Due articoli su Blitz
Quotidiano di Pirondini, calcio e roba più seria, stile simile,
Enrico pare sorridere di tutto….. Flaminio Cozzaglio.
Calcio
nella morsa dei fondi americani e dei procuratori troppo esosi,
Gravina vuole il decalage
di
Enrico Pirondini
Pubblicato
il 30 Maggio 2021 7:57
Il
calcio è ringalluzzito. Si è fatto baldanzoso. Ha dimenticato
(forse, non tutti per fortuna) i guai e le perdite globali causa
Covid – biglietti, sponsor e commerciale, diritti tivù. E sembra
aver ritrovato il suo antico passo da cicala.
La crisi di
liquidità causata dalla pandemia ha accelerato l’invasione delle
società d’investimento nel sistema europeo. Il caso Inter è
l’ultimo di un fenomeno in ascesa. L’operazione Oaktree – il
fondo americano , uno dei maggiori investitori di credito al mondo,
finanzierà con 275 milioni di euro le casse neroazzurre – è
emblematica.
Il
colosso americano sgancia il denaro che serve nell’immediato, ma
vuole che il suo investimento possa fruttare.
Di solito
questi fondi hanno due modi per guadagnare. Con i rendimenti
derivanti da tassi d’interesse elevatissimi e/o con la
valorizzazione di ciò che si finanzia attraverso cambi di
governance. Sconti non ne fanno. Anzi.
In Europa le
partecipazioni dei fondi hanno coinvolto fior di società . Qualche
nome? Le due di Manchester, il Celtic Glasgow, le nostre big (Inter,
Milan, Juventus). E poi le francesi Lione, Lilla, Tolosa. Tanto per
fare dei nomi. I fondi americani sono pure sbarcati in Normandia. Più
che il pieno dì Calvados, hanno fatto il pieno del Caen ( 85% ). Un
tempo Caen piaceva a Guglielmo il Conquistatore, oggi ha ingolosito
Oaktree. Dai normanni agli americani. Un bel salto.
In
Italia non tutti hanno capito
C’è chi
vive ancora nell’iperuranio, oltre le sfere celesti. E insiste con
i milioni facili. Le società frenano (non tutte). Giocatori,
procuratori, parecchi allenatori, tirano dritto. Fanno orecchie da
mercante. Non ci stanno. Ma anche le società non ci stanno.
Prendiamo l’Inter fresca di scudetto.
Il presidente
cinese Suning finora ha speso 712 milioni in cinque anni tra aumenti
di capitale, finanziamenti, quota acquisto del club nel 2016. Ha
messo le azioni della società a garanzia del prestito. Se fra tre
anni non ripaga i 275 milioni (più gli interessi) il fondo
californiano rileverà la maggioranza del club. Conte capita
l’antifona se ne va. Con relativa buona uscita.
I folli
ingaggi del calcio
Cambiano gli
allenatori. Restano gli ingaggi folli. E il Milan, dopo le 251
partite in rossonero di Gigio Donnarumma, ha salutato – a parametro
zero – il suo portiere dal maxi ingaggio. 6 milioni netti a
stagione.
Il
calcio è ringalluzzito. Si è fatto baldanzoso. Ha dimenticato
(forse, non tutti per fortuna) i guai e le perdite globali causa
Covid – biglietti, sponsor e commerciale, diritti tivù. E sembra
aver ritrovato il suo antico passo da cicala.
I procuratori
dei calciatori hanno costi altissimi. Assieme hanno incassato 138
milioni. C’è un progetto UEFA per arginare le esose parcelle e lo
spropositato potere. Due cifre? La Roma ha pagato in “consulenze “
la bellezza di 43.470.016. La Juventus 65.121.086. La Lazio si è
fermata a 10.029.096. L’Atalanta si è mossa da big quale è,
ovvero 13.311.869. Il Bologna 11.233.807.
Il Milan
qualcosa come 33.922.167; il Napoli 17.282.113. E il retrocesso
Crotone? Appena ( si fa per dire ) 962.427. La spesa complessiva
della serie A è stata di 325.867.082. Una montagna di soldi. Ma dove
andremo a finire?
Calcio e
spese folli, Gravina non scherza
Finalmente
la FIGC si è mossa. Ha creato una norma
anti
spese folli nel calcio. Era ora. Gravina non scherza.
