schiaffo sul viso. Non per un gesto di disprezzo negli ultimi momenti di vita ma perché ciò simbolicamente significa che lo ha perdonato. E all’ultimo momento, infatti il condannato è stato graziato. 

Questa è stata una scena reale. Quella che abbiamo descritto forse è solo una simulazione letteraria.

Ma se accadesse questa storia immaginata allora la partita sarebbe veramente chiusa. E si potrebbe voltare davvero l’ultima pagina e chiudere il libro.

Guido Salvini, Magistrato

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Mar 30 2023

cremonesita’-cinquecentocinquantacinque 30 03 2023

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CREMONESITA’ – cinquecentocinquantacinque

La Freccia della Versilia serve per andare al mare! Da www.cremonasera.it

Francoforte 30 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Matteo Piloni (PD) e Marcello Ventura (Fd’I) uniscono le forze per la riattivazione della Freccia della Versilia.

Oggi i consiglierI regionali Matteo Piloni (PD) e Marcello Ventura (Fdi), ritornando su una questione rimasta in sospeso nella scorsa legislatura, hanno presentato una interrogazione alla giunta regionale lombarda e all’assessore ai Trasporti, per conoscere lo stato dell’arte sulla riattivazione del collegamento Bergamo-Pisa, la cosiddetta Freccia della Versilia, soprattutto per quanto riguarda la tratta da Cremona.
Una storia che nasce nel novembre del 2020, quando questo collegamento ferroviario operato in collaborazione tra Trenord e Trenitalia fu interrotto in via definitiva – ricapitolano Piloni e Ventura – nel marzo 2022 l’assessore ai Trasporti, rispondendo a una nostra interrogazione, ci aveva comunicato che ci sarebbe stata una iniziale riattivazione tra le stazioni di Bergamo e di Cremona prima della riattivazione dell’intera tratta che però non è mai avvenuta”.
Nell’ottobre del 2022 – rispondendo ad una interrogazione in aula di Piloni – la giunta aveva assicurato l’intenzione di collaborare con la società dei trasporti dell’Emilia-Romagna, la Tper, per cercare di riattivare la tratta almeno nei mesi estivi, mettendo così una pezza a una grave penalizzazione subita dai nostri territori”.
Ebbene, con l’inizio della stagione primaverile, vorremmo dunque capire quale sia l’esito di queste interlocuzioni -concludono i consiglieri– e se possiamo augurarci di rivedere la Freccia della Versilia”.

CREMONESITA’ – cinquecentocinquantacinque

La Freccia della Versilia serve per andare al mare! Da www.cremonasera.it

Francoforte 30 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Matteo Piloni (PD) e Marcello Ventura (Fd’I) uniscono le forze per la riattivazione della Freccia della Versilia.

Oggi i consiglierI regionali Matteo Piloni (PD) e Marcello Ventura (Fdi), ritornando su una questione rimasta in sospeso nella scorsa legislatura, hanno presentato una interrogazione alla giunta regionale lombarda e all’assessore ai Trasporti, per conoscere lo stato dell’arte sulla riattivazione del collegamento Bergamo-Pisa, la cosiddetta Freccia della Versilia, soprattutto per quanto riguarda la tratta da Cremona.
Una storia che nasce nel novembre del 2020, quando questo collegamento ferroviario operato in collaborazione tra Trenord e Trenitalia fu interrotto in via definitiva – ricapitolano Piloni e Ventura – nel marzo 2022 l’assessore ai Trasporti, rispondendo a una nostra interrogazione, ci aveva comunicato che ci sarebbe stata una iniziale riattivazione tra le stazioni di Bergamo e di Cremona prima della riattivazione dell’intera tratta che però non è mai avvenuta”.
Nell’ottobre del 2022 – rispondendo ad una interrogazione in aula di Piloni – la giunta aveva assicurato l’intenzione di collaborare con la società dei trasporti dell’Emilia-Romagna, la Tper, per cercare di riattivare la tratta almeno nei mesi estivi, mettendo così una pezza a una grave penalizzazione subita dai nostri territori”.
Ebbene, con l’inizio della stagione primaverile, vorremmo dunque capire quale sia l’esito di queste interlocuzioni -concludono i consiglieri– e se possiamo augurarci di rivedere la Freccia della Versilia”.

