Mar 31 2023

storia di una famiglia 31 03 2023

Published by at 8:55 am under Pubblica Amm.ne

STORIA DI UNA FAMIGLIA

Da Sussurrandom la vita e le vicende di un gruppo familiare, a cura di Stefano Mauri.

Francoforte 31 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Il Verdicchio secondo la Cantina Tombolini, rappresentata in provincia di Cremona da Dennis Barbieri è un’emozione italiana che accende.

Allora, tra i fondatori delle DOC più importanti delle Marche: il Verdicchio dei Castelli di Jesi e il Rosso Conero, la storia delle fantastiche persone che raccontiamo è un mix di qualità e innovazione. Qualche esempio? I viticoltori protagonisti di quest’avventura meravigliosa, ecco sono stati tra i primi a valorizzare il terroir dei Castelli di Jesi, a usare l’iconica anfora (‘50), a vinificare in acciaio a temperatura controllata da uve Verdicchio in purezza (‘70). E oggi producono vino solo da vigneti di proprietà in armonia con l’ambiente, con cura artigianale e le tecniche più avanzate in cantina.

Sì… appassionatamente da 100 anni i Tombolini rappresentano la tradizione vitivinicola di un’intera regione: con un grande passato e lo sguardo saldamente rivolto al futuro.

Tutto ebbe inizio con Sante Tombolini, giovane fante salvatosi dalla peggior disfatta dell’esercito italiano nel 1917 a Caporetto, il quale, tornato ad Ancona dal fronte, incontra Nemorina Staffolani, proprietaria di alberghi per pellegrini a Loreto, la città più amata dalla famiglia italiana protagonista di questo leggendario, mistico scorcio … tipicamente italiano.
Sante e Nemorina si sposano e nel 1921 danno vita ad una florida attività di vendita di spezie e produzione di liquori e distillati poco distante dal porto.

Due decenni di crescita interrotti bruscamente dal bombardamento di Ancona del 1° novembre 1943. Quella notte, Sante affida i beni e le ricette di famiglia al figlio Giovanni, che le porta in salvo a Loreto, città della madre.

E fu proprio da quell’episodio che i Tombolini, notando il successo dei vini e degli spumanti dei vicini Castelli di Jesi, acquistarono i primi vigneti a San Paolo di Jesi, comprendendo appieno le potenzialità del vitigno autoctono principe della regione: sua maestà il Verdicchio. Gli innovativi, squarcianti agricoltori marchigiani iniziarono quindi a puntare sulla vinificazione in acciaio, importando competenze enologiche dal Piemonte, selezionando attentamente le uve in entrata. Ed è proprio grazie a lui che Tombolini adotta l’iconica anfora Verdicchio già nei primi anni ‘50.
E arriviamo, tra successi, studi, nuove sfide internazionali e continue scoperte, alla fine degli anni Novanta, con Fulvia, impegnata, appassionata, rapita sulle orme del padre Giovanni.
Ed è lei, la meravigliosa, ispirata Donna del vino marchigiana che rinnova la storica cantina, portando a 30 gli ettari di vigna, puntando tutto sulla qualità della materia prima prodotta dai terreni di famiglia, tutti convertiti alla sostenibilità e all’agricoltura biologica.

Concentrandosi su un solo Verdicchio, Fulvia lo veste con un abito da sera “all-black”, lo distribuisce con i marchi dell’eccellenza del vino italiano. Ed è così che riporta Tombolini a New York, Monaco e Tokio.

E … nel 2013 il richiamo della terra diventa irresistibile per suo figlio Carlo che lascia i suoi uffici in banca d’affari a Londra per Staffolo.

E insieme a lui, l’azienda ritorna al suo marchio originale, inizia a vinificare per singola vigna, sperimenta tecniche in cantina inedite per la DOC. È lui a ispirare la nuova anfora Tombolini nel centenario dalla fondazione, recuperando una tradizione di famiglia e con l’obiettivo di riaffermare il primato cui il Verdicchio dei Castelli di Jesi ha troppo presto abdicato.
Lo segue da vicino la sorella Giovanna, executive di uno dei principali gruppi del lusso al mondo.

Del Verdicchio nelle Marche si hanno attestazioni non solo in trattati di botanica come quello del marchigiano Costanzo Felici del 1569, ma già nell’Alto Medioevo in atti notarili di donazioni di proprietà di vigne a ordini religiosi della zona.

Un vitigno che solo nei Castelli di Jesi produce un vino che integra gli opposti, dissolve ossimori: immediato ma complesso, potente ma elegante, fresco ma anche longevo come nessun altro. Vellutato ma anche vibrante. Tombolini è Verdicchio.

E se i Castelli di Jesi sono il Verdicchio, il Verdicchio è l’anfora.
Grazie al suo iconico vestito verde il Verdicchio dei Castelli di Jesi è stato uno dei primi ambasciatori del vino italiano all’estero.

Tutti i principali produttori dell’epoca la adottarono per cavalcare quell’immediato successo, fino a farla assurgere a immagine distintiva del Verdicchio dei Castelli di Jesi. Nel 1972 Giovanni Tombolini incarico’ un noto designer, l’Architetto Luigi Massoni di Milano, di sviluppare l’anfora personalizzata per il primo Verdicchio dalla sua nuova cantina di Staffolo: l’anfora Castelfiora. Da questa storia ed un lungo lavoro di design è nata la nuova anfora Tombolini “100 anni”, nel secolo dalla fondazione e attraversando lo straordinario Giubileo Lauretano: il modo di rendere omaggio insieme alla tradizione di famiglia, ad un’icona del territorio e della storia enologica italiana. La premiata e premiante cantina Fulvia Tombolini e Figli, rappresentata in provincia di Cremona da Dennis Barbieri, in quel di Staffolo, in provincia di Ancona, col Verdicchio regala emozioni che accendono. Chapeau!

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