Nella
prossima stagione tutti i club di serie A e di serie B non potranno
spendere per il monte ingaggi più della cifra di questa annata. Pena
il blocco del mercato. A meno che non presentino come garanzia una
fideiussione a copertura dell’eccedenza. Il 31 luglio le prime
verifiche. I primi controlli.
È
vietato il superamento del 100% del budget, percentuale che scenderà
al 90% l’anno prossimo e all’80% tra due stagioni. Sono previste
grosse multe. Ha detto il presidente Gravina: ”È indispensabile
tenere sotto controllo la gestione dei costi. Perché se i costi
superano i ricavi tu comunque fallisci. Non possiamo più permettere
di avere la politica dei costi fuori controllo”.
Lenin
e Mussolini, i busti vanni a ruba, in Emilia ricordano Zio Peppone
Stali, a Predappio la cripta riapre
di
Enrico Pirondini
Pubblicato
il 30 Maggio 2021 8:15
Lenin
e Mussolini,
i loro busti vanno a ruba. Piovono da tutta Italia richieste e
prenotazioni. Rossi e neri, tornano i fantasmi del passato. Ma nel
Belpaese il passato ( remoto ) non passa mai?
I
busti di Lenin vanno a ruba, fioccano le prenotazioni per quelli del
Duce. A Cavriago ( Reggio Emilia) e a Predappio
il
business è questo. “Basta con la retorica della guerra,
riprendiamoci le nostre vite “ ammonisce il filosofo Cacciari. Una
parola. Nel comune reggiano hanno lanciato l’iniziativa “ Adotta
un busto “ ufficialmente per finanziare il monumento dello “zio
Giuseppe “ ( uno degli ultimi al mondo ) che campeggia nella piazza
centrale.
I
comunisti nostalgici e i cultori del folklore sovietico lo adorano.
Tanti i curiosi. I promotori gongolano. I turisti non mancano.
L’iniziativa ha eco nazionale.
Fa anche il
giro del web. Tombola. La risposta di Predappio non si è fatta
attendere. Assomiglia più ad un derby tra l’Emilia e la Romagna :
Lenin contro Mussolini. Manco fossero Peppone e don Camillo (entrambi
però della Bassa Reggiana).
Siccome sui
busti in resina piena – “effetto bronzo “ – ( mica il gesso
scelto per Lenin ) ci pensa Amazon, i fans della Buonanima hanno
riaperto la cripta nel cimitero di San Cassiano di Predappio. Che,
oltre a Benito, contiene le sepolture di altri dodici membri della
famiglia ( ci sono anche i genitori, la moglie Rachele e i figli.
Bruno, Vittorio, Romano e Anna Maria). Apriti Cielo! Gli eredi si
sono subito divisi. La nipote Alessandra per ora tace. E anche questa
è una notizia .
L’ombra
di Lenin sulla Cina post comunista
Ragioniamo.
Sono passati cent’anni dalla nascita del Partito comunista
italiano. Quasi altrettanti dalla marcia su Roma. Il fascismo è
finito nel 1945. Il comunismo nel 1989 con la caduta del Muro di
Berlino e nel 1991 con l’implosione della Unione Sovietica. La Cina
, è vero, non molla, ma di comunismo ha ben poco. Certo, comanda il
partito; ma c’è anche la proprietà privata. Sembra quasi una
dittatura di destra, pensa un po’.
Andate a
Shanghai, la città più grande del Paese. È facile paragonarla a
New York. Sulla moda non è sicuramente inferiore . C’è più
Armani qui che sulla celebre Quinta. Morale: le due grandi ideologie
del Novecento sono finite da un pezzo. Fallite. Resistono solo sulla
carta, nei mercatini delle cianfrusaglie , nei folkloristici
pellegrinaggi dei soliti, inguardabili, nostalgici.
E allora ci
si chiede: ma perché l’Italia non riesce ad archiviare quella
stagione? Perché si continua a tirar fuori lo “zio Giuseppe” (
come dicono a Cavriago ) e gli “ italici piangenti” insistono col
Mascellone? Sembriamo condannati ad una eterna divisione.
I padri
non hanno ancora del tutto riposto le armi ( almeno dalle mie parti,
bassaiole e padane ) e i figli hanno buona memoria. Non dimenticano.
Non ci resta che aspettare i nipoti.