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Mar 30 2023

maurizio 30 03 2023

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MAURIZIO

Iori, come sempre….

Francoforte 30 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Tranne come Iori sarebbe riuscito, a uccidere; e dove serve, entra in gioco lo spirito della creazione: gli Ornesi dicono sempre la verità, e non si vede la loro evidente “retromarcia” sul secondo matrimonio di Iori, di cui sapevano nulla nel 2011, tutto nel 2012, al tempo del primo processo; non avevano gli originali delle chiavi poi, dimostrato il contrario, non ricordavano bene, un errore di sbaglio, per dirla in gergo; la perizia della Difesa sottolinea che Claudia Ornesi usava il Valium, per conservare l’immagine di una che usava solo prodotti naturali ricordano ch’era stato Iori a propinarlo di nascosto; parole e conclusioni che sarebbero da presentare a un pubblico ben più numeroso delle Aule dei Tribunali; e tutto questo spinge a chiederci perché giudici normali, come nel nostro caso, non giudici da copertina che di punto in bianco ritroviamo in politica, siano arrivati a conclusioni che ben pochi italiani, in cui nome si pronunciano le sentenze, accetterebbero; e quanti Iori oltre al nostro siano in carcere; ma non solo, perché giudici che nel resto della loro vita, in qualsiasi tipo di relazione, mai e poi mai ragionerebbero così, in Aula e in Camera di consiglio invece lo fanno; e questa mia certezza non aiuta a trovare una risposta.

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Mar 30 2023

lo sporco 30 03 2023

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LO SPORCO

Ha detto tutto l’assessore Burgazzi, quando dice che non si difende la cultura o l’ambiente deturpando edifici storici, e calca la dose un telegrafico Gilberto Bazoli; da www.cremonasera.it

Francoforte 30 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Imbrattati nella notte la Biblioteca, il Museo Civico e altri palazzi. L’ira dell’assessore Burgazzi: “Non si difende la cultura o l’ambiente deturpando edifici storici”

Il vandalo o i vandali senza nome hanno colpito nella notte. Imbrattati, con parole e segni azzurri e rossi, non solo i muri esterni del Museo civico e della Biblioteca statale, ma anche di gran parte del quartiere intorno. Uno dei primi ad accorgersi dell’accaduto è stato l’assessore alla Cultura, Luca Burgazzi. E stato lui a denunciare il caso con un post, corredato da una serie di fotografie che non hanno bisogno di commenti, sul suo profilo Facebook. Burgazzi si è rivolto all’autore del blitz: “Non so chi tu sia, ma questa cosa non va bene. Occorrerà pulire e non sarà semplice e soprattutto ci vorrà del tempo”, Per poi continuare; “Dovremo investire soldi pubblici. In particolare, per questi che sono palazzi storici. Non è così che si valorizzano l’arte, la cultura. E men che meno si difende l’ambiente”.

L’assessore, al telefono, ricostruisce: “Mercoledì sera sono uscito dal mio ufficio al Museo tardi, alle 20 circa. A quell’ora non c’era niente, dev’essere successo tutto dopo, probabilmente la scorsa notte. Sono stati presi di mira il Museo civico, la Biblioteca Statale, l’Informagiovani ma anche tutto l’isolato intorno e gli stabili privati. Non so cosa significhino quelle scritte né se ce ne siano o ce ne siano state in passato di simili in altre zone della città. Di certo, oltre ai costi, ci vorrà del tempo per cancellarle e pulire il Museo e gli altri gli edifici danneggiati. Non sarà una cosa semplice perché si tratta di palazzi storici. Valuteremo il da farsi, poi la ‘macchina’ per tornare alla normalità partirà”.

