SE IL POPOLO VUOLE o meglio: El pueblo unido jamás será vencido, non ci son bollette che tengano; eccellente lezione sullo Stato moderno di Francesco Martelli, in www.cremonasera.it Francoforte 30 10 2021 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail
—Richelieu,
la Rivoluzione francese e le bollette della luce
Gli
Archivi Nazionali di Francia sono tra i più grandi e prestigiosi al
mondo: oltre alla splendida sede dell’Hotel de Soubise nel centro
di Parigi, che ospita anche la superba École
nationale de chartes dove
si formano eccezionali archivisti, occupano ben altre due enormi sedi
periferiche modernissime.
Benchè
custodiscano anche storie antichissime, la loro origine è
rivoluzionaria, nel senso che fu proprio il Direttorio, organo
supremo di governo della Francia durante la Rivoluzione, a volerne la
fondazione ufficiale e centralizzata, poi ampliata da Napoleone
durante l’Impero. E la Francia è forse la nazione che più di
tutte ha inciso sulla storia politica dell’Europa dopo la caduta di
Roma, fin dall’alto Medioevo con i regni di Clodoveo (il primo
della Stirpe di San Luigi, Clovis da
cui Louis,
nome di gran parte dei sovrani francesi) e del gigantesco Carlo
Magno.
L’Europa
moderna è figlia di quel lungo periodo che va dal 1624, anno della
nomina a Primo Ministro di Armand Jean du Plessis, Cardinale di
Richelieu, fino al 1815, anno in cui la deposizione finale di
Napoleone e i trattati di Parigi tentano di riportare gli orologi
della storia indietro di un’epoca.
In
questi duecento anni, all’interno dei quali non a caso trova posto
il Grand
Siècle,
ossia il massimo splendore con il lungo dominio del Re Sole, prima la
Francia assolutista e poi la Rivoluzione hanno dato all’Europa un
impianto indelebile.
Richelieu,
che tanto è stato vilipeso e svilito dalla storiografia romantica e
soprattutto dalle penne rivoluzionarie dei Dumas, fu il grande
architetto di quella Superpuissance che
la Francia divenne solo con Luigi XIV, ed anche dello stato moderno
il cui modello ancora oggi è mutuato da tutte le nazioni europee:
l’identità linguistica affidata alle accademie e alle biblioteche,
il primato della diplomazia sulla forza e della strategia politica
sulle pretese ideologiche o religiose, furono certamente il suo più
grande contributo. Di fatto, l’Unione Europea di oggi è un
appesantito e logoro impianto statale richelieuano.
Per
governare la Francia occorreva consegnarla nelle mani del Re
strappandola dagli artigli delle aristocrazie feudali, e il sistema
immaginato da Richelieu, affinato da Mazzarino e realizzato dal Re
Sole fu Versailles, una sorta di mondo fuori dal mondo, in cui tutto
ruotava attorno al Sovrano che affogava nel lusso e nei piaceri i
fervori feudali dei suoi nobili, tenendoli al contempo lontani dalle
loro terre e costantemente sotto controllo.
“Qui
n’a pas vècu dans les annèes voisines de 1780, il ne sait pas ce
qu’est la douceure du vivre”
diceva il Principe di Talleyrand… Chi non ha vissuto gli anni prima
della Rivoluzione, non può capire cosa sia la dolcezza del vivere.
Poche frasi come questa rendono l’idea del livello di sfarzo,
lusso, eleganza, raffinatezza, libertinaggio e vizio raggiunto a
Versailles sotto i regni di Luigi XV e Luigi XVI, con una pletora di
cicisbei e damine che rifiutavano di pagare le tasse per diritto di
nascita e tuttavia si facevano mantenere nell’isolamento dorato di
Versailles grazie a un debito pubblico che cresceva in maniera
spaventosa: lo strumento di controllo della nobiltà che aveva
consentito a Luigi XIV di fare della Francia la padrona d’Europa,
divenne il cappio con cui la Monarchia finì impiccata, o meglio
ghigliottinata.
Quella
lussuosa raffinatezza che li circondava, avvelenò come l’oppio la
lucidità di una classe dirigente parassitaria, mantenuta e attaccata
senza alcun pudore ai propri privilegi, al punto di non accorgersi
che il malcontento e le insostenibili gabelle avevano trasformato il
popolo in una bomba ad orologeria: dopo che Jean Bailly il 20 giugno
del 1789 affermò davanti all’adunanza dei borghesi che “la
Nazione unita non riceve ordini da nessuno” in pochi giorni
crollarono secoli di feudalesimo, diritti divini, dominio
aristocratico e privilegi ormai vergognosi e ingiustificabili. Il
resto è storia ben nota, e come scriveva Céline, “l’Europa
atterrita cercava un maschio e lo trovò in Napoleone”. Il Generale
Bonaparte fu lo straordinario vettore capace di portare la
Rivoluzione fuori dalla Francia in tutta Europa, cavandola dal fetore
delle teste ghigliottinate del Terrore e aprendo le carriere più
inimmaginabili agli ultimi dei borghesi: fece diventare Marescialli
di Francia e poi Re d’Europa i figli dei panettieri e dei
lattai che lo avevano seguito nelle sue battaglie, e da allora
veramente tutto fu possibile e niente fu più come prima, tanto che
il tentativo di riportare indietro l’orologio della Storia con il
Congresso di Vienna durò poco più di trent’anni.
La
Rivoluzione francese fu l’inizio di una serie infinita di
esplosioni a catena che per cento anni e più incendiarono l’Europa
cambiandone definitivamente gli assetti di potere che duravano da
secoli. E proprio i privilegi delle classi dominanti e le
ingiustificabili gabelle imposte al popolo furono le micce di quelle
esplosioni.
In
questi giorni di folli e incomprensibili aumenti di tasse sui
carburanti e sulle utenze vitali, di multe stradali diventate tasse
di circolazione e sistemi di coercizione dei diritti e dei tributi
contro cui non c’è diritto del singolo ma in cui l’inefficienza
prospera come una sordida muffa, mi domando se siamo poi davvero
trattati diversamente da quel popolo che improvvisamente esplose in
modo inimmaginabile. E se buona parte della nostra classe dirigente
non si è forse dimostrata simile a quei cicisbei resi avidi e ciechi
dai loro privilegi immeritati.
“La
Nazione unita non riceve ordini da nessuno”: è una frase che
riletta mi risuona continuamente come un tormentone. Chissà se vale
ancora, in questa epoca in cui le Nazioni si stanno diluendo nella
melassa della realtà virtuale e in cui la democrazia si sta diluendo
nell’oligarchia parlamentare, o se entriamo in una nuova era in cui
tutto quello che ho raccontato prima è solo un racconto custodito in
archivi sconfinati. E’ in quell’ “unita” che tutto si gioca,
e se la storia ha un senso è quello di aiutarci a non ripetere gli
errori.