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Mar 30 2023

i cinghiali 30 03 2023

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S’invia alla c.a. Redazione. Cordialmente

Contenimento cinghiali, Coldiretti Cremona:

Basta immobilismo, intervenire subito”

Chiesto un tavolo urgente a Prefettura e Provincia

“Torniamo a sottolineare la necessità, e l’urgenza, di convocare un tavolo di confronto sul tema emergenza-cinghiali. Torniamo a chiedere alla Prefettura di Cremona e alla Provincia di Cremona di farsi carico di questa convocazione, così da mettere finalmente in campo un’azione concreta ed efficace, di fronte a un’invasione che diventa sempre più pesante e difficile da gestire”. E’ quanto rimarca Coldiretti Cremona, ribadendo la necessità di contrastare il proliferare di una specie dannosa e pericolosa, per la sicurezza della comunità, delle attività economiche e dell’ambiente.

Nel territorio cremonese la presenza di cinghiali, portatori di malattie e pericoli, è cresciuta in maniera esponenziale. Per l’agricoltura sono una calamità, soprattutto ora, nel periodo delle semine, con campi in cui il lavoro degli agricoltori viene letteralmente azzerato dalla voracità dei cinghiali, che divorano semi e pianticelle appena messe a dimora – sottolinea Coldiretti Cremona -. La situazione di emergenza che siamo costretti ad affrontare ora è frutto della mancata azione di contenimento che abbiamo ripetutamente denunciato nelle piazze e nelle sedi istituzionali, di fronte al moltiplicarsi anche sul nostro territorio di questi ungulati.

L’immobilismo è il primo alleato dei cinghiali. Ormai da oltre un anno risultano sospese tutte le attività di contenimento che venivano messe in atto dalla Polizia Provinciale di Cremona in collaborazione con i soggetti volontari abilitati all’attività di abbattimento degli ungulati – denuncia Coldiretti Cremona -. Impedimenti burocratici bloccano l’intervento di gruppi di operatori, preparati e abilitati, che sarebbero pronti per procedere agli abbattimenti, anche con la tecnica della “girata con cane limiere”. Quest’ultima tecnica, basata sulla presenza di cani da traccia, garantirebbe finalmente dei risultati, liberando il territorio da quella che è diventata una drammatica emergenza.

Coldiretti ha dato un importante contributo teso a reperire le risorse economiche per la costruzione dei centri di sosta (ne sono previsti due, uno nel comune di Castelverde e uno nel comune di Gussola) e allo sblocco di fondi già in possesso degli ATC che ora possono essere utilizzati anche per l’attività di contenimento. “A fronte di tutto ciò – denuncia Coldiretti Cremona – prosegue la totale inerzia da parte dei soggetti attuatori del Piano di contenimento, così da aggravare la situazione numerica della popolazione dei cinghiali. 

“Più volte abbiamo denunciato i rischi della proliferazione e diffusione senza freni di questi ungulati – afferma Coldiretti Cremona  – che oltre a provocare danni nelle campagne e incidenti, sono diventati un pericoloso veicolo per la “peste dei cinghiali”, che rappresenta una grave minaccia per i nostri allevamenti. In Lombardia si alleva oltre il 50% dei maiali italiani. Così si mette a rischio  un settore di punta dell’agroalimentare Made in Italy che garantisce lavoro a circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione, con un fatturato da 20 miliardi di euro.

L’invasione dei cinghiali viene considerata una vera e propria emergenza tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero, anche perché un italiano adulto su quattro (26%) si è trovato faccia a faccia con questi animali.

Cremona, 30.03.2023 – C.s. 46/2023

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Mar 30 2023

crisi idrica 30 03 2023

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Coldiretti Cremona: crisi idrica, stagione di semine e di incognite

In campagna la stagione delle semine ha preso avvio, tra criticità e incognite. “La carenza d’acqua pesa fortemente sulla programmazione e gestione delle semine primaverili. L’avvio della campagna di semina del mais, coltura principale del nostro territorio, essenziale per l’alimentazione della filiera zootecnica, deve fare i conti con le grandi preoccupazioni legate al tema siccità. Alle spalle abbiamo un’annata caratterizzata da gravi danni all’agricoltura; di fronte abbiamo previsioni che non alimentano grandi aspettative in tema di precipitazioni. E in questi giorni si semina nella polvere. In campi che già ora hanno fortemente bisogno d’acqua”. E quanto evidenzia Coldiretti Cremona, in occasione del  tavolo regionale sulla siccità.

Per le aziende diventa fondamentale compiere le giuste scelte agronomiche, optando laddove possibile anche per cambiamenti nelle varietà messe in campo – rimarca Coldiretti Cremona -. Ci sono aziende che hanno deciso di seminare più colture autunno-vernine, cereali come orzo e frumento,per cercare di arrivare a un raccolto prima dei mesi più caldi. C’è chi ha intrapreso una conversione di parte delle superfici, passando ad esempio dal mais alla soia o al girasole. E chi ha optato per varietà di mais con un ciclo di crescita più breve. Resta essenziale garantire la produzione di mais e foraggio, indispensabile per preservare il patrimonio zootecnico.

Fra gli agricoltori la preoccupazione è diffusa. Senz’acqua non è possibile garantire le produzioni di cibo e se questa condizione dovesse protrarsi senza cambiamenti significativi nei prossimi mesi la situazione rischia di essere più grave rispetto a quella dello scorso anno, quando la siccità ha provocato danni ingenti sulle colture. Fondamentale sarà gestire correttamente la risorsa idrica che sarà a disposizione, per salvaguardare l’agricoltura e il territorio – prosegue Coldiretti Cremona -. Da anni Coldiretti evidenzia la necessità di recuperare bacini per la raccolta di acqua piovana e da depurazione. Gli agricoltori hanno investito, e tuttora investono, importanti risorse nel risparmio idrico. Si mettono in campo scelte e strumentazioni atte ad affrontare la situazione, per promuovere l’uso razionale dell’acqua. Ma è essenziale dare alla nostra agricoltura, al nostro territorio, risposte certe e concrete in tema di realizzazione di sistemi di raccolta dell’acqua. Così come si devono mettere in campo scelte chiare rispetto alla necessità di trattenere l’acqua nei laghi, preservandola per la stagione irrigua”.

Coldiretti considera importante la nomina del Commissario nazionale sul tema acqua, “al quale è necessario conferire poteri straordinari per velocizzare le autorizzazioni burocratiche, per dare una risposta concreta alla sofferenza di imprese e cittadini. Servono interventi strutturali per affrontare il cambiamento climatico”. Di fronte alla tropicalizzazione del clima occorre organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per renderla disponibile nei momenti di difficoltà. E’ quanto ribadisce Coldiretti Cremona, nel sottolineare che “per questo a livello nazionale Coldiretti ha elaborato con Anbi il progetto laghetti per realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura”.

Dalla disponibilità idrica – evidenzia Coldiretti – dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Grana Padano e Parmigiano, ma anche carne e salumi. In Lombardia – sottolinea la Coldiretti regionale sulla base dei dati Arpa – il totale delle riserve invasate nei grandi laghi, negli invasi artificiali e sotto forma di neve, continua a rimanere sotto la media del periodo 2006-2020 tanto che all’appello mancano circa 2 miliardi di metri cubi d’acqua.


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Mar 30 2023

Arvedi Buschini 30 03 2023

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ARVEDI BUSCHINI

Se non ci fossero quei due la città sarebbe povera assai; da www.cremonasera.it

Francoforte 30 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

Ecco la meraviglia della ex caserma Manfredini che diventa campus del Politecnico. Conservati e restaurati i magnifici chiostri.

Da “Stràada Canòon” a via Bissolati quindi a “quartiere universitario” con l’esaltazione delle bellezze degli antichi chiostri. Le straordinarie immagini con il drone del nostro Riccardo Rizzi Maverick sul cantiere dell’ex caserma Manfredini (per farne la sede del Politecnico) fanno comprendere lo straordinario intervento in corso che cambierà profondamente una parte della vecchia Cremona e una delle strade più lunghe della città: dallo slargo davanti alla chiesa di Santa Lucia fino a piazza XXIV maggio e, per dirla all’antica, da porta Po fino a piazza Castello. Forse non tutti in città si stanno rendendo conto che lì è in atto una vera e propria rivoluzione. Prima l’ex convento di Santa Monica diventato il campus della Cattolica, poi la Manfredini che avrà il Politecnico (non solo, previste altre funzioni a servizio degli studenti, della cultura e di tutta Cremona) ed ancora l’ex chiostro San Benedetto diventerà Archivio storico, di Stato e della Diocesi come illustrato dal Soprintendente Barucca (leggi qui) e forse addirittura l’ex Provveditorato liberato degli uffici (trasferiti in via Milano nell’ex Aselli) come centro culturale e ricreativo degli studenti. Cremona può davvero sognare un futuro da città universitaria perchè se a questi interventi si aggiungono i corsi dell’Università di Pavia a Palazzo Raimondi,  il Conservatorio statale presto a palazzo Grasselli, i corsi di perfezionamento della Stauufer e quelli per operatori sanitari all’ospedale, davvero cambiano le prospettive della città del Torrazzo.

Le immagini con il drone mostrano il cantiere dell’ex caserma Manfredini la cui facciata su via Bissolati è stata completamente “impacchettata”. L’iter burocratico del progetto con i relativi permessi è stato completato e il grande cantiere (in attesa della presentazione pubblica alla cittadinanza del progetto) è in piena attività sia sui chiostri che sulla piazza d’armi dove dovrebbe essere collocata una nuova piastra con le aule. All’interno dell’ex caserma (anticamente convento dell’Annunciata leggi qui la sua storia) troveranno collocazioni gli spazi per la didattica (con nuovi corsi del Politecnico tra cui ingegneria agraria), il campus universitario e perfino un museo della scienza e della tecnica. Il motore e finanziatore dell’operazione è anche questa volta (come già per Santa Monica) la Fondazione Arvedi-Buschini. I lavori di completamento dell’intervento sull’ex Manfredini sono stimati in 18 mesi. 

Poi si darà il via al risiko degli spostamenti: la Questura e la Polizia Stradale in via Sesto, dove attualmente c’è il Politecnico e i carabinieri dalla caserma Santa Lucia di vial trento e Trieste alla Marconi di via Massarotti. Con nuovi spazi che si liberano e che vanno reinventati. 

Le foto con il drone sono di Riccardo Rizzi Maverick

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Mar 30 2023

giovani di belle speranze 30 03 2023

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GIOVANI DI BELLE SPERANZE

Sempre giovanissimo Ezra Pound, che ha risollevato tanti autori; da www.cremonasera.it

Francoforte 30 03 2023 flcozzaglio@gmail.com

—La Società dei Militi contro la cancel culture: giovedì incontro su Ezra Pound.

«Quello che veramente ami rimane» scriveva Ezra Pound. E così, ciò che non si ama – o, per meglio dire: ciò che si odia – scompare. A Ezra Pound – in occasione del cinquantesimo anniversario dalla sua morte, caduto nel 2022 e non celebrato in Italia da quasi nessuno – è dedicata l’iniziativa organizzata dalla Società dei Militi giovedì 30 marzo alle ore 18 presso il Forum del Terzo Settore in via Speciano 2. Un incontro tutto dedicato alla riscoperta del grande poeta americano che trascorse gran parte della sua vita in Italia. 

L’Associazione culturale ha voluto dedicare un evento specifico alla figura di Pound per liberarlo dalle azioni distruttive e ideologiche della cancel culture. Ignorato in Italia e ripudiato in Madre Patria, Pound è in reltà una figura chiave della letteratura contemporanea. I critici affermano che esistano un «prima di Pound» e un «dopo Pound» proprio in virtù del fortissimo influsso che ebbe sulla letteratura occidentale dal Novecento ad oggi. Se, infatti, possiamo leggere i grandi capolavori di Joyce ed Hemingway, o «The Waste Land» di T.S. Eliot, come li conosciamo oggi, è proprio grazie all’apporto di Ezra Pound. 

L’incontro di introduzione alla poesia di Ezra Pound sarà tenuto dai giovani membri della Società dei Militi e vedrà delle letture da «I Cantos» di Pound e dal libro di Alessandro Rivali «Ho cercato di scrivere paradiso», l’unico libro-intervista con Mary de Rachelwitz, figlia di Ezra e di Olga Rudge.

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Mar 30 2023

gli spinaci 30 03 2023

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L CIBO GIUSTO DI CAMPAGNA AMICA

I CONSIGLI DI GIORGIO CALABRESE

21.03.2023

SPINACI, GLI AMICI DEGLI OCCHI E DEL CUORE

Con poche calorie, ma ricchi di fibre e sali minerali, sono utili per le funzionalità intestinali. Aiutano anche a rinforzare il sistema immunitario

Gli spinaci sono degli ortaggi a foglia verde più popolari e apprezzati e il loro gusto delicato li rende adatti a diversi tipi di preparazione, dai semplici contorni preparati in padella alle zuppe, fino ai ripieni per la pasta fresca. Sono famosi soprattutto come fonte di ferro, anche se altri alimenti di origine vegetale, come le lenticchie, ne contengono un quantitativo maggiore.

Gli spinaci possono comunque essere considerati un alimento importante sia come fonte di ferro che di altri sali minerali all’interno di una dieta equilibrata. Gli spinaci sono un ortaggio molto leggero e davvero poco calorico. Infatti apportano soltanto 23 calorie circa ogni 100 grammi di prodotto e sono una fonte alimentare di proteine, carboidrati e fibre, che favoriscono il corretto funzionamento dell’intestino.

Contengono anche sodio e una quantità minima di grassi. In particolare, 100 grammi di spinaci crudi apportano al nostro organismo 2,9 mg di ferro, 530 mg di potassio, 78 mg di calcio, 60 mg di magnesio e 62 mg di fosforo. Non dimentichiamo di tenere in considerazione gli spinaci come fonte alimentare di magnesio, di potassio e di fosforo come sali minerali preziosi per la salute.

Gli spinaci contengono anche rame, zinco, vitamina A e vitamina C. Queste vitamine proteggono il nostro organismo dall’invecchiamento e sono benefiche per la pelle e per gli occhi. Questi ortaggi non solo ci rendono più forti, ma anche più scattanti e pronti a reagire, infatti, gli spinaci ci aiutano ad essere più lucidi e migliorano i nostri riflessi. Il merito è della tirosina, un amminoacido che permette al cervello di produrre due neurotrasmettitori fondamentali, come la dopamina e la norepinefrina.

La tirosina è presente anche in altri alimenti, come le fave, la soia e le nocciole, oltre che in alcuni cibi di origine animale. Per via del loro elevato contenuto di potassio, gli spinaci vengono consigliati per abbassare la pressione in caso di ipertensione o comunque per mantenerla regolare.

Gli spinaci sono anche una fonte di vitamina K, considerata importante per preservare le ossa in salute. Il loro contenuto di acqua e di fibre contribuisce al funzionamento regolare dell’intestino, mentre la vitamina C contribuisce alla formazione del collagene e al miglioramento della struttura della pelle. Si possono consumare gli spinaci sia cotti, come avviene più comunemente, sia crudi, ad esempio in insalata, ma non si dimentichi che gli spinaci sono un ingrediente adatto per preparare delle bevande salutari, come frullati, succhi ed estratti, in abbinamento alla frutta o ad altri ortaggi.

Ricordatelo quando vorreste arricchire la vostra alimentazione di verdura in modo creativo e un po’ diverso dal solito. Per alcune persone un consumo elevato di spinaci potrebbe essere controindicato o da limitare in base alle condizioni di salute per via del contenuto di acido ossalico di questi ortaggi perché chi soffre di calcolosi renale di tipo ossalato di calcio, deve proprio limitarne l’introduzione.

A cura di Giorgio e Cinzia Myriam Calabrese

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